La russificazione della cultura in Crimea
Terra tradizionalmente multiculturale, la penisola strappata da Mosca a Kiev nel 2014 oggi vede colpito in maniera sistematica tutto ciò che non è russo. Nonostante anche le autorità legate a Mosca riconoscano sulla carta tre “lingue di Stato” - il russo, l’ucraino e il tataro crimeano - l'istruzione nelle lingue native è sparita quasi del tutto dalle scuole.
Mosca (AsiaNews) - La strategia della Russia nei territori occupati e annessi dell’Ucraina è quella di eliminare il più possibile la lingua e la cultura ucraina, in un processo di russificazione e assimilazione dei cittadini locali. Questo scopo è particolarmente evidente in Crimea, unita alla Russia già dal 2014, una terra storicamente molto legata alla Russia, ma allo stesso tempo tradizionalmente multiculturale, e che mantiene forti legami anche con la stessa Ucraina.
Ne hanno discusso su Radio Krym.Realii il rappresentante della Kraevaja Rada degli ucraini di Crimea in esilio, Andrej Šekun, e l’esperto del Centro di formazione civile Almenda, Oleg Okhredko, che hanno partecipato alla redazione di un dossier sulla discriminazione degli ucraini in Crimea. A loro parere “l’occupazione della penisola ha condotto a una violazione sistematica del diritto internazionale e dei diritti umani”. Viene quasi completamente proibita dai russi la possibilità di ricevere l’istruzione nella propria lingua nativa per i gruppi di varia nazionalità, cosa che invece era permessa sotto il governo di Kiev, e questo nonostante le autorità russe riconoscano ufficialmente tre “lingue di Stato”, il russo, l’ucraino e il tataro crimeano.
Šekun ricorda che prima dell’annessione la diffusione della lingua ucraina nelle scuole era proposta senza imposizioni, e con inserimento graduale, con una programmazione definita dalla costituzione ucraina del 2005 che stabiliva l’introduzione della “valutazione esterna e indipendente” nelle questioni linguistiche. In tutte le 600 scuole della Crimea si garantiva la presenza di insegnanti di lingua e letteratura ucraina, che nei tempi sovietici non erano previsti, nonostante la penisola facesse parte delle repubblica socialista di Kiev. Nel 2014, prima della “rivoluzione del Maidan”, solo 7 di queste scuole avevano la lingua ucraina come esclusiva per l’insegnamento di tutte le materie, mentre nelle altre c’erano classi separate per i vari gruppi linguistici.
Dall’annessione russa è invece iniziata una campagna a tutti i livelli per “annientare tutto ciò che è ucraino”, afferma Šekun, non solo l’istruzione, ma anche la cultura, la religione e i media. Le 7 scuole solo ucraine non ci sono più, e nelle altre l’insegnamento in lingua ucraina è rimasto solo come facoltativo, di fatto è stato eliminato, anche per assenza di docenti e di libri di testo per la lingua e la letteratura ucraina. Una situazione simile si rileva anche nelle regioni di Kherson, Zaporižja, Donetsk e Lugansk. Inoltre, siccome prima del 2014 il governo ucraino non aveva una politica umanitaria sufficientemente sviluppata in Crimea, i russi hanno imposto una narrativa secondo cui “la guerra è necessaria dove fallisce il sostegno dello Stato”.
Anche Okhredko conferma che dal 2014 “è stata ridotta al nulla la preparazione degli insegnanti” e tutte le scuole sono state organizzate secondo gli standard russi, escludendo di fatto le materie relative alle varie nazionalità, cominciando da quella ucraina. La situazione è ulteriormente peggiorata dopo l’inizio della guerra aperta nel 2022, per cui “l’identità ucraina è diventata oggetto di persecuzione con metodi criminali”. Tutte le assicurazioni e dichiarazioni di “rispetto delle minoranze” sono soltanto “polvere gettata negli occhi”, e invece del “genocidio dei russi” che avrebbe provocato la guerra, è in corso di fatto il “genocidio del popolo ucraino”.
Non solo nelle scuole, ma in tutta la società crimeana vengono eliminati i libri in ucraino, addirittura facendoli raccogliere dai bambini nelle case, per poi distruggerli con azioni dimostrative del cosiddetto “Movimento dei Primi”, l’associazione giovanile a cui si applica la definizione di Putin-Jugend. Gli esperti chiedono che si diffonda l’idea di un processo di “de-occupazione” e reintegrazione della Crimea, al di là degli esiti degli eventi bellici, con azioni umanitarie che comincino già oggi per i profughi crimeani in Ucraina e in altri Paesi, altrimenti “le conseguenze di questa situazione si faranno sentire molto a lungo”, anche se si riuscisse a riconquistare il territorio della Crimea, impresa difficile da realizzare, ma da cominciare a vivere già oggi.
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