18/09/2025, 11.31
SRI LANKA
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Le detenzioni in Sri Lanka superano di tre volte la capacità delle carceri

di Arundathie Abeysinghe

La popolazione nelle prigioni dello Sri Lanka ha superato le 35mila persone, con strutture progettate per 12mila. Oltre il 50% i reati legati alla droga. Jagath Weerasinghe, commissario delle carceri, chiede urgenti riforme. Avvocati ad AsiaNews: "Uso eccessivo della custodia cautelare e un quadro giuridico lento nell'adottare pene non detentive". 

Colombo (AsiaNews) - Attualmente, la popolazione carceraria dello Sri Lanka ha superato le 35mila persone detenute, circa il triplo della capacità del sistema. Il 50% circa di esse sta scontando pene per reati legati alla droga. Il commissario delle carceri e portavoce dei media Jagath Weerasinghe ha recentemente confermato alla stampa che, sebbene le carceri fossero state progettate per ospitare 12mila persone, vi sono di fatto rinchiuse oltre il doppio, e che lo Stato spende circa 1.000 rupie al giorno ciascuna. 

Weerasinghe ha chiesto urgenti riforme carcerarie, suggerendo che le persone accusate di uso di droga siano sottoposte a riabilitazione, invece che incarcerate. Ha inoltre aggiunto che un ulteriore ampliamento potrebbe portare a risultati più efficaci nella lotta alla tossicodipendenza e nell'alleviare il sovraffollamento carcerario. Sebbene l'intero sistema carcerario superi di tre volte la sua capacità, alcune prigioni, le più affollate del Paese, ospitano  anche fino a cinque volte la loro capacità prevista.

Il problema del sovraffollamento carcerario in Sri Lanka è un fatto ben noto: è oggetto di discussione in Parlamento, nei media, ed è conosciuto dalla società civile da molti anni. Il sistema carcerario, originariamente progettato per ospitare un numero molto inferiore di detenuti, “è attualmente al collasso, creando gravi problemi logistici, amministrativi e di diritti umani”, ha detto il commissario.

Secondo alti funzionari penitenziari, “le carceri ospitano due grandi categorie di detenuti: quelli in custodia cautelare e quelli che scontano una pena dopo essere stati condannati. Questa distinzione non è solo burocratica, ma anche giuridica, morale ed etica”. Tuttavia, date le condizioni disumane che si vivono all'interno delle mura carcerarie, la differenza tra un detenuto in custodia cautelare e un criminale condannato è diventata una questione importante. “Nella maggior parte dei casi, i detenuti in custodia cautelare sono legalmente presunti innocenti in quanto devono essere processati o condannati e sono tenuti in custodia sotto la supervisione della magistratura, principalmente per due motivi: impedire interferenze con le indagini in corso o con i testimoni, e garantire che coloro che hanno precedenti di fuga si presentino in tribunale”. Alcuni sono detenuti semplicemente perché non possono permettersi la cauzione o soddisfare le severe condizioni imposte dal tribunale. “Non criminali, ma in attesa di giustizia”.

Allo stesso tempo, alla maggior parte dei detenuti in custodia cautelare viene negato l'accesso a cure adeguate nonostante le loro gravi condizioni di salute. Il caso del parlamentare Chamara Sampath Dassanayake, che ha fatto notizia dopo che gli è stato negato un materasso nonostante soffrisse di un problema alla schiena, sottolinea che è un problema profondamente radicato e diffuso. Il suo stato ha attirato l’attenzione a causa del profilo politico, ma ci sono migliaia di persone che soffrono in silenzio.

Gli avvocati Nilanthi Manchanayaka e Ashen Mendis hanno informato AsiaNews che “la maggior parte dei detenuti in custodia cautelare, specialmente quelli non riconosciuti colpevoli di un reato, sono costretti a dormire sul freddo pavimento e a sopportare condizioni igieniche deplorevoli, poiché l'essenza stessa dell'ordine di custodia cautelare è temporanea, non punitiva”. 

Quindi, il modo in cui viene applicato il sistema di custodia cautelare in Sri Lanka, lo rende di fatto una punizione. “Anche coloro che sono stati condannati dopo un processo equo a scontare una pena detentiva non devono essere trattati in modo disumano - affermano gli avvocati -. L’essenza della pena inflitta da un tribunale è la privazione della libertà, non la negazione dei bisogni umani fondamentali. Il sovraffollamento, la mancanza di assistenza medica, le condizioni igieniche precarie e il cibo inadeguato continuano ad affliggere il sistema carcerario, rendendo la detenzione una forma di crudeltà istituzionalizzata”.

Quando le carceri funzionano a una capacità doppia o tripla rispetto a quella prevista, la pressione sulle risorse, sul personale e sulle infrastrutture diventa ingestibile. “L'igiene ne risente e la violenza aumenta. Il carico mentale e fisico sia sui detenuti che sul personale penitenziario diventa insostenibile”, aggiungono. Le cause alla base del sovraffollamento sono molteplici. “Un sistema giudiziario che fa un uso eccessivo della custodia cautelare e un quadro giuridico lento nell'adottare pene non detentive, compresa una volontà politica che ha ignorato l'urgenza della riforma carceraria”, concludono.

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