Le strane morti degli oppositori nel Pamir
In Tagikistan le associazioni per la difesa dei diritti umani accusano il governo di Dušanbe di gravi abusi nella repressione delle proteste nella regione autonoma del Gorno-Badakšan. Puntano il dito contro i decessi in carcere di quattro attivisti negli ultimi mesi. I prigionieri della regione ribelle verrebbero sottoposti a torture sistematiche, per ottenere confessioni forzate o accuse nei confronti di altri attivisti fuggiti all’estero.
Dušanbe (AsiaNews) - Diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani invitano a emettere sanzioni nei confronti di alti funzionari del Tagikistan, per le repressioni contro le proteste nella regione autonoma del Gorno-Badakšan, sulle alture del Pamir, indicando la serie di morti misteriose degli attivisti dietro le sbarre. Uno di essi, il 35enne Aslan Gulobov, era morto a giugno ufficialmente per un’emorragia allo stomaco. Era stato arrestato per aver partecipato alle proteste di migliaia di persone, che per molti mesi erano scesi in piazza a Khorug e in altri paesi della regione per ribellarsi alla persecuzione della minoranza etnica dei pamirtsy, ricevendo violenze fino al sangue da parte delle forze dell’ordine.
Sono seguite spirali sempre più forti di repressione, con centinaia di arresti e decine di condanne. Gulobov era stato condannato all’ergastolo nell’agosto del 2022, con l’accusa di aver preso parte all’assassinio di un generale del comitato di sicurezza nazionale, un fatto avvenuto dieci anni prima su cui era stata svolta un’inchiesta segretata, i cui dettagli sono rimasti sempre sconosciuti. La morte dell’attivista non è la prima né l’ultima, tra i tanti oppositori finiti nel lager: a gennaio era morto in una prigione di Dušanbe il 50enne Kulmamad Pallaev, che poco prima della fine si era lamentato di forti dolori allo stomaco e all’intestino.
Poco dopo la scomparsa di Gulobov, un’identica sorte è capitata al 39enne Eronšo Makhmadrakhimov e al 61enne Muzaffar Davlatmirov, arrestati dopo un recente raid della polizia a Rušan e Khorug con accuse di terrorismo e altri reati, mentre i loro parenti negavano ogni partecipazione dei due condannati. Nell’appello delle organizzazioni per i diritti umani si parla di “morti inspiegabili di almeno quattro attivisti del Pamir detenuti nella prigioni tagiche”, ponendo l’accento sulle “pessime condizioni della loro carcerazione e problemi di accesso all’assistenza medica”, problemi non certo nuovi in Tagikistan. Hanno firmato la dichiarazione, tra gli altri, il centro Memorial di Bruxelles, Civicus, International Communities Organisation, International Federation of Human Rights, Ligue burundaise des droits de l’homme Iteka, Vuka!, Coalition for Civic Engagement e l’Organizzazione mondiale contro la tortura.
Le autorità di Dušanbe finora non hanno rilasciato commenti sulla serie di morti nei luoghi di detenzione, anche se il ministro della giustizia Muzofar Ašuriyon ha dichiarato in una conferenza stampa che “ai prigionieri viene assicurata l’assistenza medica, e per questo sono state allestite condizioni opportune”. L’analista Khursand Khurramov, che si è interessato alla situazione nel Gorno-Badakšan, ha osservato che non sono state diffuse statistiche sulle condizioni di detenzione, che “non sono certo informazioni favorevoli al governo”, confermando la morte dei quattro prigionieri ricordati nell’appello. Insieme ad altri commentatori, egli osserva che la concessione della grazia a 897 detenuti da parte del presidente Emomali Rakhmon non ha riguardato gli attivisti del Pamir, neppure di quelli per cui era stata chiesta la liberazione da parte dell’Onu.
I prigionieri della regione ribelle vengono sottoposti a torture sistematiche, per ottenere confessioni forzate o accuse nei confronti di altri attivisti fuggiti all’estero. Spesso queste misure repressive sono “espressioni di volontà di vendetta per attività del passato”, ben prima delle proteste di questi anni, e anche di “ampie forme di discriminazione per motivi religiosi, linguistici e culturali”, come sottolineano gli estensori dell’appello, affermando che “in questo modo si continua ad opprimere l’intera società civile in Tagikistan”, partendo dalle minoranze. Gli attivisti del Gorno-Badakšan sostengono questi appelli, anche se ritengono che siano “piuttosto tardivi” e che “la situazione è molto peggiore di come viene descritta anche dalle organizzazioni internazionali, e ogni giorno si verificano nuovi episodi repressivi”, come ha dichiarato a Radio Ozodi Alim Šerzamonov, rappresentante delle opposizioni del Pamir e dell’intero Tagikistan all’estero.
29/06/2021 08:53
26/04/2022 08:53
26/01/2021 11:09
15/03/2024 08:33