10/06/2025, 13.44
VATICANO
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Leone XIV ai nunzi apostolici: 'Sentitevi missionari. Costruite ponti dove si fatica'

Stamane nella Sala Clementina Prevost ha incontrato 98 rappresentanti del corpo diplomatico della Santa Sede. Essi sono modello "non certo perfetto" del messaggio della Chiesa in favore "della fraternità umana e della pace tra tutti i popoli", "al servizio della dignità della persona umana".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Un ministero “insostituibile”, “immagine della Chiesa cattolica” nel mondo, “in comunione con i vescovi locali”. Non di rado svolto tra popoli “vittime di guerre, di violenze, di ingiustizie”. È quello dei 98 nunzi apostolici - rappresentanti del papa presso gli Stati e le organizzazioni internazionali in tutto il mondo - che Leone XIV ha incontrato questa mattina in udienza presso la Sala Clementina in Vaticano. Prevost ha lodato il corpo diplomatico della Santa Sede, descrivendolo come il più “universale” e “unito” del mondo, perché si basa su una comunione non “funzionale”, in quanto “siamo uniti in Cristo e siamo uniti nella Chiesa”, ha detto oggi.

Nel contesto del Giubileo della Santa Sede, il pontefice ha ringraziato i presenti, esprimendo “riconoscenza per quanti mi aiutano a svolgere giorno per giorno il mio servizio”, in queste prime settimane di ministero petrino. I nunzi apostolici, con il loro operato, sono modello “non certo perfetto”, del messaggio che propone la Santa Sede. “Quello cioè della fraternità umana e della pace tra tutti i popoli”, ha aggiunto nel suo discorso. Prevost ha espresso anche la convinzione che il lavoro nel mondo del rappresentanti pontifici “precede” il servizio del papa. "La rete delle Rappresentanze Pontificie è sempre attiva e operativa”, ha detto. E, citando Paolo VI: “Mediante i suoi rappresentanti […] il Papa si rende partecipe della vita stessa dei suoi figli e […] viene a conoscere […] le loro necessità e insieme le aspirazioni”. 

Poi, papa Leone XIV ha presentato ai partecipanti all’udienza un’immagine biblica: la guarigione dello storpio da parte di Pietro, narrato all’inizio degli Atti degli Apostoli (3, 1-10). Egli, “all’alba dell’esperienza cristiana”, vicino alla porta del tempio, gli chiede di guardare verso lui e Giovanni. E dice: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!”. “Guardarsi negli occhi significa costruire una relazione”, ha affermato il pontefice. “Il ministero di Pietro è creare relazioni, ponti; e un rappresentante del papa è anzitutto a servizio di questo invito”. “Siate uomini capaci di costruire relazioni lì dove si fa più fatica. Ma nel fare questo conservate la stessa umiltà e lo stesso realismo di Pietro, che sa benissimo di non avere la soluzione a tutto”, ha detto ai presenti.

Portare Cristo ai popoli significa anzitutto “dare amore”. Il pontefice, rivolgendosi ancora ai nunzi, ha aggiunto: “Conto su di voi affinché nei Paesi dove vivete tutti sappiano che la Chiesa è sempre pronta a tutto per amore, che è sempre dalla parte degli ultimi, dei poveri, e che sempre difenderà il sacrosanto diritto a credere in Dio, a credere che questa vita non è in balia dei poteri di questo mondo, ma è attraversata da un senso misterioso”. Solo l’amore è, quindi, “degno di fede”. Soprattutto in quei contesti in cui è presente il “dolore degli innocenti”, “crocifissi di oggi”, come pure il “falso benessere che illude e delude”. Prevost ha dato in dono ai presenti un anello con l’incisione “Sub umbra Petri”. “Sentitevi sempre legati a Pietro, custoditi da Pietro, inviati da Pietro”, ha aggiunto

Infine, papa Leone XIV ha invitato i nunzi ad avere sempre “uno sguardo benedicente”, in grado di “vedere sempre il bene, anche quello nascosto, quello che è in minoranza”. “Sentitevi missionari - ha continuato -. Inviati dal Papa per essere strumenti di comunione, di unità, al servizio della dignità della persona umana, promuovendo ovunque relazioni sincere e costruttive con le autorità con le quali sarete chiamati a cooperare”. Una presenza della Chiesa cattolica nel mondo che è “illuminata” da illustri esempi di santità, anch’essi membri del corpo diplomatico della Santa Sede, predecessori del 267esimo pontefice: San Giovanni XXIII e San Paolo VI. “La vostra presenza qui oggi rafforza la consapevolezza che il ruolo di Pietro è confermare nella fede”.

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