05/05/2016, 11.36
FILIPPINE
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Lipa, 10mila persone in marcia contro le centrali a carbone

Guidati dall’arcivescovo, i manifestanti chiedono al presidente che verrà eletto il prossimo 9 maggio di smantellare tutti gli impianti elettrici inquinanti nel Paese. Mons. Arguelles: “Siamo nel mezzo di un’emergenza planetaria. Basta usare combustibili fossili”. Rimane grande il bisogno di energia nel Paese, in alcune zone non c’è luce per 4-5 ore al giorno. Superiore regionale Pime: “Speriamo che ci sia energia almeno il giorno delle elezioni”.

 

Lipa (AsiaNews) – Almeno 10mila persone hanno raccolto l’appello dell’arcivescovo di Lipa mons. Ramon Arguelles e hanno marciato in segno di protesta contro la costruzione di nuove centrali a carbone nelle Filippine, che mettono a rischio la salute dei cittadini. I manifestanti sono giunti da varie parti del Paese e al corteo si sono unite diverse organizzazioni della società civile. A cinque giorni dalle elezioni che daranno al Paese un nuovo presidente, l’arcivescovo ha chiesto che la nuova amministrazione sospenda tutti i progetti di costruzione di nuovi impianti a carbon fossile e che essi vengano sostituiti con centrali ad energia rinnovabile.

“Stiamo affrontando un’emergenza planetaria – ha detto mons. Arguelles – e ora più che mai abbiamo bisogno di leader che siano a favore della gente e dell’ambiente, non del carbone e del cambiamento climatico”.

In particolare, la popolazione protesta contro l’apertura di una centrale da 600 megawatt nel villaggio di Pinamucan Ibaba, vicino a Batangas. Secondo il presule, “è immorale mettere sulle spalle delle future generazioni il peso dell’inquinamento e del costo di scelte sbagliate nel campo energetico. È tempo di farla finita con il carbone”. Ian Rivera, coordinatore nazionale del Movimento per la giustizia climatica, spiega che la marcia “è un appello al futuro presidente e ai membri del governo affinché scartino la centrale di Pinamucan e le altre 26 proposte che sono in dirittura di arrivo. Inoltre chiediamo di eliminare i 19 impianti già esistenti in tutto il Paese”.

La mancanza di energia elettrica “è un’emergenza nelle Fillipine – afferma p. Giovanni Re, superiore regionale del Pime – soprattutto in un momento di siccità come quello che stiamo vivendo. Per questo il governo costruisce nuove centrali a carbone. Nell’isola di Mindanao, per esempio, manca la corrente per 4-5 ore ogni giorno. Da qui si capisce l’interesse di governo e privati a produrre più elettricità”. Inoltre, “la preoccupazione più grande è quella che ci sia energia almeno il giorno delle elezioni, quando verranno contati i voti. Le autorità hanno affermato che installeranno generatori in grado di assicurare watt sufficienti”.

Secondo p. Re, Manila si sta muovendo per creare fonti di energia alternative: “In alcune zone, per esempio al nord, il governo ha costruito grandi centrali eoliche, che producono elettricità con il vento. Nella regione di Batangas, invece, sta cercando di farne altre a pannelli solari, di cui un paio già in funzione. Il bisogno di elettricità però è tantissimo e per ora questa energia rinnovabile non basta”.

Quella tra i costruttori di impianti a carbone e la popolazione locale, conclude il sacerdote, “è una battaglia che dura da molti anni. I primi affermano che stanno usando le ultime tecnologie e che l’inquinamento è molto limitato. Dall’altra parte c’è una campagna di informazione che mette in guardia contro l’esposizione all’inquinamento da carbone. Le persone che abitano nei pressi delle centrali, quindi, si oppongono alla loro costruzione. Non è così semplice trovare una soluzione data la domanda di energia che c’è”.

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