12/10/2023, 08.52
RUSSIA
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Lo sciamanesimo russo: 'Stessi diritti delle confessioni religiose tradizionali'

di Vladimir Rozanskij

Appello alle autorità federali: "Anche noi proteggiamo le frontiere della Russia". Fino all’ateismo di Stato dell’Unione Sovietica, gli zar russi non vollero intromettersi nella vita religiosa dei popoli nativi delle regioni asiatiche. Il clero ortodosso in Siberia ha sempre convissuto con questa presenza radicata. E dopo la lunga parentesi ateista questo sincretismo è tornato a galla come una forma confusa di "rinascita religiosa".

Mosca (AsiaNews) - Lo sciamano supremo di Russia, capo dell’associazione religiosa di Kyzyl, capitale della repubblica di Tuva, degli sciamani Adyg-Eeren (“Spirito dell’Orso”), Kara-Ool Dopčun-Ool, ha rivolto un appello alle autorità federali affinchè assegnino allo sciamanesimo gli stessi diritti delle “confessioni religiose tradizionali”. Allo stesso tempo, la sua rappresentante Alena Muraveva ha testimoniato sulla “partecipazione mistica” degli sciamani nella guerra in Ucraina, con rituali esercitati sui territori di confine: “noi non lanciamo anatemi contro gli ucraini e non facciamo male a nessuno, ma proteggiamo le frontiere della Russia”.

La scoperta di questa forma di paganesimo asiatico risale alla conquista della Siberia da parte dei russi nel 1581, verso la fine del regno di Ivan il Terribile, grazie alle spedizioni di conquista dell’atamano Ermak e degli altri cosacchi inviati da Mosca. La sottomissione dei territori dagli Urali all’Oceano Pacifico è durata altri tre secoli, con molte resistenze da parte dei popoli locali. Eppure, fino all’ateismo di Stato dell’Unione Sovietica, gli zar russi non vollero intromettersi nella vita religiosa dei popoli nativi delle regioni asiatiche, anzi subirono in parte il fascino dello sciamanesimo come “via per raggiungere i cieli”.

Il fatto è che la Siberia è stata sfruttata principalmente come terra di confino e detenzione, con difficoltà di adattarsi a un ambiente molto estraneo e perfino ostile. Per resistere alle condizioni estreme, i nativi delle regioni europee della Russia hanno col tempo messo insieme le proprie abitudini originarie con gli usi locali, affidandosi alle religioni dei popoli nativi dell’Asia per ottenere un qualche aiuto e conforto. La fede cristiana ortodossa veniva seriamente messa alla prova nel buio e nel freddo della taiga, dove veniva spontaneo cercare la protezione degli spiriti.

I riti di guarigione e rigenerazione non erano identificati in modo specifico, e la figura esotica degli sciamani è stata riconosciuta col tempo, a partire dalle note dei viaggiatori del XVIII secolo. Le forze oscure sono temute sia dagli ortodossi che dalle superstizioni pagane, che spesso si intrecciano e si fondono, attingendo alla storica mescolanza di paganesimo e cristianesimo della stessa conversione della Rus’ di Kiev, alle origini della storia russa.

Per molto tempo l’unica limitazione allo sciamanesimo è stata la proibizione della propaganda nei luoghi abitati dagli ortodossi, ma di fatto gli sciamani hanno sempre condotto indisturbati le proprie cerimonie in tutte le città e paesi. La convivenza di persone di provenienza molto diversa, di varie lingue e culture non poteva non realizzare una forma molto grossolana di tolleranza e commistione, fino a parlare di “sciamanesimo ortodosso”, la versione più estrema della dvoeverie, la “doppia fede” dei russi.

Il clero ortodosso in queste regioni è sempre stato di livello molto più basso che nella parte europea della Russia, e non ha mai avuto problemi nel coniugare le due fedi. Dopo la lunga parentesi ateista, questa forma di sincretismo è tornata a galla come una forma confusa di “rinascita religiosa”, che oggi viene anche definita come “neosciamanesimo”. La richiesta di ergersi alla pari della religione ortodossa e delle altre “religioni tradizionali” (ebraismo, islam, buddismo e cristianesimo cattolico/protestante) è il segnale definitivo della definizione “plurale” dell’identità eurasiatica della Russia, Paese in cui la fede viene sostenuta soprattutto dagli interessi dello Stato e dall’ostilità verso i nemici “esterni”, per poi fondere in un’unica identità tutte le differenze interne.

 

Foto: Flickr / Ninara

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