01/06/2023, 08.50
RUSSIA-ORTODOSSI
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Nižnij Novgorod, il pellegrinaggio della frontiera

di Vladimir Rozanskij

Nella regione di confine tra la Russia e il Kazakistan occidentale celebrazioni all'insegna di san Giorgio il Vincitore e dei simbolismi bellici dopo la forzata interruzione a causa della pandemia. Il pellegrinaggio ricorda la rinascita della Russia dopo il giogo tataro-mongolo e l’integrazione tra russi europei e asiatici.

Mosca (AsiaNews) - Si è svolto nei giorni scorsi il tradizionale pellegrinaggio ortodosso sul territorio della regione di Nižnij Novgorod ai confini con il Kazakistan occidentale, attraversando le quattro provincie di Kupinsk, Čistoe Ozero, Bagansk e Karasuk, sede quest’ultima del vescovo Filipp (Novikov) che porta anche il titolo di Ordynsk, “vescovo dell’Orda”.  Si tratta infatti di una zona legata alle reminiscenze delle Orde tatare, che si erano sistemate tra il Volga e gli Urali per controllare il territorio della Russia occupata.

Il pellegrinaggio ricorda quindi la rinascita della Russia dopo il giogo tataro-mongolo, e anche l’integrazione tra russi europei e asiatici, tema oggi particolarmente attuale nel contesto delle passioni militari e imperialiste della Russia, che hanno riferimenti diretti proprio ai territori kazachi di frontiera. L’eparchia di Karasuk, che in tataro significa “piccolo fiume”, si estende attorno alle rive dell’omonimo corso d’acqua, e storicamente avrebbe giurisdizione anche su parte del territorio kazaco, non lontano dalla grande repubblica del Tatarstan russo. La sede episcopale fu creata ancora sotto il dominio dell’Orda, per sancire l’alleanza tra gli invasori asiatici e la Chiesa ortodossa, il fattore che permise la sopravvivenza della Rus’.

Quest’anno i simbolismi bellici hanno la prevalenza anche nella devozione ortodossa, e il pellegrinaggio, ripreso dopo tre anni di interruzione per la pandemia, è stato dedicato alla memoria di San Giorgio il Vincitore, insieme alla festa del “Giorno delle Guardie di Frontiera”. Il vescovo Filipp ha fatto guidare il gruppo dei fedeli dallo ieromonaco Melkhizedek (Svistelin), il principale cappellano militare della diocesi, e alle preghiere assistevano schierati i soldati di frontiera, a cui è stata impartita una speciale benedizione.

Karasuk è al limite estremo della regione di Nižnij Novgorod, da cui dista quasi 700 chilometri, in zone di mescolanza non solo etnica, ma anche religiosa: qui si rifugiavano i vecchi-credenti perseguitati dagli zar e dai patriarchi, e sopravvivono ancora diversi culti pagani di origine asiatica. Il santo martire uccisore del drago ha quindi ispirato la “nuova rinascita dell’autentica fede ortodossa”, come ha affermato padre Melkhizedek, augurando ai soldati “grande forza nella gloriosa difesa della Patria”, a cui si deve unire l’intera popolazione.

A tutti i militari è stata quindi donata un’icona di San Giorgio insieme a un’immagine della Madonna di Kazan, ispiratrice della vittoria di Ivan il terribile sui tatari, e l’ultimo numero della rivista diocesana “La nostra eparchia”, dedicato ai motivi del pellegrinaggio. Alla tappa di Čistoe Ozero, il “Fiume Puro”, si è svolta un’altra solenne cerimonia in onore di un santo di origine locale, il monaco Ilja di Murom, morto nel 1188 alla Lavra delle Grotte di Kiev. Al suo nome si associano le byline, storie leggendarie del bogatyr, l’antico combattente della Rus’ contro tutti i popoli invasori, a cui fu assegnato proprio il nome di Ilja Muromets.

Nel villaggio di Blagoveščensk (“dell’Annunciazione”) la preghiera si è rivolta direttamente alla Madonna “vincitrice” di Kazan, e padre Melkhizedek ha tenuto un’ampia conversazione con i pellegrini nel salone comunale, rispondendo alle domande e spiegando le “cose importanti” che avvengono in questi tempi di rinascita della Grande Russia, affiancato in questo dal capo delle guardie di frontiera, il generale Sergej Groskraits.

La liturgia conclusiva del pellegrinaggio a Karasuk è stata presieduta dal vescovo Filipp, che ha ringraziato i frontalieri, ricordando che “il vostro servizio richiede grande preparazione professionale, saldezza spirituale, fedeltà al dovere e al giuramento prestato. Voi non soltanto esprimete l’amore per il vostro popolo, ma testimoniate uno dei più grandi comandamenti del Vangelo, Beato chi dona la vita per i suoi amici”. Tutto il clero concelebrante rivestiva i paramenti di colore verde, come spiega il libretto della celebrazione, “in onore dei colori tradizionali delle guardie di frontiera, che sono anche i colori della bandiera comunale di Karasuk”.

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