01/09/2010, 00.00
ISRAELE – PALESTINA
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L’attacco ai coloni non ferma i colloqui diretti fra israeliani e palestinesi

Domani a Washington riprendono gli incontri fra i due fronti, con la mediazione degli Stati Uniti. Quattro coloni ebraici uccisi in Cisgiordania, fra loro una donna incinta. Il premier Netanyahu promette di punire i responsabili. Il 31% dei palestinesi è favorevoli agli incontri “diretti”, ma secondo il 65% Obama non sarà in grado di portare alla nascita dello Stato palestinese.

Gerusalemme (AsiaNews) – L’uccisione di quattro cittadini israeliani – fra cui una donna incinta – avvenuta ieri sera nell’insediamento di Kiryat Arba, in Cisgiordania, non fermerà la ripresa dei colloqui di pace diretti fra Israele e Palestina, in programma domani a Washington. L’attentato è stato rivendicato dalle brigate Ezzedine al-Qassam, braccio armato di Hamas, che parlano di “operazione eroica”. Il premier Benjamin Netanyahu ha ordinato una caccia all’uomo per arrestare gli assassini e assicura che i colloqui non verranno cancellati. Una posizione condivisa dal presidente palestinese Abu Mazen e dalla Casa Bianca, che condanna “nella maniera più assoluta” l’attacco ai coloni. Intanto il Palestinian Center for Public Opinion ha pubblicato un sondaggio secondo cui il 31% circa dei palestinesi è “favorevole” alla ripresa dei colloqui diretti. Tuttavia, quasi i due terzi dei cittadini “non credono” che Barack Obama sarà in grado di favorire la nascita di uno Stato palestinese.

Ieri sera un mezzo israeliano che viaggiava sulla superstrada 60, una direttrice usata sia dai palestinesi che dai coloni ebraici, è stato attaccato da una vettura da cui sono partiti colpi di arma da fuoco. Le vittime, tutte appartenenti alla stessa famiglia, erano di età compresa fra i 25 e i 40 anni, due erano donne e una di loro era incinta. Per le forze di sicurezza israeliane si è trattato di un’imboscata pianificata ed è scattata la caccia all’uomo. Nella notte i servizi dell’Autorità palestinese (Anp) hanno arrestato decine di membri di Hamas nella zona di Hebron.

L’attacco è avvenuto alla vigilia dei colloqui diretti fra Israele e Palestina, in programma domani a Washington, e intende far deragliare la prospettiva di un accordo di pace fra i due fronti. Una ipotesi che la Casa Bianca vuole scongiurare, invitando le parti a “continuare a lavorare per raggiungere una pace giusta e duratura nella regione”. I colloqui diretti ripartiranno il 2 settembre dopo un lungo periodo di stallo, in cui si sono tenuti solo incontri “indiretti” sotto la mediazione statunitense. Il premier Netanyahu condanna l’attentato di ieri e promette una caccia all’uomo per punire i responsabili, ma assicura che i colloqui non verranno cancellati.

Intanto il Palestinian Center for Public Opinion ha diffuso i risultati di un’inchiesta secondo cui il 31,7%  degli interpellati è favorevole all’avvio di colloqui diretti, il 31,1% vuole la prosecuzione dei colloqui indiretti e un altro 31% circa opta per il congelamento dei negoziati. Se la Casa Bianca esercita una forte azione diplomatica per il raggiungimento di un accordo, i due terzi dei palestinesi (65,8%) non credono che il presidente Usa Barack Obama sarà in grado di favorire la nascita dello Stato palestinese (solo il 32,3% dà fiducia a Obama).

Più della metà degli intervistati, pari al 54,8%, sceglie la soluzione “due popoli, due Stati” con la nascita di uno Stato palestinese che viva a fianco di Israele in pace e armonia. Solo il 26,7% chiede invece una doppia nazionalità per tutta la Palestina, mentre il 4,9% pensa che “non vi sono soluzioni” al conflitto.

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