22/03/2016, 12.49
YEMEN - GOLFO
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Mons. Hinder: I cristiani d’Arabia pregano per la liberazione di p. Tom

Il vicariato raccoglie l’appello della famiglia salesiana, lanciato ieri dal Rettor Maggiore. Previsti momenti di preghiera per il sacerdote rapito e le suore massacrate. Un momento di raccoglimento speciale previsto al termine della messa “In Coena Domini”. "Ancora forte lo shock; un pensiero ai cristiani in Yemen rimasti senza un pastore". 

Sanaa (AsiaNews) - Anche il Vicariato dell’Arabia meridionale si unisce all’appello lanciato ieri dal Rettor Maggiore dei salesiani, che invita i membri della congregazione e l’intera comunità cristiana a pregare per le quattro suore massacrate in Yemen e per la liberazione di p. Tom Uzhunnalil. Il sacerdote di origini indiane è da oltre due settimane nelle mani del commando jihadista, forse vicino allo Stato islamico, che il 4 marzo scorso ha attaccato il compound delle missionarie della Carità ad Aden, nel sud del Paese, uccidendo quattro religiose e altre 12 persone.

Finora non vi sono state notizie ufficiali sulla sorte del 56enne salesiano nato a Ramapuram, vicino a Pala (Kottayam, Kerala), da una famiglia profondamente cattolica. Suo zio Matteo, morto lo scorso anno, anch’egli salesiano, è stato il fondatore della missione in Yemen. P. Tom si trovava nel Paese arabo da quattro anni.

Nella Settimana Santa e, in particolare, giovedì dopo l’eucaristia “In Coena Domini”, la Famiglia salesiana chiede di celebrare un momento di preghiera per questa intenzione speciale. 

Interpellato da AsiaNews mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen), sottolinea che è ancora forte il senso di “shock” causato dal “brutale omicidio” delle suore. Egli chiede “l’intercessione” delle “quattro martiri” per il bene dello Yemen e di tutto il Medio oriente, perché possa “trionfare la pace e cessare le violenze”. 

Il prelato conferma che “non vi sono ancora notizie certe” sulla sorte di p. Tom, sebbene resti viva “la speranza che possa essere liberato”. Nel contesto delle celebrazioni della Settimana Santa, aggiunge il vicario, “chiedo a tutti voi di pregare” per il sacerdote indiano, in particolare “durante le ore di adorazione” che seguiranno i riti dell’ultima cena.

Il vicario ha ribadito la propria solidarietà e vicinanza “a quanti sono colpiti dai fatti di Aden, alle famiglie delle vittime, alle Missionarie della Carità, alla Congregazione dei Salesiani” e “ai pochi cristiani rimasti [in Yemen] senza un pastore in questo momento di prova”. 

Intanto la sparuta comunità cristiana ancora presente in Yemen - p. George, alcune suore e alcuni fedeli, la maggior parte dei quali concentrati a Sanaa - si appresta a vivere le celebrazioni della Pasqua in tono minore, con discrezione e in mezzo a numerose difficoltà. Nella capitale si terranno dei momenti di preghiera, ma saranno celebrazioni molti semplici, senza grandi raduni, per evitare il pericolo di nuovi attacchi. Non sono esclusi anche momenti di preghiera ad Aden e in altre zone, ma saranno occasioni di incontro di carattere “privato” e in luoghi anonimi. 

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