03/04/2023, 10.44
TERRA SANTA
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Gerusalemme, p. Faltas: il perdono e l’amore di Gesù risposta alle violenze

Il vicario generale della Custodia invita a pregare per la Terra Santa, sottolineando che la pace è “la risposta” cristiana a guerre e tensioni. Ieri le celebrazioni della domenica delle Palme, centinaia i fedeli alla processione. Re Abdallah di Giordania assicura il massimo impegno per la “salvaguardia” dei luoghi santi a Gerusalemme. 

Gerusalemme (AsiaNews) - “Non bisogna rispondere alla violenza con la violenza, ma con l’amore, il perdono e la pace”. È quanto scrive, in una breve riflessione inviata ad AsiaNews sulla Settimana santa in cui ricorda i recenti episodi di violenza anti-cristiana in Terra Santa, p. Ibrahim Faltas, vicario generale della Custodia di Terra Santa di Gerusalemme ed ex direttore delle scuole cattoliche. “La nostra risposta a queste azioni violente - sottolinea il religioso - è stato il perdono, la preghiera”. Dai luoghi santi in questa settimana che rappresenta il cuore della vita e della fede cristiana, assicura, “pregheremo per il mondo intero”; al tempo stesso, egli lancia un appello in una fase di profonda tensione: “pregate per la Terra Santa”.

“Noi siamo cristiani, Gesù ci ha insegnato a perdonare, a tendere una mano - ricorda p. Faltas - a chi ci fa soffrire”. Inoltre, “abbiamo una responsabilità molto importante” perché siamo i cristiani di Gerusalemme, e anche se viviamo “un momento difficile” contraddistinto da attacchi e persecuzioni siamo “orgogliosi della Croce”, perché è il “segno dell’amore di Gesù per l’umanità”. Proprio a rafforzare il messaggio del perdono, in occasione della via crucis delle scuole cattoliche del 31 marzo, con la partecipazione del Custode Francesco Patton e del Patriarca dei Latini Mons. Pierbattista Pizzaballa, gli oltre 500 bambini hanno sventolato sciarpe “con la preghiera di Gesù: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.

Con la domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, i cristiani della Terra Santa hanno iniziato le celebrazioni della Settimana santa che portano alla Pasqua in un clima di speranza (di pace) e tensione per i recenti attacchi: dalle scuole cristiane a Nazareth all’assalto alla Tomba di Maria, il raid alla chiesa della Flagellazione e gli atti vandalici ai cimiteri cristiani. In centinaia hanno partecipato alla processione al monte degli Ulivi, sventolando ramoscelli e palme in segno di pace. “Il mio augurio - ha detto il patriarca Pizzaballa - è che l’amore e la vita possano caratterizzare la nostra vita più della violenza che stiamo sperimentando”.

Ieri sulla “salvaguardia” dei luoghi santi a Gerusalemme è intervenuto il re di Giordania Abdallah II, durante una riunione ad Amman con una delegazione di capi religiosi cristiani e musulmani della città accompagnati dal presidente palestinese Mahmoud Abbas. Il monarca ha ricordato che il regno hascemita “sarà sempre con voi” e, rivolgendosi ai musulmani, ha aggiunto che è “dovere” di ciascuno scongiurare “l’escalation della tensione israeliana contro i luoghi santi”. Il re ha infine sottolineato il suo impegno personale a preservare “la pace e l'armonia” nella moschea di al-Aqsa, il terzo luogo santo dell’islam, amministrata dalla Giordania.

A ricordare i recenti attacchi contro i cristiani, i partecipanti alla via crucis promossa dalle scuole cristiane di Terra Santa hanno iniziato il cammino alla Flagellazione con la statua di Gesù che è stata attaccata e distrutta da estremisti ebraici nelle scorse settimane. “La via Dolorosa - spiega p. Faltas - si è colorata di rosso, sono le 500 sciarpe di tutti noi, che abbiamo indossato, perché raffigurano la Statua della Flagellazione che ha subito un violento attacco da parte di un fanatico”.

Molte altre chiese e cimiteri cristiani negli ultimi mesi “hanno subito alcuni atti di violenza per un fanatismo religioso, che preoccupa” e ha “scosso la comunità cristiana”, che già nel quotidiano “non ha una vita facile, a causa dei continui cambiamenti geopolitici”. “I cristiani sono i primi a pagarne le conseguenze, una vera via crucis per molti di loro, che con coraggio e resilienza rimangono nella città santa, con la speranza di un futuro migliore” e che per questo, conclude, “rappresentano un vero miracolo di Dio”.

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