15/04/2021, 08.38
RUSSIA
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Mosca, la rinascita della Chiesa cattolica ha 30 anni

di Stefano Caprio

Solenni celebrazioni di ringraziamento in tutte le parrocchie, ormai più di 300 in tutto il Paese. La ricostituzione delle strutture della Chiesa cattolica in Russia è cominciata con l’intronizzazione dell’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Mosca, il 13 aprile 1991. Mons. Pezzi: Il ricordo di ““tutti i sacrifici che tanti credenti hanno offerto a Dio per l’unità della nostra Chiesa”. Riformata la commissione per la postulazione dei martiri cattolici russi del XX secolo.

Roma (AsiaNews) - Il 13 aprile 1991, con l’intronizzazione dell’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz (foto 2, a sin.) nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Mosca, si inaugurava ufficialmente la ricostituzione delle strutture della Chiesa cattolica in Russia. Poche settimane dopo faceva il suo ingresso anche mons. Joseph Werth a Novosibirsk (foto 3), tuttora in carica, per guidare la nuova amministrazione apostolica della parte asiatica della Russia. Alla vigilia del giubileo del 2000, le due maxi-diocesi sono state sdoppiate con le sedi di Saratov sul Volga e Irkutsk sul lago Bajkal, e tutte e quattro le strutture sono state elevate al rango di diocesi nel 2002.

Per la ricorrenza, i cattolici hanno tenuto solenni celebrazioni di ringraziamento in tutte le parrocchie, ormai più di 300 in tutto il Paese, senza contare le tante cappelle e i “punti pastorali”, luoghi dove vivono piccoli gruppi di cattolici dispersi nell’immenso territorio eurasiatico della Federazione Russa.

“Trent’anni di comunione e di unità - ha sottolineato l’arcivescovo Paolo Pezzi a Mosca - credendo alla parola di Gesù Cristo, noi cominciamo a vedere quello che gli uomini privi di fede non vedono… vediamo il miracolo della nostra unità, il dono prezioso che abbiamo ricevuto 30 anni fa, grati a Dio per la nostra presenza qui oggi nella comunità della Chiesa”.

Mons. Pezzi (foto 2, a destra) ha ricordato “tutti i sacrifici che tanti credenti hanno offerto a Dio per l’unità della nostra Chiesa”. Nelle parole risuonano le memorie dei tanti martiri per la fede, che hanno unito i cattolici agli ortodossi e ai protestanti russi nelle tragiche persecuzioni sovietiche. Proprio in occasione del trentennale è stata riformata la commissione di postulazione dei martiri cattolici russi del XX secolo, che ora segue ufficialmente la “causa di beatificazione o di proclamazione del martirio del servo di Dio Antonij Maletskij, vescovo titolare di Dionisiana, amministratore apostolico di Leningrado e di 9 compagni, uccisi in odio alla fede”. Con il vescovo Maletskij vi sono alcuni sacerdoti, una religiosa e una laica.

Insieme ai martiri, si ricordano in questi giorni le storie e le difficoltà affrontate dai cattolici locali in questi 30 anni, durante i quali sono gradualmente usciti dalla semi-clandestinità in cui nascondevano le proprie radici cattoliche negli anni sovietici.

I cattolici in Russia sono in gran parte eredi di progenitori polacchi, lituani, tedeschi, che spesso russificavano nomi e cognomi per non farsi troppo notare. Insieme a loro vi sono molti fedeli provenienti dall’Africa o dall’America latina, e anche dal Caucaso e dall’Asia, da tanti Paesi che avevano relazioni privilegiate con l’Unione Sovietica, dove arrivavano per lavoro o per studio, anch’essi costretti a mettere da parte le proprie tradizioni e convinzioni religiose.

Oggi in Russia la Chiesa cattolica vive in pace con la società, le strutture statali e le altre confessioni religiose, a cominciare dalla dominante Chiesa ortodossa. I sacerdoti in servizio nelle parrocchie sono ancora in gran parte stranieri, ma in questi anni è cresciuto un gruppo molto significativo di preti e religiosi locali, uno dei quali, il francescano Nikolaj Dubinin, è divenuto l’anno scorso vescovo ausiliare di Mosca e San Pietroburgo. Egli è il primo vescovo di nazionalità russa in tutta la storia.

Trent’anni fa, ad accompagnare l’ingresso di mons. Kondrusiewicz, c’era solo un piccolo gruppo di missionari provenienti da vari Paesi, tra cui il sottoscritto (foto 4, a sin.), allora cappellano dell’ambasciata italiana a Mosca. I preti polacchi avrebbero voluto esporre l’orgoglio della loro tradizione nazionale, portando il vescovo trionfalmente in chiesa sulla macchina dell’ambasciata con le bandiere spiegate della Polonia cattolica. Lo stesso Kondrusiewicz invece mi pregò di portarlo sulla mia piccola utilitaria russa Žiguli senza bandiere, e con una fiancata ammaccata: anche così si imparava a vivere l’unità cattolica, testimoniando in Russia una comunione universale al di sopra delle provenienze. La Chiesa cattolica, piccola e fragile nella grande Russia, è al servizio di tutti “con coraggio e una forte e meravigliosa speranza nel futuro”, come si legge nel decreto istitutivo del 13 aprile 1991, firmato dal santo papa Giovanni Paolo II.

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