05/02/2014, 00.00
MYANMAR
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Myanmar: il nuovo vescovo dei Chin, occasione di "unità" per tutti i cristiani

di Francis Khoo Thwe
Mons. Bo ha presieduto l’ordinazione episcopale del neo vescovo di Hakha. Alla cerimonia hanno partecipato oltre 4mila persone, fra cui cristiani di altre denominazioni. Un momento di “festa” e di “gioia” per tutti e una risposta concreta alle “divisioni” che minano alla radice una comunità. Dai missionari stranieri ai vescovi locali, il “frutto” della testimonianza della fede.

Hakha (AsiaNews) - La giornata di festa "per l'ordinazione episcopale di mons. Lucius" è un momento di "gioia" e una "buona notizia" per tutti, "cattolici e fedeli di altre denominazioni cristiane" che vivono nello Stato Chin. Con questo richiamo all'unità e alla condivisione mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, ha presieduto l'ordinazione episcopale di mons. Lucius Hrekung, neo vescovo di Hakha (capoluogo dello Stato Chin, nell'ovest del Myanmar). La regione è abitata da numerosi gruppi etnici, che parlano lingue diverse e hanno identità storiche e culturali assai differenti fra loro; l'etnia principale è quella Chin, composta da 500mila persone circa. Il tasso di povertà (73% circa) è il più alto dell'intera nazione e gli abitanti sono dediti in prevalenza all'agricoltura. La religione più diffusa è il cristianesimo (fra cattolici e protestanti), sebbene vi siano anche gruppi minoritari che praticano l'animismo. 

A concelebrare la messa del 2 febbraio scorso vi erano anche mons. Germano Penemote, consigliere apostolico presso la Nunziatura di Bangkok, altri 15 vescovi, sacerdoti e suore, assieme a 4mila fedeli fra cattolici e non. Alla messa, evento raro, hanno partecipato anche cristiani di altre denominazioni, che hanno posticipato le funzioni della domenica per essere presenti all'ordinazione episcopale. Ed è proprio su questo aspetto "dell'unità" fra cristiani, che l'arcivescovo di Yangon ha insistito nel corso dell'omelia durata 35 minuti (secondo costume e tradizione dei cattolici della zona). 

"La diocesi di Hakha - ha ricordato mons. Bo - vanta una storia lunga 50 anni, caratterizzata da fede e speranza". Dai primi missionari Mep, si è arrivati oggi alla ordinazione di vescovi, sacerdoti, religiosi locali e "mons. Lucius è il frutto di questa storia", oltre che una "testimonianza della fiamma della fede" che si trasmette "di generazione in generazione". L'ordinazione è un momento di "felicità e una buona notizia per tutti", una risposta concreta alle "divisioni" che minano alla radice la forza di una comunità. Egli richiama le parole di Papa Francesco, che bolla come uno "scandalo" le divisioni nella Chiesa. Da qui l'invito del prelato "a camminare insieme" e "crescere insieme, come dentro a una famiglia". A dispetto dell'etnia (Chin, Kachin, Bamar, etc) o della nazionalità (indiani, cinesi, europei, americani), ha aggiunto, "siamo tutt'uno all'interno della Chiesa".

La nomina di Papa Francesco risale al 19 ottobre scorso, quando l'allora vicario generale e parroco della cattedrale è stato scelto per la guida della diocesi. Mons. Lucius Hrekung è nato il 4 febbraio 1959 a Hnaring (diocesi di Hakha) e, dopo ave concluso gli studi primari, ha frequentato il Seminario minore di Mandalay. Egli ha quindi studiato Filosofia e Teologia nel Seminario maggiore nazionale, prima a Mandalay e poi a Yangon. L'ordinazione sacerdotale - con incarnazione nella diocesi di nascita - risale al 23 febbraio 1989; egli ha svolto la funzione di parroco a Tedim, a Hnaring, parroco della cattedrale e, dal 2010, vicario generale. 

Il Myanmar è una nazione caratterizzata da forti contrasti, soprattutto fra la maggioranza buddista e la minoranza musulmana. I cattolici birmani sono una piccolissima percentuale sul totale (poco più dell'1%), ma la loro presenza e il loro lavoro verso l'unità e la pace sono fondamentali in una realtà contraddistinta da conflitti etnici e scontri interconfessionali. Spesso ancora oggi essere cristiani è un "fattore identitario" per molte tribù - vedi le minoranze religiose Karen e Kachin - che deve però diventare fonte di incontro e non elemento di divisione, come ha sottolineato più volte in passato lo stesso arcivescovo di Yangon.

 

 

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