02/05/2015, 00.00
NEPAL
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Nepal, religioni unite per le vittime del terremoto: Siamo tutti fratelli

di Christopher Sharma
Dopo l’appello lanciato dal Vicario apostolico, le organizzazioni caritative delle varie confessioni decidono di unirsi – sotto la guida della Caritas – per le operazioni di soccorso. Vescovo protestante: “Le preghiere vanno accompagnate dagli aiuti, abbiamo bisogno di sostegno internazionale”. Imam di Kathmandu: “Siamo felici di essere guidati dai cattolici in queste operazioni”.

Kathmandu (AsiaNews) – Una settimana dopo il devastante sisma che ha sconvolto il Nepal, le organizzazioni caritative religiose del Paese hanno deciso di unirsi sotto la guida della Caritas per lanciare un’operazione congiunta di aiuto ai sopravvissuti. La conta ufficiale delle vittime ha superato in queste ore le 6.600 unità, e secondo le autorità “non è più possibile pensare di trovare dei sopravvissuti sotto le macerie”.

Tuttavia, la popolazione è ancora nel panico. Lo stesso governo ha ammesso di non avere i mezzi e la preparazione per rispondere a un’emergenza di questo tipo, e gli sfollati dormono all’aperto per timore di nuovi crolli. Mancano medicinali, generi alimentari, acqua potabile e persino vestiti puliti. A fronte di questa situazione, il Vicario apostolico del Nepal mons. Paul Simick ha proposto alle altre confessioni religiose di unirsi “per essere più efficaci”.

A guidare le operazioni saranno i funzionari della Caritas locale, coadiuvati da quelli di India e Australia. Al momento, decine di Ong religiose hanno risposto in maniera positiva all’appello. Secondo il vescovo Narayan Sharma, della Chiesa dei fedeli (protestante), “le preghiere non bastano a curare una ferita aperta e non nutrono chi vive all’aperto. La preghiera è fondamentale, ma è importante anche servire chi ha bisogno. Abbiamo ancora bisogno del sostegno internazionale”.

Mohammad Sannaulha, imam della moschea Jame di Kathmandu, dice ad AsiaNews: “Quelli che soffrono oggi sono fratelli e sorelle nepalesi, la loro religione proprio non importa. Non dobbiamo dividerci, dobbiamo anzi essere uniti il più possibile per rendere il nostro aiuto più efficace. Siamo felici che siano i cattolici a guidare questa operazione, perché sono stati i primi a rispondere dopo il disastro”.

Il lama Renchen, rappresentante della comunità buddista, e Manohar Prasad Sah del gruppo indù concludono: “Stiamo facendo del nostro meglio, e quando le religioni si uniscono possono rispondere alle necessità primarie del popolo. La solidarietà, la pace e la carità sono concetti condivisi da tutti”. 

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