16/03/2023, 08.53
TURKMENISTAN
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‘Neutralità’ turkmena eredità di quella dei Parti

di Vladimir Rozanskij

Lo dimostrerebbe una recente scoperta. Studioso turkmeno: l’Impero partico è stato  il primo Stato nella storia mondiale con un status neutrale giuridicamente fissato. La famiglia Berdymukhamedov basa il suo potere anche sul rispetto per le culture tradizionali.

Mosca (AsiaNews) – Il canale televisivo statale turkmeno Mir 24, legato al ministero degli Esteri, ha trasmesso un servizio sulla “sensazionale” scoperta di uno storico del Turkmenistan, Džuma Orazklyčev. Dimostrerebbe come l’Impero partico, antenato del popolo turkmeno nel III secolo a.C., sia stato il primo “Stato neutrale” della storia, giustificando con tali avite radici la politica attuale del Paese guidato dalla famiglia Berdymukhamedov.

Lo storico ha dovuto analizzare a fondo oltre 40mila pagine di antichi testi, un lavoro che gli ha richiesto più di un anno di applicazione. Tra le altre, le prove della neutralità dei Parti sarebbero dimostrate anche nelle opere del filosofo dell’antica Grecia Plutarco, e dello storico romano Tacito. In conclusione, afferma Orazklyčev, “sono emerse dimostrazioni inconfutabili, con rimandi alle fonti dirette, che l’Impero partico sia stato il primo Stato nella storia mondiale con un status neutrale giuridicamente fissato”.

I Parti occupavano il territorio degli attuali Iran, Iraq, Afghanistan, Pakistan e parte del Turkmenistan. L’ex presidente Gurbanguly Berdymukhamedov ha più volte affermato in diverse interviste che i turkmeni sono i veri fondatori della Partia e dell’Impero selgiuchide. La relazione dello storico conferma che “il nostro Stato si muove secondo le direttive più autentiche lasciate in eredità dai nostri grandi predecessori”.

Orazklyčev non è nuovo ad affermazioni che attribuiscono ai Parti la radice originaria della statualità e della neutralità turkmena. In alcune pubblicazioni precedenti (l’ultima nel 2019) ha commentato l’accordo dell’Impero partico con i romani, che sarebbe una delle prove principali della “superiorità neutrale” dei Parti fin dall’epoca più antica. L’impero fondato da Arsace I nel 247 a.C., per cui è chiamato anche Impero Arsacide, si è esteo fino alla Mesopotamia ed era attraversato dall’antica Via della seta, che collegava l’Impero romano nel bacino del Mediterraneo e quello cinese, con fiorenti traffici commerciali.

I “re dei re” arsacidi governavano con un sistema decentrato, mettendo satrapi e re vassalli nelle varie regioni, e per un certo periodo la capitale è rimasta a Nisa, a 15 chilometri dall’attuale capitale turkmena Ašgabat. Roma e la Partia in realtà si sono contesi per secoli il controllo del regno d’Armenia, senza riuscire a prevalere l’uno sull’altro, conducendo quindi di fatto a una pace armata, che secondo le ricerche attuali turkmene è sfociata nella scelta della neutralità. Del resto, le lotte intestine all’impero erano per i Parti assai più pericolose delle invasioni straniere.

La cultura sincretista dei Parti ha stimolato i ricercatori del Turkmenistan, fino a considerarli predecessori di tanti altri popoli e culture, perfino gli Inca e gli Aztechi, i vichinghi e gli stessi cinesi. Proprio queste pretese di universalità turkmena avevano giustificato le soluzioni che il governo di Ašgabat ha proposto negli anni scorsi per “prevenire” la diffusione della pandemia di Covid-19, che secondo la versione ufficiale non è mai penetrata in Turkmenistan.

L’allora presidente Gurbanguly Berdymukhamedov aveva incitato l’Accademia delle Scienze a ricercare nelle culture tradizionali, a cui il Paese è in grado di rifarsi più di ogni altro al mondo, le necessarie misure per la sicurezza sanitaria. Da qui la scelta presidenziale di utilizzare la “garmala” (ruta siriana), che diffonde con i suoi fumi da assumere, o semplicemente da disperdere nell’ambiente, tutte le proprietà utili a evitare ogni tipo di contagio.

Ulteriori ricerche hanno portato poi all’assunzione della “solodka”, una antica liquirizia, ancora più semplice da assumere per garantire ai turkmeni l’immunità e la “neutralità” del corpo e dell’anima.

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