31/08/2006, 00.00
ASIA
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Onu: "Basta con lo sfruttamento, all'Asia servono lavori dignitosi"

Al 14° incontro della sezione asiatica dell'Organizzazione internazionale del lavoro, governi, sindacati ed industriali sottolineano la necessità di creare lavori che aiutino la popolazione ad uscire dalla povertà e diano diritti di base a tutti. La posizione del Vaticano.

Pusan (AsiaNews) – Il continente asiatico "ha bisogno di qualcosa di più del mero lavoro: qui è necessario introdurre il concetto di impiego dignitoso, ovvero un lavoro che aiuti la popolazione ad uscire dalla povertà e dia diritti di base a tutti".

La dichiarazione è stata rilasciata ieri da governi, sindacati ed industriali asiatici riuniti in Corea del Sud per un incontro dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) – uno degli organi delle Nazioni Unite - dal tema "Realizzare un lavoro dignitoso in Asia".

L'incontro è il 14° del suo genere e si svolge in media ogni quattro anni: ad esso hanno partecipato i rappresentanti di 40 fra governi e territori, sindacati ed associazioni degli industriali.

Athauda Senewiratne, ministro cingalese dei rapporti con i lavoratori, ha detto: "Siamo tutti d'accordo nell'affermare che dare un accesso al lavoro a tutta la popolazione è la strada più sicura per uscire dalla povertà. Tuttavia, i nuovi impieghi devono essere pagati con salari al di sopra della linea della povertà".

L'Oil ha presentato infatti in apertura di lavori un rapporto che sottolinea come la crescita economica del continente abbia ridotto il numero di persone che vivono con meno di 1 dollaro al giorno: dagli 850 milioni del 1990 si è passati ai 600 milioni attuali. Tuttavia, nella regione vivono con meno di due dollari al giorno 1,9 miliardi di persone.

Secondo i delegati, il concetto di "lavoro dignitoso" include la creazione di nuovi posti di lavoro, di possibilità di investimenti, la protezione a livello sociale dei lavoratori ed i diritti da garantire sul posto di lavoro.

Chen Lantong, vice presidente della Confederazione cinese delle imprese, ha detto che "un lavoro dignitoso dà a tutti la possibilità di vivere una vita migliore". Ashraf Tabani, presidente degli industriali pakistani, ha aggiunto che "negli ultimi anni, il concetto di lavoro dignitoso ha assunto caratteristiche ben definite. Il problema è come rispondere alla mancanza di questo tipo di impiego".

Il concetto di "lavoro dignitoso" è stato il fulcro dell'intervento pronunciato lo scorso giugno da mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l'Ilo, nel corso della 95esima sessione plenaria della Conferenza internazionale del lavoro, a Ginevra.

Mons. Tomasi ha rilevato che "una globalizzazione che incoraggi la crescita economica senza equità blocca l'accesso ad un lavoro decente e pone in questione l'attuale funzionamento delle strutture internazionali create per facilitare il flusso di idee, capitale, tecnologia, beni e persone per il bene comune".

Il rappresentante pontificio ha poi sostenuto che "se il principio dell'offerta di un lavoro dignitoso a tutti non è adottato, troppe persone restano escluse dai benefici, perché sono indecentemente sfruttate o sono senza lavoro". Sono "decine di milioni", ha denunciato mons. Tomasi, le persone tenute ai margini dell'economia globale e che pure hanno capacità e talenti: "lavoratori immigrati senza documenti nell'agricoltura, nelle manifatture, nel servizio domestico; donne che lavorano nell'industria tessile in condizioni insane e con salari miserabili; lavoratori etichettati per la loro razza".

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