14/12/2023, 10.57
PAKISTAN
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P. Aslam, il frate che tra i perseguitati di Lahore semina il dialogo

di Shafique Khokhar

Esclusi socialmente ed economicamente, accusati in modo pretestuoso di “blasfemia”, vittime di violenze e matrimoni forzati. Se la vita dei cristiani è continuamente minacciata in Pakistan, l'opera del frate cappuccino Lazar Aslam è uno spiraglio di luce attraverso l'assistenza alle persone e alle famiglie vittime di violenze e l'impegno per un incontro al di là delle barriere religiose per costruire la pace sociale.

Lahore (AsiaNews) - I cristiani in Pakistan continuano a subire persecuzioni e discriminazioni, che negli anni hanno fortemente ridotto la loro presenza. Come stare accando a chi vive queste sofferenze, difendendo i loro diritti dalle prepotenze degli estremisti islamici, ma senza rinunciare all'orizzonte dell'incontro tra le diverse comunità religiose? È la sfida su cui AsiaNews ha raccolto la testimonianza di p. Lazar Aslam, frate cappuccino di 37 anni che lavora nell'arcidiocesi cattolica di Lahore. Da anni, nel suo ministero pastorale in diverse comunità, assiste le famiglie e i cristiani perseguitati. Ma è anche un docente del seminario che nello spirito di san Francesco è attivo nel dialogo interreligioso, tema a cui ha dedicato anche alcuni libri.

Padre Aslam, qual è la situazione sociale che al momento vivono i cristiani in Pakistan?

"Ogni giorno vediamo situazioni di violenza e intolleranza verso le minoranze religiose, spesso avvallata anche dalle istituzioni e della polizia. È allarmante perché c’è il rischio di un collasso del tessuto sociale. Intatti, oltre alla violenza diretta, la comunità cristiana si trova ad affrontare l’emarginazione sociale ed economica e le accuse infondate di blasfemia. Senza contare poi gli attacchi diretti contro i luoghi di culto".

Lei si occupa dei fedeli cristiani perseguitati, con quali iniziative date supporto a queste persone e famiglie?

"La nostra Chiesa cerca di continuare a fornir loro una guida spirituale anche nei momenti peggiori. Insieme a questo sosteniamo nei limiti del possibile i fedeli vittime di violenza anche in modo finanziario e con la distribuzione di cibo. Ci siamo accorti, però, che questo non basta e collaboriamo con alcune ong per il sostegno legale dove si rende necessario".

Per uscire da questa spirale di violenza, lei indica la strada di un costruttivo dialogo interreligioso. In che modo questo può contribuire a promuovere la pace sociale?

"Il dialogo interreligioso offre una piattaforma in cui le persone possono incontrarsi, impegnarsi in discussioni profonde e scoprire punti di accordo. Aiuta a costruire connessioni fondate sull’empatia e sul rispetto. Nella speranza di un miglioramento della situazione, non possiamo restare immobili, ma dobbiamo promuovere una cultura della pace: questo implica portare a questi incontri le lezioni sulla nonviolenza e sul valore della tolleranza. Nasce da questo la volontà di pubblicare anche libri che promuovano la pace e l’ascolto reciproco del prossimo”. 

Lei ha accennato alla speranza di un miglioramento. Come immagina che la società pakistana possa progredire verso un futuro più giusto e tollerante?

"Abbracciando il dialogo interreligioso, incoraggiando la comprensione reciproca e creando un ambiente inclusivo: questi reputo siano i passi cruciali. Spezzare il pane insieme, sia metaforicamente che fisicamente, promuove l’unione e la collaborazione nella creazione di una società pacifica. La comunicazione interreligiosa e gli sforzi coordinati possono svolgere un ruolo vitale in questo senso. Comprendere il significato di spezzare il pane insieme, che simboleggia l’unione, potrà portarci verso società più tollerante e pacifica".

Quali misure dovrebbe secondo lei dovrebbe intraprendere il governo per proteggere le minoranze?

"L’amministrazione può adottare diverse misure per proteggere le minoranze, non solo quella cristiana,: innanzitutto legiferare e attuare norme che tutelino i diritti di tutti e penalizzino la discriminazione. Chi governa dovrebbe inoltre garantire una rappresentanza alle minoranze, riflettendo la diversità della popolazione. Inoltre credo sia necessario adottare misure di sicurezza adeguate per proteggere le comunità minoritarie dalla violenza. Questo non prescinde dall’elaborare politiche che promuovano le pari opportunità economiche per tutti, indipendentemente dal credo religioso o dalla provenienza etnica".

Infine che cosa può essere migliorato in quanto già fa la Chiesa per la sua comunità?

"Dovrfemmo aumentare i programmi volti a sostenere i bisogni della comunità, come la povertà, l’istruzione e l’assistenza sanitaria. In conclusione, credo sia sempre più necessario un approccio olistico da parte dalla Chiesa, che comprenda il sostegno spirituale, l’assistenza concreta, anche economica di chi è vittima di discriminazioni, e la tutela legale e la collaborazione con altri enti".

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