05/03/2004, 00.00
israele - palestina
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Padri palestinesi criticano la Jihad per il martirio dei figli

Betlemme (AsiaNews/agenzie) – I genitori dei kamikaze spesso ignorano che i propri figli si trasformeranno in bombe umane. In molti casi ad essi rimane una lettera di addio o una cassetta video, in cui il figlio o figlia suicida-killer giustifica l'ingiustificabile. E intanto diminuisce la stima per la Jihad Islamica.

La vita di Yussef Geara è ormai un susseguirsi di rimorsi e di rabbia contro la violenza malsana. Il figlio Ali ha deciso il 29 gennaio scorso di farsi saltare in aria a Gerusalemme uccidendo 10 israeliani innocenti, in un luogo non distante dalla residenza del premier Ariel Sharon. "E'sbagliato commettere attentati suicidi contro civili o militari, non si risolvono i conflitti in questo modo, c'è bisogno di ritornare al tavolo dei negoziati" dice il padre amareggiato. Yussef dichiara di essere rimasto all'oscuro degli intenti del figlio altrimenti  "non glielo avrei permesso" aggiunge.

Le Forze israeliane sono giunte a casa sua e gli hanno comunicato che la casa verrà rasa al suolo. L'azione suicida del figlio gli ha causato complicazione cardiopatiche. I muri del campo palestinese di Aida sono tappezzati di poster di suo figlio, del "martire Ali", ma Yussef  non riesce a guardarli. "Non riesco a dormire, di notte soffro di incubi". Ora vive sotto una tenda come quando, da bambino, era nei campi profughi in Giordania. "Questa questione non potrà essere risolta con gli esplosivi" dice e ciò che gli duole più di tutto è che nessuno ha voglio di ascoltarlo.

Stesso dolore per Mohammed Abu Mahsen, padre di un adolescente di 13 anni arruolato dalla Jihad Islamica. È grato ai soldati israeliani che hanno arrestato il figlio prima che potesse compiere l'azione kamikaze. "Il nemico ha salvato la vita di mio figlio", continua a dire ad amici e parenti "sono contento che sia stato arrestato e non ucciso".

Abu Mahsen, 39 anni, condanna i capi della Jihad islamica. "Io non ho cresciuto mio figlio in 13 anni per perderlo in un istante" ha detto. E rivolgendosi ai capi della Jihad aggiunge: "Andate a suicidarvi voi, o mandateci i vostri figli o fratelli". Abu Muhsen racconta di aver per anni fatto in modo che suo figlio evitasse di vedere i telegiornali e gli ha sempre istillato la sua contrarietà all'uccisione di esseri umani. Precauzioni inutili, dal momento che ha trovato una lettera di addio del figlio nella quale diceva "Voglio compiere un attacco contro il muro di Sharon". Il figlio di Abu Mahsen, Tarek di 13 anni insieme ad un altri due  ragazzi Jaffer Hussein (13 anni) e Ibrahim Sawasta (14 anni) sono stati arrestati mentre imbottiti di esplosivi si dirigevano per "vendicarsi contro il muro" a quanto hanno riferito alla polizia israeliana. I tre adolescenti si trovano ora nel carcere minorile in attesa del processo.(PB)

 

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