01/12/2010, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan, quasi 7 milioni di alluvionati senza aiuti per la mala gestione dei fondi

di Jibran Khan
Circa 60 milioni di dollari restano inutilizzati nelle casse del governo. Nelle province ricostruzione bloccata da lotte intestine tra autorità federali e locali. Nel Sindh, centinaia i villaggi ancora allagati.

Islamabad (AsiaNews) – Mala gestione  e un uso improprio delle donazioni ostacolano la ricostruzione nei distretti del Pakistan colpiti in agosto dalle alluvioni. Oltre 6,8 milioni di persone sono ancora in rifugi di emergenza e molti di loro rischiano di morire con l’arrivo dell’inverno.  Secondo funzionari del governo gli sforzi fatti in questi mesi sono stati vanificati dalle lotte intestine tra autorità federali e provinciali per il controllo dei finanziamenti. A tutt’oggi circa 60 milioni di dollari donati dalla comunità internazionale restano inutilizzati in un fondo creato in settembre dal Primo ministro Yousuf Raza Gilani.

Un funzionario, anonimo per motivi di sicurezza, afferma ad AsiaNews: “Una volta che una decisione è presa dai vertici del governo dovrebbe essere attuata, ma al momento non è stato fatto nulla".  

Nella provincia di Sindh, nel sud Paese, la maggior parte dei villaggi  e dei campi coltivati sono allagati. Nel villaggio di  Gul Mohammad Chandio (distretto di Dadu), le famiglie vivono ancora sotto tende di fortuna e da mesi attendono gli aiuti promessi dal governo.  "Siamo molto preoccupati per la nostra situazione – afferma Noel John, 45 anni, padre di sette figli -   la nostra terra è sotto l'acqua e nessuno ci sta aiutando ".

In questi mesi, i funzionari delle Nazioni Unite hanno lamentato più volte lo scarso sostegno finanziario della comunità internazionale, dovuto soprattutto alla cattiva reputazione del governo e ai continui casi di corruzione. Le donazioni inviate hanno raggiunto solo metà degli 1,93 miliardi di dollari richiesti dall’Onu nella sua campagna di raccolta.  

Nonostante i debiti, il governo federale continua a chiedere ai donatori di versare denaro contante, invece di infrastrutture e mano d’opera. I responsabili della ricostruzione hanno proposto di caricare i soldi su delle carte prepagate da distribuire alle famiglie che provvederanno da sole a riparare le proprie abitazioni.      L’iniziativa è stata appoggiata dagli Stati Uniti, ma non dalla Banca Mondiale, che ha richiesto maggiori garanzie di trasparenza e affidabilità. Amil Khan, portavoce dell’Ong Oxfam afferma: “Abbiamo segnalazioni di persone che non sapendo come utilizzare il bancomat, non possono ritirare i soldi”. Khan sottolinea che nel Paese mancano le infrastrutture per un sistema di questo tipo e nei pochi luoghi attrezzati vi sono continui problemi di accesso e gestione dei macchinari.

Anche Nadeem Ahmed, responsabile del National Disaster Manangment Authority, ha espresso le sue riserve sul sistema elettronico di donazioni, che non dà garanzie sui criteri di ricostruzione. Egli ha affermato che delle 1,6 milioni di abitazioni distrutte oltre 400mila devono essere spostate in altre aree per evitare che vengano distrutte da alluvioni e terremoti. 

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