03/03/2024, 13.42
VATICANO
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Papa, dolore per Palestina e Israele: 'Negoziati per un cessate il fuoco immediato'

Bergoglio all'Angelus chiede di continuare sulla via dei negoziati per un "immediato cessate il fuoco" e per la liberazione degli ostaggi. Ma anche che ci sia garanzia di "accesso sicuro" agli aiuti umanitari. Sul disarmo: "un dovere" che richiede il coraggio di tutta la "famiglia delle Nazioni".

Città del Vaticano (AsiaNews) - C’è un peso portato “quotidianamente nel cuore” da Papa Francesco: quello della “sofferenza delle popolazioni in Palestina e in Israele”. Per loro il Santo Padre oggi, III domenica di Quaresima, dopo la recita dell’Angelus, ha incoraggiato i negoziati per un “immediato cessate il fuoco”. Il dolore è stato il filo rosso del suo intervento. Quello interiore, specchio di quello causato dall’assenza di pace. E dalle “migliaia di morti, feriti, sfollati”, ma anche dalle “immani distruzioni”. Nella Striscia dal 7 ottobre sono state uccise oltre 30mila persone, secondo il ministero della Sanità di Hamas. 

Le ostilità in corso causano “conseguenze tremende sui piccoli e gli indifesi, che vedono compromesso il loro futuro”, ha detto Bergoglio l’indomani della diffusione del Messaggio per la prima Giornata mondiale dei bambini, che si terrà a Roma i prossimi 25 e 26 maggio. Poi, due domande sono state rivolte dalla Finestra del Palazzo Apostolico a quanti in ascolto. “Davvero si pensa di costruire un mondo migliore in questo modo?”. E subito dopo: “Davvero si pensa si raggiungere la pace?”. Papa Francesco ha aggiunto: “Basta, per favore! Diciamolo tutti noi: basta, per favore!”. A questo punto da una piazza San Pietro gremita e sferzata dal vento si è levato un lungo applauso.

Il Pontefice, come già aveva fatto in altre occasioni, ha anche richiesto un maggiore impegno nei negoziati “affinché gli ostaggi siano subito liberati”. “Che tornino dai loro cari che li aspettano con ansia”, ha aggiunto. Per poi ribadire l’urgenza che la popolazione civile abbia “accesso sicuro” ai “dovuti e urgenti” aiuti umanitari. Appello che segue la morte dello scorso giovedì di 115 persone in prossimità di un convoglio umanitario a Gaza City.

“Quante risorse vengono sprecate per le spese militari che a causa della situazione attuale continuano tristemente ad aumentare”. Con queste parole il Pontefice ha ricordato la Seconda Giornata Internazionale per la consapevolezza sul disarmo e la non proliferazione, che ricorre tra due giorni, 5 marzo. Sostenuto da questo appuntamento ha auspicato che la comunità internazionale “comprenda che il disarmo è anzitutto un dovere”. Aggiungendo: “Il disarmo è un dovere morale. Mettiamo questo in testa. E questo richiede il coraggio da parte di tutti i membri della grande famiglia delle Nazioni”. Coraggio che spinga a “passare dall’equilibrio della paura all’equilibrio della fiducia”.

“C’è tanto dolore”, ha detto Francesco, anche nella “martoriata Ucraina”, della quale ha chiesto di non dimenticarsi. Anche qui “ogni giorno muoiono in tanti”, ha continuato. Al termine del suo intervento Bergoglio ha rivolto un “saluto affettuoso” ai giovani ucraini convocati dalla Comunità di Sant’Egidio - presenti in piazza le bandiere del movimento - sul tema “Vinci il male con il bene. Preghiera, poveri, pace”. “Cari giovani, grazie per il vostro impegno a favore di chi più soffre per la guerra”, ha affermato. 

È un Gesù “duro” quello presentato nel Vangelo odierno (Gv 2, 13-25), commentato da Papa Francesco prima della recita della preghiera mariana. Gesù si presenta così perché “non accetta che il tempio-mercato si sostituisca al tempio-casa, che la relazione con Dio sia distante e commerciale anziché vicina e fiduciosa”, ha detto il Santo Padre. Nell’episodio narrato Gesù scaccia i mercanti dal tempio, ammonendo chi incontra dicendo: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!” (v. 6). 

Bergoglio ha quindi proposto di soffermarsi sul “contrasto tra casa e mercato”. Ci sono, infatti, due modi differenti “di porsi davanti al Signore”, ha detto. Quando si vive il tempio come mercato è sufficiente “comprare un agnello, pagarlo e consumarlo”. Quando, invece, il tempio è casa avviene il contrario: “Si va per incontrare il Signore, per stare uniti a Lui e ai fratelli”, ha aggiunto. La sostanziale differenza tra i due modi è che “al mercato si cercano i propri interessi, a casa si dà gratuitamente”.

Se si vive la casa di Dio come un mercato “si crea una barriera tra Dio e l’uomo e tra fratello e fratello”, ha continuato il Pontefice. Da queste riflessioni nasce un invito per questo tempo di Quaresima: “Fare in noi e attorno a noi più casa e meno mercato”. Il primo modo in cui è possibile farlo è affidandosi alla preghiera “nei confronti di Dio”. “Pregando tanto, come figli che senza stancarsi bussano fiduciosi alla porta del Padre, non come mercanti avari e diffidenti”, ha detto. Il secondo è “diffondendo fraternità”, della quale c’è bisogno. “Pensiamo al silenzio imbarazzante, isolante, talvolta addirittura ostile - ha sottolineato Francesco - che si incontra in tanti luoghi”.

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