27/11/2014, 00.00
TURCHIA-VATICANO
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Papa Francesco e Bartolomeo, la lunga tradizione che cerca l'unità fra cattolici e ortodossi

di Mavi Zambak
Papa Francesco si reca in Turchia dal 28 al 30 novembre soprattutto per stare insieme al patriarca ecumenico nella festa di sant'Andrea. Dopo quasi mille anni di divisioni, il ghiaccio è stato rotto da papa Giovanni XXIII. Lo scambio di visite dura da 50 anni. Con papa Bergoglio gli incontri e la collaborazione si sono intensificati. Bartolomeo: Questo papa è un mio caro grande amico.

Istanbul (AsiaNews) - Fra due giorni papa Francesco sarà in Turchia. Cuore del viaggio: celebrare insieme ai fratelli greco-ortodossi la festa del loro Patrono, come è ormai tradizione da parte degli ultimi pontefici.

Impossibile dimenticare giusto otto anni fa, il 30 novembre 2006, durante la solennità di sant'Andrea, patrono delle Chiese orientali, l'incontro gioioso tra papa Benedetto XVI e il patriarca ecumenico Bartolomeo I nella chiesa di san Giorgio illuminata a festa. Meravigliosi canti greci, abbracci, reciproci impegni a continuare la ricerca della piena unità sulla scia dei loro predecessori. Tale ricerca, frutto di un lungo percorso di dialogo ecumenico, è in atto da molto più di 50 anni. Se, infatti, lo scambio ufficiale tra le due Chiese sorelle è cominciato dopo l'incontro a Gerusalemme  tra il beato Paolo VI e il patriarca Atenagora (6 gennaio 1964), non si può dimenticare che tutto è stato preparato dal lento e prezioso lavoro di dialogo intessuto dall'allora mons. Roncalli, quando è stato Delegato apostolico a Istanbul dal 1935 al 1944. Tutto ha avuto inizio da un primo semplice e "silenzioso" incontro nel 1939 tra il prelato bergamasco - futuro papa Giovanni XXIII - e l'allora patriarca Beniamino I in quella stessa piccola chiesa: quella è stata la prima volta in cui un delegato cattolico è tornato a varcarne la soglia, dopo che Michele Cerulario, il patriarca bizantino, rifiutando di ricevere la delegazione papale il 16 luglio 1054, ha chiuso definitivamente le porte ad un incontro con Roma, provocando la scomunica da parte dei legati di papa Leone IX e il reciproco anatema, con i conseguenti, pesanti secoli di incomprensioni, rivalse e sofferenze da entrambe le parti. A ricordare quel primo famoso passo di riavvicinamento tra le due Chiese è stato proprio il Patriarca ecumenico greco-ortodosso in una recente conferenza lo scorso 10 ottobre, in occasione della commemorazione per la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII: "La grande venerazione del mondo ortodosso verso Giovanni XXIII si espresse già all'indomani della sua morte, tanto da considerarlo un Prepadovnie, un santo e un patrono dell'ecumenismo. Il patriarca Atenagora fu il primo ad applicare alla sua persona il passo evangelico: 'Venne un uomo, mandato da Dio, il cui nome era Giovanni'".

"Il compianto Papa Giovanni XXIII - ha proseguito Bartolomeo I in quella occasione - è stato davvero una grande figura spirituale nella storia della Chiesa cattolica e del cristianesimo. Il mio beato predecessore, il Patriarca ecumenico Atenagora, riconobbe pubblicamente la grande personalità di questo Papa, riservando proprio a lui le espressioni evangeliche che lo accostano a Giovanni Battista".

Bartolomeo I, classe 1940, originario dell'isola di Imvros, cittadino turco che ha fatto il servizio militare nell'esercito turco, ha conseguito il dottorato al Pontificio Istituto Orientale dell'Università Gregoriana a Roma. Duecentosettantesimo successore dell'apostolo Andrea, dopo Demetrio successore di Atenagora. Massima autorità cristiana dal Caucaso all'Adriatico, nelle sette lingue che sa (greco, turco, latino, francese, inglese, italiano e tedesco), da quando è stato nominato patriarca nel 1991, ha creduto con fermezza al dialogo ecumenico e si è sempre impegnato per costruire la pace e arrivare ad una riconciliazione tra cattolici e ortodossi.

Così ha fortemente voluto che Francesco si recasse ad Istanbul per il 30 novembre, festa di sant'Andrea, e questo sarà il quarto incontro ufficiale con Francesco, tutti segnati da grande e profonda sintonia.

Già l'episcopato di Bergoglio a Buenos Aires, del resto, è stato caratterizzato da una forte volontà di dialogo e reciproco rispetto con la Chiesa ortodossa. Il vescovo Giovanni, della chiesa ortodossa russa all'estero e residente a Buenos Aires, afferma infatti che era abitudine del cardinale Bergoglio partecipare alla liturgia del Natale ortodosso nella città argentina.

I due "fratelli" si sono sentiti subito sulla stessa lunghezza d'onda e non hanno esitato ad incontrarsi. Il Patriarca greco ortodosso era presente alla messa per l'inizio del ministero petrino di papa Francesco, e già prima si erano visti in udienza privata; poi, ancora nella giornata del 20 marzo 2013, in occasione dell'incontro con i delegati fraterni delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni. In quella occasione papa Francesco si è rivolto a Bartolomeo definendolo "fratello Andrea", proprio in riferimento al rapporto di parentela tra gli apostoli Pietro e Andrea dei quali il papa e il patriarca di Costantinopoli sono gli ideali successori.

E ancora, durante il pellegrinaggio in Terra Santa (24-26 maggio 2014), in occasione del 50° anniversario dell'incontro a Gerusalemme tra papa Paolo VI e il patriarca Atenagora, si è svolto l'incontro privato tra i due, arrivando poi, domenica 25 maggio, ad una dichiarazione.

In quell'occasione Bartolomeo ha spronato ad essere intrepidi, prendendo esempio e forza proprio da Paolo VI e Atenagora, capaci di "scacciare il timore che aveva tenuto divise per un millennio le due Chiese", mutando così "la paura nell'amore" e indicando che "questa è l'unica via affinché 'tutti siano una cosa sola'".

Da parte sua, Francesco ha invitato a "riscoprire la grandezza della nostra vocazione cristiana: siamo uomini e donne di risurrezione, non di morte", perché "ogni ferita, ogni dolore sono stati caricati sulle proprie spalle dal Buon Pastore, che ha offerto sé stesso e con il suo sacrificio ci ha aperto il passaggio alla vita eterna. Le sue piaghe aperte sono il varco attraverso cui si riversa sul mondo il torrente della sua misericordia". Con realismo egli ha fatto presente che "non possiamo negare le divisioni che ancora esistono tra di noi, discepoli di Gesù", ma le divergenze "non devono spaventarci e paralizzare il nostro cammino", tanto da indicare che "dobbiamo credere che, come è stata ribaltata la pietra del sepolcro, così potranno essere rimossi tutti gli ostacoli che ancora impediscono la piena comunione tra noi".

Infine, due settimane dopo il viaggio in Terra Santa (8 giugno 2014), Francesco ha ospitato una preghiera in Vaticano e, assieme ai presidenti Abu Mazen e Shimon Peres, Bartolomeo I si è recato di nuovo da papa Francesco per pregare, tutti insieme, per la pace. Un "vertice di preghiera", un passo avanti verso la riconciliazione tanto attesa.

"Questo papa - ha dichiarato Bartolomeo ai giornali turchi in questi giorni - è un buon pastore dei suoi fedeli ed è un mio caro grande amico... Penso che la Chiesa cattolica abbia bisogno di un pastore e i suoi gesti indicano una grande vicinanza alla gente. L'alienazione dei vecchi tempi non esiste più. Come due Chiese sorelle, ci avviciniamo l'una all'altra ogni giorno di più. Abbiamo anche un dialogo teologico, e il ruolo del papa nel mondo cristiano è al centro di questo dialogo". 

Con questi sentimenti i due si ritroveranno insieme ancora una volta ai primi vespri della festa di sant'Andrea sabato 29 e poi alla Divina Liturgia di domenica 30 al Fanar.

I cristiani in Turchia sono convinti che se dipendesse da questi loro due Pastori, le distanze ancora presenti sul cammino verso la piena comunione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa verrebbero colmate nel tempo di un abbraccio. Magari uno di quelli, intensi ed eloquenti, che si sono scambiati nella suggestiva cerimonia svoltasi nella basilica del Santo Sepolcro e che ora si aspettano di vedere in questi giorni a Costantinopoli. 

 

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