08/01/2024, 15.13
VATICANO
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Papa ai diplomatici: le vittime civili non sono 'danni collaterali' delle guerre

Nel discorso di inizio anno agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede un forte richiamo di Francesco al rispetto del diritto umanitario nei conflitti. "La comunità internazionale proibisca a livello universale la maternità surrogata". La preoccupazione del pontefice per la libertà religiosa negata "con forme di controllo tecnologico e la proliferazione di leggi anti-conversione".

Città del Vaticano (AsiaNews) – Nel mondo di oggi lacerato dai conflitti è urgente “un maggiore impegno della comunità internazionale per la salvaguardia e l’implementazione del diritto umanitario, che sembra essere l’unica via per la tutela della dignità umana in situazioni di scontro bellico”. È l’appello lanciato oggi da papa Francesco nel tradizionale discorso di inizio anno ai membri del corpo diplomatico accreditati presso la Santa Sede.

“In un contesto in cui sembra non essere osservato più il discernimento tra obiettivi militari e civili - ha detto Francesco - non c’è conflitto che non finisca in qualche modo per colpire indiscriminatamente la popolazione civile. Gli avvenimenti in Ucraina e a Gaza ne sono la prova evidente. Non dobbiamo dimenticare che le violazioni gravi del diritto internazionale umanitario sono crimini di guerra, e che non è sufficiente rilevarli, ma è necessario prevenirli”.

“Anche quando si tratta di esercitare il diritto alla legittima difesa – ha continuato il pontefice - è indispensabile attenersi ad un uso proporzionato della forza. Forse non ci rendiamo conto che le vittime civili non sono ‘danni collaterali’. Sono uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita. Sono bambini che rimangono orfani e privati del futuro. Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni. Se riuscissimo a guardare ciascuno di loro negli occhi, a chiamarli per nome e ad evocarne la storia personale - ha concluso - guarderemmo alla guerra per quello che è: nient’altro che un’immane tragedia e un’inutile strage, che colpisce la dignità di ogni persona su questa terra”.

L’appello è giunto dopo l’attenta ricognizione che il papa ha proposto dei tanti scenari di guerra aperti nel mondo. Citando le parole di Pio XII nel radiomessaggio di Natale del 1944, che auspicavano che dalla tragica esperienza della guerra mondiale l’umanità traesse una lezione sul bisogno di un “rinnovamento profondo” nelle relazioni tra i popoli, Francesco ha osservato amaramente come questa spinta sembri ormai essersi esaurita nel tempo della “terza guerra mondiale a pezzi”. Ribadendo la sua preoccupazione per quanto sta avvenendo in Israele e in Palestina dal 7 ottobre è tornato a chiedere la liberazione degli ostaggi e un cessate il fuoco su tutti i fronti “incluso il Libano”. “Auspico che la comunità internazionale percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese – ha aggiunto - come pure di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza”.

Quanto alla “guerra su larga scala della Federazione Russa contro l’Ucraina”, il papa ha detto che “non si può lasciare protrarre un conflitto che va incancrenendosi sempre di più, a detrimento di milioni di persone: occorre che si ponga fine alla tragedia in atto attraverso il negoziato, nel rispetto del diritto internazionale”. Ma il pontefice ha invitato a non dimenticare anche gli altri conflitti che insanguinano il mondo. A partire da quello che in Myanmar: “Vengano messi in campo tutti gli sforzi - ha chiesto - per dare speranza a quella terra e un futuro degno alle giovani generazioni, senza dimenticare l’emergenza umanitaria che ancora colpisce i Rohingya”. Esortando poi Armenia e Azerbaigian ad arrivare alla firma di un trattato di pace ha invocato soluzioni per la drammatica situazione umanitaria degli abitanti del Nagorno Karabakh: “Occorre favorire il ritorno degli sfollati alle proprie case in legalità e sicurezza e rispettare i luoghi di culto delle diverse confessioni religiose ivi presenti”, ha ammonito.

Tornando a denunciare l’enorme disponibilità di armi ha definito “illusoria” l’idea secondo cui costituirebbero un deterrente per i conflitti. “Piuttosto è vero il contrario – ha commentato - la disponibilità di armi ne incentiva l’uso e ne incrementa la produzione. Le armi creano sfiducia e distolgono risorse. Quante vite si potrebbero salvare con le risorse oggi destinate agli armamenti?”. E proprio nella logica del disarmo ha invocato anche la ripresa dei negoziati sul nucleare iraniano.

Francesco ha ricordato inoltre che “la via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo - ha aggiunto - ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre. Un bambino è sempre un dono e mai l’oggetto di un contratto. Auspico, pertanto, un impegno della comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica”. Come pure ha messo in guardia dalle “colonizzazioni ideologiche, tra le quali ha un ruolo centrale la teoria del gender, che è pericolosissima perché cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali. Tali colonizzazioni ideologiche provocano ferite e divisioni tra gli Stati, anziché favorire l’edificazione della pace”.

Sul tema della libertà religiosa violata il pontefice ha espresso dolore per il “numero di Paesi che adottano modelli di controllo centralizzato, con l’uso massiccio di tecnologia”. Come pure l’accanimento contro le minoranze attraverso “attacchi al patrimonio culturale e misure più subdole come la proliferazione delle leggi anti-conversione, la manipolazione delle regole elettorali e le restrizioni finanziarie”. Ha espresso preoccupazione per l’aumento degli episodi di antisemitismo e per gli “oltre 360 milioni i cristiani nel mondo che sperimentano un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede”.

Infine - anche di fronte ai diplomatici - il papa è tornata ad affrontare il tema dell’uso dell’intelligenza artificiale, al centro del suo messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest’anno: “Occorre una riflessione attenta ad ogni livello, nazionale e internazionale, politico e sociale, perché si mantenga al servizio dell’uomo, favorendo e non ostacolando, specialmente nei giovani, le relazioni interpersonali, un sano spirito di fraternità e un pensiero critico capace di discernimento”.

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