22/02/2018, 11.39
VATICANO
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Papa ai giovani: Come Maria, non temere la paura. La Gmg è per i coraggiosi

Diffuso oggi il Messaggio per la 33ma Giornata mondiale della gioventù, che si celebrerà il 25 marzo prossimo a livello diocesano. Tenendo presente il Sinodo di ottobre, il papa spinge i giovani a “non temere”, a “dare un nome” alle paure e a vivere il discernimento per comprendere la chiamata di Dio verso un “amore pieno di audacia e tutto proiettato verso il dono di sé”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Seguire il percorso della Vergine Maria, dalla paura al discernimento; dalla scoperta dell’essere “preziosi” agli occhi di Dio, al coraggio di dire “sì” e compiere il dono di sé verso la Chiesa e il mondo in un “amore pieno di audacia”, da “coraggiosi”. Sono alcune delle tracce che papa Francesco offre ai giovani nel suo Messaggio per la 33ma Giornata mondiale della gioventù (Gmg), che quest’anno si celebra nelle diocesi il 25 marzo prossimo, domenica delle Palme. Nel gennaio 2019, invece vi sarà il raduno mondiale a Panama (22-27 gennaio).

Il Messaggio, in uno stile di lettera personale rivolta ai giovani, ha come tema “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30) e si svolge come una meditazione su quanto è avvenuto a Maria, riportandolo ai sentimenti e alle esperienze dei giovani sul tema della “fede e il discernimento vocazionale”, che sono le tematiche che affronterà il Sinodo dei vescovi in prossimo ottobre. Maria, dice il pontefice, “cammina con noi verso il Sinodo e verso la Gmg di Panama”.

Non temere!

C’è anzitutto il “turbamento” di Maria all’annuncio dell’angelo, che il papa paragona al “brivido che proviamo di fronte alle decisioni sul nostro futuro, sul nostro stato di vita, sulla nostra vocazione”. E dopo aver domandato “voi giovani, quali paure avete?”, egli ne descrive alcune:

la paura “di non essere amati, benvoluti, di non essere accettati per quello che siete”, che porta a un forte “senso di inadeguatezza”. Da qui, il timore “di non riuscire a trovare una sicurezza affettiva e rimanere soli”; la “precarietà del lavoro”; il “non veder realizzati i propri sogni”. Tali timori sono “presenti in molti giovani, sia credenti che non credenti”.

Francesco suggerisce di “dare un nome alle vostre paure”: “Non abbiate timore di guardare con onestà alle vostre paure, riconoscerle per quello che sono e fare i conti con esse”. Grazie alla fede, credere “alla bontà fondamentale dell’esistenza che Dio ci ha donato”, confidando “che Lui conduce ad un fine buono anche attraverso circostanze e vicissitudini spesso per noi misteriose”.

Non facendosi bloccare dalla paura, ci si apre al “discernimento” soprattutto per comprendere la propria vocazione personale. “È necessario allora il silenzio della preghiera per ascoltare la voce di Dio che risuona nella coscienza”, ma anche il “dialogo con gli altri”, siano essi sacerdoti o persone mature che “come fratelli e sorelle maggiori nella fede possono accompagnarvi”. Aprirsi agli altri è una necessità: “Non lasciate, cari giovani, che i bagliori della gioventù si spengano nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mondo è quella del computer e dello smartphone. Spalancate le porte della vostra vita! I vostri spazi e tempi siano abitati da persone concrete, relazioni profonde, con le quali poter condividere esperienze autentiche e reali nel vostro quotidiano”.

Maria!

Il primo motivo per non temere è proprio il fatto che Dio ci chiama per nome. L’angelo, messaggero di Dio, ha chiamato Maria per nome… Cari giovani, l’essere chiamati per nome è dunque un segno della nostra grande dignità agli occhi di Dio, della sua predilezione per noi. E Dio chiama ciascuno di voi per nome. Voi siete il “tu” di Dio, preziosi ai suoi occhi, degni di stima e amati (cfr Isaia 43,4). Accogliete con gioia questo dialogo che Dio vi propone, questo appello che Egli rivolge a voi chiamandovi per nome”.

Hai trovato grazia presso Dio

“Il motivo principale per cui Maria non deve temere è perché́ ha trovato grazia presso Dio”. Questo “amore gratuito, non dovuto”, dà coraggio al discepolo. Anche se rimane sempre presente un “sentimento di inadeguatezza”, “egli sa di essere assistito dalla grazia di Dio”.

“L’aver ‘trovato grazia ai suoi occhi’ – spiega il papa - significa che il Creatore scorge una bellezza unica nel nostro essere e ha un disegno magnifico per la nostra esistenza. Questa consapevolezza non risolve certamente tutti i problemi o non toglie le incertezze della vita, ma ha la forza di trasformarla nel profondo. L’ignoto che il domani ci riserva non è una minaccia oscura a cui bisogna sopravvivere, ma un tempo favorevole che ci è dato per vivere l’unicità della nostra vocazione personale e condividerla con i nostri fratelli e sorelle nella Chiesa e nel mondo”.

Coraggio nel presente

“Dalla certezza che la grazia di Dio è con noi proviene la forza di avere coraggio nel presente: coraggio per portare avanti quello che Dio ci chiede qui e ora, in ogni ambito della nostra vita; coraggio per abbracciare la vocazione che Dio ci mostra; coraggio per vivere la nostra fede senza nasconderla o diminuirla”.

Il papa esprime ai giovani il desiderio “che nella Chiesa vi siano affidate responsabilità importanti, che si abbia il coraggio di lasciarvi spazio; e voi, preparatevi ad assumere queste responsabilità”. Egli li spinge ancora una volta a guardare a Maria, scoprendo un “amore pieno di audacia e tutto proiettato verso il dono di sé”.

E conclude con un invito e un’amichevole sfida: “Carissimi giovani, il Signore, la Chiesa, il mondo, aspettano anche la vostra risposta alla chiamata unica che ognuno ha in questa vita! Mentre si avvicina la Gmg di Panamá, vi invito a prepararvi a questo nostro appuntamento con la gioia e l’entusiasmo di chi vuol essere partecipe di una grande avventura. La Gmg è per i coraggiosi! Non per giovani che cercano solo la comodità e che si tirano indietro davanti alle difficoltà. Accettate la sfida?”.

Il Messaggio ha la data dell'11 febbraio scorso, memoria della Madonna di Lourdes.

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