15/06/2025, 13.23
VATICANO
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Papa all'Angelus: 'In Myanmar intraprendere strada del dialogo inclusivo'

All'Angelus nuovo appello per la pace "in Medio Oriente, in Ucraina e nel mondo intero". In Myanmar "nonostante il cessate il fuoco, continuano i bombardamenti", ha ricordato Prevost. In Nigeria in un "terribile massacro" sono morte 200 persone, ospiti di una missione cattolica: "Sicurezza, giustizia e pace prevalgano". Nell'omelia in San Pietro: sport favorisce "cultura dell'incontro e fratellanza".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Oggi, solennità della Santissima Trinità, papa Leone XIV dalle ore 10 ha presieduto nella basilica di San Pietro la celebrazione eucaristica per il Giubileo dello Sport. Presenti circa 6500 fedeli, per lo più atleti e dirigenti sportivi. Al termine, in occasione della preghiera mariana dell’Angelus, Prevost ha sottolineato che lo sport può essere “via per costruire la pace”, in quanto dedito a valori quali “rispetto” e “lealtà”, che favoriscono la “cultura dell’incontro e della fratellanza”. È ciò ci cui il mondo di oggi ha “tanto bisogno”. 

“Sono molti, infatti, i conflitti armati. Nel Myanmar, nonostante il cessate-il-fuoco, continuano i combattimenti, con danni anche alle infrastrutture civili”, ha ricordato il pontefice. “Invito tutte le parti a intraprendere la strada del dialogo inclusivo, l’unica che può condurre a una soluzione pacifica e stabile”. Parole che fanno eco all’appello condiviso ieri al termine dell’udienza giubilare, in riferimento al preoccupante conflitto tra Israele e Iran. Ma anche un altro “terribile massacro” è avvenuto tra il 13 e il 14 giugn o, nella città di Yelwata, Stato di Benue, in Nigeria. “Circa duecento persone sono state uccise con estrema crudeltà, la maggior parte delle quali erano sfollati interni, ospitati dalla missione cattolica locale”, ha affermato Leone XIV. “Prego affinché la sicurezza, la giustizia e la pace prevalgano in Nigeria, Paese amato”, ha detto.

E un pensiero è anche per la Repubblica del Sudan, schiacciato da una crisi umanitaria che non ha eguali nel mondo. Una terra “da oltre due anni devastata dalle violenze”, ha continuato. “Mi è giunta la triste notizia della morte del Rev.do Luke Jumu, parroco di El Fasher, vittima di un bombardamento”. E anche per il Paese con il più alto numero di sfollati interni al mondo, papa Prevost ha rivolto un appello ai combattenti “affinché si fermino, proteggano i civili e intraprendano un dialogo per la pace. Esorto la comunità internazionale a intensificare gli sforzi per fornire almeno l’assistenza essenziale alla popolazione, duramente colpita dalla grave crisi umanitaria”, ha affermato da San Pietro. E la preghiera  di papa Leone è anche “per la pace in Medio Oriente, in Ucraina e nel mondo intero”, ha aggiunto al termine della celebrazione. 

Nel testo dell’omelia letto durante la celebrazione, papa Leone XIV ha affermato che il binomio sport-trinità, nonostante non sia “di uso comune”, non è un accostamento “fuori luogo”. “Ogni buona attività umana, infatti, porta in sé un riflesso della bellezza di Dio, e certamente lo sport è tra queste - ha detto -. Del resto, Dio non è statico, non è chiuso in sé. È comunione, viva relazione”. Un dinamismo dal quale “sgorga la vita”. Lo sport, può quindi essere veicolo per l’incontro con la trinità, in quanto “richiede un movimento dell’io verso l’altro, certamente esteriore, ma anche e soprattutto interiore”, ha aggiunto il pontefice. 

Si è quindi soffermato su una espressione che si usa in italiano per “incitare” atleti e atlete: “Dai!”. “È un imperativo bellissimo: è l’imperativo del verbo ‘dare’ - ha spiegato Prevost -. E questo può farci riflettere: non si tratta solo di dare una prestazione fisica, magari straordinaria, ma di dare sé stessi, di ‘giocarsi’”. Quindi, ha parlato di tre aspetti che rendono lo sport, oggi, “un mezzo prezioso di formazione umana e cristiana”. Anzitutto, “lo sport – specialmente quando è di squadra – insegna il valore della collaborazione, del camminare insieme, di quel condividere”. In un mondo che pare essere sempre più individualista. Esso può essere “strumento importante di ricomposizione e d’incontro: tra i popoli, nelle comunità, negli ambienti scolastici e lavorativi, nelle famiglie”. 

In secondo luogo, in una società sempre più digitale, lo sport “valorizza la concretezza dello stare insieme, il senso del corpo, dello spazio, della fatica, del tempo reale”. Il terzo aspetto riguarda, invece, la capacità dello sport di insegnare “anche a perdere, mettendo l’uomo a confronto, nell’arte della sconfitta, con una delle verità più profonde della sua condizione: la fragilità, il limite, l’imperfezione”. “Non è un caso”, ha aggiunto il papa, che anche nella vita di molti santi lo sport abbia avuto un ruolo significativo. “Pensiamo al Beato Pier Giorgio Frassati, patrono degli sportivi, che sarà proclamato santo il prossimo 7 settembre. La sua vita, semplice e luminosa, ci ricorda che, come nessuno nasce campione, così nessuno nasce santo”, ha affermato. “È l’allenamento quotidiano dell’amore che ci avvicina alla vittoria definitiva e che ci rende capaci di lavorare all’edificazione di un mondo nuovo”. 

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