20/07/2025, 13.37
VATICANO
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Papa chiama per nome le vittime della parrocchia di Gaza. 'Osservare il diritto umanitario'

È "profondo" il dolore di Leone XIV per le drammatiche notizie dalla Striscia. L'appello dall'Angelus a Castel Gandolfo è per il "divieto di punizione collettiva" e "spostamento forzato della popolazione". Ai cristiani in Medio Oriente: "Siete nel cuore del papa e di tutta la Chiesa". 

Roma (AsiaNews) - Stamane Papa Leone XIV, all’Angelus recitato in Piazza della Libertà a Castel Gandolfo, si è soffermato sulle notizie “drammatiche dal Medio Oriente, in particolare da Gaza”. È “profondo” il dolore del pontefice per l’attacco di Israele contro la Parrocchia della Sacra Famiglia in Gaza City, che mons. Shomali ha definito ad AsiaNews “terribile e scandaloso”. Prevost ha scandito i nomi delle tre vittime: “Saad Issa Kostandi Salameh, Foumia Issa Latif Ayyad, Najwa Ibrahim Latif Abu Daoud”. E si è detto “vicino ai loro familiari e a tutti i parrocchiani”. “Tale atto, purtroppo, si aggiunge ai continui attacchi militari contro la popolazione civile e i luoghi di culto a Gaza”, ha affermato.

“Chiedo nuovamente che si fermi subito la barbarie della guerra e che si raggiunga una risoluzione pacifica del conflitto”. Papa Leone XIV ha rivolto ancora una volta alla comunità internazionale un appello a “osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione”. E si è rivolto alle comunità cristiane del Medio Oriente: “Sono vicino alla vostra sensazione di poter fare poco davanti a questa situazione così drammatica. Siete nel cuore del Papa e di tutta la Chiesa. Grazie per la vostra testimonianza di fede”. Invocando la Vergine Maria, ha detto: “Vi protegga sempre e accompagni il mondo verso albori di pace”.

Prima dell’Angelus, dalle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, dove ha trascorso le ultime due settimane di “riposo”, papa Leone XIV si è recato a piedi nella cattedrale di Albano Laziale intitolata a San Pancrazio Martire, per celebrare la messa alle 9:30. Durante gli spostamenti si è concesso ai fedeli radunati nelle strade per dei saluti. E ai microfoni dei cronisti presenti, ai quali ha detto: “Il mondo non sopporta più, c’è tanto conflitto, tante guerre, bisogna lavorare davvero per la pace”. Un momento, che accompagna quello di domenica scorsa, definito “significativo di comunione ecclesiale e di incontro con la Comunità diocesana”.

Le letture odierne parlano di “ospitalità, di servizio e di ascolto”, ha affermato Prevost all’inizio dell’omelia. Nel Vangelo (Lc 10,38-42), che narra di Gesù ospite a casa delle sorelle Marta e Maria, dove una “lo accoglie con mille attenzioni, mentre l’altra lo ascolta seduta ai suoi piedi”. “Alle lamentele della prima […] Gesù risponde invitandola ad apprezzare il valore dell’ascolto”. Gli atteggiamenti delle due donne non sono da vedere come “contrapposti”, ma come “dimensioni gemelle dell’accoglienza”.

Anzitutto nei confronti di Dio. “Se infatti è importante che viviamo la nostra fede nella concretezza dell'azione e nella fedeltà ai nostri doveri […] è però pure fondamentale che lo facciamo partendo dalla meditazione”, ha affermato il pontefice. Una dimensione, quest’ultima, che “oggi abbiamo particolarmente bisogno di recuperare”. Che si può riscoprire nel tempo estivo, “momento provvidenziale”. “Approfittiamone per assaporare, venendo dal turbine di impegni e preoccupazioni, qualche momento di quiete, di raccoglimento, come pure per condividere, recandoci in qualche posto, la gioia di vederci”, ha continuato. Per promuovere, in questo modo, anche una “cultura di pace”, aiutando “a superare fratture, ostilità e a costruire comunione: tra le persone, tra i popoli, tra le religioni”, ha detto il papa nell’omelia.

Prevost ha anche citato papa Francesco, che durante l’Angelus del 21 luglio 2019 sottolineava i due atteggiamenti fondamentali per “assaporare la vita con gioia”. A pochi mesi dallo scoppio della pandemia, Bergoglio sottolineava “lo ‘stare ai piedi’ di Gesù, per ascoltarlo mentre ci svela il segreto di ogni cosa”, e l’“essere premurosi e pronti nell’ospitalità, quando Lui passa e bussa alla nostra porta”. Azioni che certamente necessitano di una certa dose di “fatica”, ha sottolineato Leone XIV. “Ma è solo così, con questi sforzi, che nella vita si costruisce qualcosa di buono; è solo così che tra le persone nascono e crescono relazioni autentiche e forti, e che dal basso, dalla quotidianità”. In definitiva, Maria e Marta, così come Abramo nella prima lettura (Gn 18,1-10a), ricordano “che ascolto e servizio sono due atteggiamenti complementari con cui aprirci, nella vita, alla presenza benedicente del Signore”. 

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