28/05/2023, 09.35
VATICANO
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Papa per i Rohingya colpiti dal ciclone Mocha: sia favorito accesso agli aiuti

L'appello per le 800mila persone colpite dal ciclone al confine tra Bangladesh e Myanmar, dopo la Messa di Pentecoste presieduta nella basilica di San Pietro. L'invito ai fedeli: "Docili allo Spirito costruiamo armonia nel mondo e nella Chiesa". "Oggi c’è tanta discordia, tanta divisione, tante guerre, frutto dello spirito della divisione. Invochiamo lo Spirito di unità che porta pace".

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Rimettiamo lo Spirito Santo al centro della Chiesa, altrimenti il nostro cuore non sarà bruciato dall’amore per Gesù, ma dall’amore per noi stessi”. È l’invito rivolto da papa Francesco nell’omelia della solennità di Pentecoste, celebrata oggi dal pontefice presiedendo la Messa nella basilica di San Pietro. Un invito accompagnato da un accorato appello - lanciato durante la preghiera del Regina Caeli, pronunciata a mezzogiorno dalla finestra del suo studio - per le popolazioni che vivono al confine tra il Bangladesh e il Myanmar, colpite dal ciclone Mocha. "Sono oltre 800mila persone, oltre ai tanti Rohingia che già vivono in condizoni precarie - ha detto il papa -. Mentre rinnovo a queste popolazioni la mia vicinanza mi rivolgo ai responsabili affinché favoriscano l'accesso degli aiuti umanitari. E faccio appello al senso di solidarietà umana e solidarietà ecclesiale per soccorrere questi nostri fratelli e sorelle" 

Di fronte al mistero dello Spirito Santo che scende sugli Apostoli, nella sua omelia papa Francesco aveva invitato a riconoscere la sua azione portatrice di armonia nel mondo creato da Dio, nella Chiesa e nei nostri cuori. Fin dall’inizio questo volto di Dio è infatti all’opera in una maniera del tutto particolare. Lo Spirito – ha spiegato il papa – “è Colui che, al principio e in ogni tempo, fa passare le realtà create dal disordine all’ordine, dalla dispersione alla coesione, dalla confusione all’armonia. Egli dà al mondo, in una parola, armonia. Rinnova la terra, ma attenzione: non cambiando la realtà, bensì armonizzandola; questo è il suo stile”.

“Oggi nel mondo c’è tanta discordia, tanta divisione – ha commentato -. Siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine. Tante guerre, tanti conflitti: sembra incredibile il male che l’uomo può compiere. Ma, in realtà, ad alimentare le nostre ostilità c’è lo spirito della divisione, il diavolo, il cui nome significa proprio ‘divisore’”. Di fronte al male della discordia, i nostri sforzi per costruire l’armonia non bastano. Per questo il Signore “al culmine della sua Pasqua, al culmine della salvezza, riversa sul mondo creato il suo Spirito buono, lo Spirito Santo, che si oppone allo spirito divisore perché è armonia, Spirito di unità che porta la pace. Invochiamolo ogni giorno sul nostro mondo”, ha esortato Francesco.

Ma questa stessa azione avviene anche nella Chiesa: lo Spirito non le dà inizio “impartendo istruzioni e norme alla comunità, ma scendendo su ciascun Apostolo: ognuno riceve grazie particolari e carismi differenti. Tutta questa pluralità di doni diversi potrebbe ingenerare confusione, ma lo Spirito, come nella creazione, proprio a partire dalla pluralità ama creare armonia. “Non è un ordine imposto e omologato”, “non crea una lingua uguale per tutti, non cancella le differenze, le culture, ma armonizza tutto senza omologare, senza uniformare”. Lo Spirito “non comincia da un progetto strutturato, come faremmo noi, che spesso poi ci disperdiamo nei nostri programmi; no, Lui inizia elargendo doni gratuiti e sovrabbondanti. Crea armonia così, ci invita a provare stupore per il suo amore e per i suoi doni presenti negli altri. Vedere ogni fratello e sorella nella fede come parte dello stesso corpo a cui appartengo: questo è lo sguardo armonioso dello Spirito, il cammino che ci indica”.

Ed è anche il cammino del Sinodo in corso, che non è “un parlamento per reclamare diritti e bisogni secondo l’agenda del mondo, non l’occasione per andare dove porta il vento, ma l’opportunità per essere docili al soffio dello Spirito”. Senza lo Spirito “la Chiesa è inerte, la fede è solo una dottrina, la morale solo un dovere, la pastorale solo un lavoro. A volte sentiamo cosiddetti pensatori, teologi, che ci danno dottrine fredde, sembrano matematiche, perché manca lo Spirito dentro. Con Lui, invece, la fede è vita, l’amore del Signore ci conquista e la speranza rinasce. Con Lui, invece, la fede è vita, l’amore del Signore ci conquista e la speranza rinasce”. E lo Spirito ama discendere mentre “tutti si trovano insieme” (cfr At 2,1): “Il popolo di Dio, per essere ricolmo dello Spirito, deve camminare insieme, fare sinodo – ha commentato Francesco -. Così si rinnova l’armonia nella Chiesa: camminando insieme con lo Spirito al centro. Costruiamo armonia nella Chiesa”.

Infine lo Spirito fa armonia nei nostri cuori. Ci viene donato “per uno scopo preciso: per perdonare i peccati, cioè per riconciliare gli animi, per armonizzare i cuori lacerati dal male, frantumati dalle ferite, disgregati dai sensi di colpa. Solo lo Spirito rimette armonia nel cuore. Se vogliamo armonia – ha ammonito il papa -cerchiamo Lui, non dei riempitivi mondani. Invochiamo lo Spirito Santo ogni giorno, iniziamo ogni giornata pregandolo, diventiamo docili a Lui”.

Di qui l’invito a chiedersi: “io sono docile all’armonia dello Spirito? Oppure perseguo i miei progetti, le mie idee senza lasciarmi plasmare, senza farmi cambiare da Lui? Sono frettoloso nel giudicare, punto il dito e sbatto porte in faccia agli altri, ritenendomi vittima di tutti e di tutto? Oppure accolgo la sua potenza creatrice armoniosa, la ‘grazia dell’insieme’ che Egli ispira, il suo perdono che dà pace? E a mia volta perdono, promuovo riconciliazione e creo comunione?”

“Se il mondo è diviso, se la Chiesa si polarizza, se il cuore si frammenta – ha concluso Francesco - non perdiamo tempo a criticare gli altri e ad arrabbiarci con noi stessi, ma invochiamo lo Spirito. Vieni Spirito del perdono, armonia del cuore, trasformaci come Tu sai, per mezzo di Maria”.

 

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