27/09/2023, 11.13
VATICANO
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Papa: dal Mediterraneo l'Europa ritrovi la speranza

All'udienza generale papa Francesco ha ripercorso il suo viaggio apostolico a Marsiglia. "Il mare è una culla di civiltà per la vita, non è tollerabile che diventi una tomba.Dei giovani poveri di speranza, chiusi nel privato, preoccupati di gestire la loro precarietà, come possono aprirsi all’incontro e alla condivisione?".

Città del Vaticano (AsiaNews) – “L’Europa ha bisogno di ritrovare passione ed entusiasmo”. Lo ha detto oggi papa Francesco all’udienza generale con i fedeli in piazza San Pietro ripercorrendo il viaggio apostolico che lo ha portato nei giorni scorsi a Marsiglia per la conclusione dei Rencontres Méditerranéennes, che hanno coinvolto vescovi, sindaci e giovani dell’area mediterranea. “Il Mediterraneo è culla di civiltà – ha ricordato Francesco - e una culla è per la vita. Non è tollerabile che diventi una tomba, e nemmeno un luogo di conflitto. Il Mare Mediterraneo è quanto di più opposto ci sia allo scontro tra civiltà, alla guerra, alla tratta di esseri umani. È l’esatto opposto: il Mediterraneo mette in comunicazione l’Africa, l’Asia e l’Europa; il nord e il sud, l’oriente e l’occidente; le persone e le culture, i popoli e le lingue, le filosofie e le religioni”.

“Dall’evento di Marsiglia che cosa è uscito? – si è chiesto Francesco -. Uno sguardo sul Mediterraneo che definirei semplicemente umano, non ideologico, non strategico, non politicamente corretto né strumentale. Umano, cioè capace di riferire ogni cosa al valore primario della persona umana e della sua inviolabile dignità”. Nello stesso tempo “è uscito uno sguardo di speranza. Questo è ogni volta sorprendente – ha aggiunto -. Quando ascolti i testimoni che hanno attraversato situazioni disumane o che le hanno condivise, e proprio da loro ricevi una ‘professione di speranza’, allora ti trovi di fronte all’opera di Dio. E ti accorgi che quest’opera passa sempre attraverso la fraternità: attraverso gli occhi, le mani, i piedi, i cuori di uomini e donne che, nei rispettivi ruoli di responsabilità ecclesiale e civile, cercano di costruire relazioni fraterne e di amicizia sociale”.

Proprio questa speranza è l’eredità più preziosa che – ha ammonito il pontefice – “non deve volatilizzarsi”, ma “concretizzarsi in azioni a lungo, medio e breve termine”. “Significa lavorare perché le persone, in piena dignità, possano scegliere di emigrare o di non emigrare – ha esemplificato -. Impegnarci tutti affinché ognuno possa vivere in pace, sicurezza e prosperità nel proprio Paese di origine. Ma c’è un altro aspetto complementare: occorre ridare speranza alle nostre società europee, specialmente alle nuove generazioni. Infatti, come possiamo accogliere altri, se non abbiamo noi per primi un orizzonte aperto al futuro? Dei giovani poveri di speranza, chiusi nel privato, preoccupati di gestire la loro precarietà, come possono aprirsi all’incontro e alla condivisione? Le nostre società ammalate di individualismo, di consumismo e di vuote evasioni – ha concluso - hanno bisogno di aprirsi, di ossigenare l’anima e lo spirito, e allora potranno leggere la crisi come opportunità e affrontarla in maniera positiva”.

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