30/09/2019, 14.45
VATICANO
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Papa: il missionario è colui che ‘vive il coraggio del Vangelo senza troppi calcoli’

Ricevendo le delegazioni di istituti missionari di fondazione italiana, Francesco ha detto: “non abbiate timore di testimoniare Gesù anche laddove risulta scomodo o poco conveniente. Testimoniarlo con tutta la vita”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il missionario è colui che “vive il coraggio del Vangelo senza troppi calcoli, a volte andando anche oltre il buon senso comune perché spinto dalla fiducia riposta esclusivamente in Gesù”, perché “non esiste altra ragione se non Cristo Risorto per decidere di partire, di lasciare gli affetti più cari, il proprio paese, i propri amici, la propria cultura”. La scelta di farsi missionario nel mondo di oggi, anche in situazioni difficili, è stata al centro dell’incontro avuto oggi da papa Francesco con le delegazioni di istituti missionari di fondazione italiana, avvenuto alla vigilia del Mese missionario straordinario.

“L’annuncio della bellezza, della gioia e della novità del Vangelo – ha detto Francesco - sia esplicito ed implicito, tocchi tutte le situazioni dell’avventura umana. Non abbiate timore di testimoniare Gesù anche laddove risulta scomodo o poco conveniente. Testimoniarlo con tutta la vita, non con metodologie imprenditoriali che rispondono più a uno spirito di proselitismo che a una vera evangelizzazione. Non dimenticatevi che il protagonista dell’evangelizzazione è lo Spirito Santo. Lui, il Signore, saprà trovare i modi per far attecchire quel piccolo seme che è il suo nome pronunciato nell’amore da un missionario o da una missionaria e trasformarlo a poco a poco in una pianta di fede solida alla cui ombra tanti potranno riposare. Il seme sotterrato… Mi viene in mente una cosa che mi ha detto il cardinale Hummes: lui è ‘in pensione’ ma è l’incaricato dell’Episcopato brasiliano per tutta la regione dell’Amazzonia, e quando va in un villaggio, in una cittadina, una delle prime cose che fa è andare al cimitero, a vedere le tombe dei missionari e delle missionarie. Mi ha raccontato questo e poi ha aggiunto: ‘Tutti quelli meritano di essere canonizzati, per il seme che hanno gettato lì’. Un bel pensiero”.

“Mi ha colpito – ha detto ancora - sentirvi ribadire senza tentennamenti: ‘Siamo missionarie e missionari ad gentes… ad extra… ad vitam’. E non lo dite come uno slogan – questo sarebbe pericoloso! –, ma con le necessarie motivazioni e specificazioni. Lo dite senza trionfalismo o senso di sfida, anzi, nella consapevolezza della crisi attuale, accolta come opportunità di discernimento, di conversione, di rinnovamento. Con la consacrazione alla missione ad gentes, voi apportate il vostro contributo specifico all’impegno di evangelizzazione di tutta la Chiesa. Con la ricchezza dei carismi dei vostri Istituti – che vuol dire cuori, volti, storie e anche sangue di missionari e missionarie – voi interpretate il messaggio della Evangelii nuntiandi di San Paolo VI, quello della Redemptoris missio di San Giovanni Paolo II, e quello della Evangelii gaudium. E con questa ermeneutica incarnata nella vita vostra e delle vostre comunità voi arricchite il sentire e il camminare della Chiesa”.

“Aiutate a tenere viva nel popolo di Dio la coscienza di essere costitutivamente ‘in uscita’, inviato a portare a tutte le genti la benedizione di Dio che è Gesù Cristo. E inoltre lo aiutate a ricordare che la missione non è opera individuale, di ‘campioni solitari’, ma è comunitaria, fraterna, condivisa. In questo senso, è un valore aggiunto la collaborazione tra i vostri Istituti: andate avanti così!”.

“Un altro apporto tipico che voi offrite alla Chiesa è quello di far vedere che la missione non è ‘a senso unico’ – dall’Europa verso il resto del mondo: queste sono le tracce del vecchio colonialismo –, ma vive di un interscambio, che è ormai evidente ma va colto come un valore, un segno dei tempi. Oggi la maggior parte delle vocazioni sacerdotali e religiose sorge in territori che in precedenza solo ricevevano missionari. Questo fatto, da una parte, aumenta in noi il senso di gratitudine verso i santi evangelizzatori che hanno seminato con grandi sacrifici in quelle terre; e d’altra parte costituisce una sfida per le Chiese e per gli Istituti: una sfida per la comunione e per la formazione. Ma una sfida da accogliere senza paura, con fiducia nello Spirito Santo che è Maestro nell’armonizzare le diversità”.

“È necessario – ha proseguito - riscoprire l’affascinante avventura del farsi vicini, di diventare amici, di accogliersi e di aiutarsi. Questo atteggiamento riguarda tutti: sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici. Il tema dell’ottobre missionario straordinario 2019 è ‘Battezzati e inviati’, scelto proprio per ricordare che la natura intrinseca della Chiesa è missionaria. La Chiesa esiste in cammino; sul divano non c’è, la Chiesa”.

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