07/05/2015, 00.00
VATICANO
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Papa: il vero amore è “concreto”, non è “un amore di telenovela”, “una fantasia” e “si comunica, non rimane isolato”

“Ci sono due criteri che ci aiuteranno a distinguere il vero dal non-vero amore”. Il primo è che l’amore è “più nei fatti che nelle parole”. Il secondo è che “l’amore dà se stesso e riceve”. E anche i monaci e le monache di clausura “comunicano ... e tanto: con il Signore, anche con quelli che vanno a trovare una parola di Dio”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Il vero amore è “concreto, è nelle opere, è un amore costante”, non è “un amore di telenovela” e “si comunica, non rimane isolato”, perché “non c’è amore senza comunicarsi, non c’è amore isolato”. E anche i monaci e le monache di clausura in realtà non si isolano, ma comunicano e tanto. L’ha detto Papa Francesco nell’omelia della messa celebrata questa mattina a Casa santa Marta, prendendo spunto dal passo del Vangelo di oggi nel quale Gesù “ci chiede di rimanere nel suo amore”.

“Ci sono due criteri – ha sostenuto Francesco - che ci aiuteranno a distinguere il vero dal non-vero amore”. Il primo è che l’amore è “più nei fatti che nelle parole”: non è “un amore di telenovela”, “una fantasia”, storie che “ci fanno battere un po’ il cuore, ma niente di più”. E’ “nei fatti concreti”. “Gesù ammoniva i suoi: ‘Non quelli che dicono ‘Signore! Signore!’ entreranno nel Regno dei Cieli, ma quelli che hanno fatto la volontà del mio Padre, che hanno osservato i miei comandamenti’”. “Cioè, il vero amore è concreto, è nelle opere, è un amore costante. Non è un semplice entusiasmo. Anche, tante volte è un amore doloroso: pensiamo all’amore di Gesù portando la croce. Ma le opere dell’amore sono quelle che Gesù ci insegna nel brano del capitolo 25 di San Matteo. Ma chi ama fa questo: il protocollo del giudizio. Ero affamato, mi hai dato da mangiare, eccetera. Concretezza. Anche le beatitudini, che sono il ‘programma pastorale’ di Gesù, sono concrete”.

“Una delle prime eresie nel cristianesimo – ha aggiunto il Papa - è stata quella del pensiero gnostico” che parlava di un “Dio lontano … e non c’era concretezza”. Invece, l’amore del Padre “è stato concreto, ha inviato Suo Figlio … fatto carne per salvarci”.

Il secondo criterio dell’amore è che “si comunica, non rimane isolato. L’amore dà  se stesso e riceve, si fa quella comunicazione che è tra il Padre e il Figlio, una comunicazione che la fa lo Spirito Santo”. “Non c’è amore senza comunicarsi, non c’è amore isolato. Ma qualcuno di voi può domandarmi: ‘Ma Padre, i monaci e le monache di clausura sono isolate’. Ma comunicano ... e tanto: con il Signore, anche con quelli che vanno a trovare una parola di Dio … Il vero amore non può isolarsi. Se è isolato, non è amore. E’ una forma spiritualista di egoismo, di rimanere chiuso in se stesso, cercando il proprio profitto … E’ egoismo”.

“Rimanere nell’amore di Gesù significa fare” e “capacità di comunicarsi, di dialogo, sia con il Signore sia con i nostri fratelli”. “E’ così semplice questo. Ma non è facile. Perché l’egoismo, il proprio interesse ci attira, e ci attira per non fare e ci attira per non comunicarci. Cosa dice il Signore di quelli che rimarranno nel suo amore? ‘Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena’. Il Signore che rimane nell’amore del Padre è gioioso, ‘e se voi rimarrete nel mio amore, la vostra gioia sarà piena’: una gioia che tante volte viene insieme alla croce. Ma quella gioia – Gesù stesso ci ha detto – nessuno ve la potrà togliere”. Che il Signore, la preghiera conclusiva del Papa, “ci dia la grazia della gioia, quella gioia che il mondo non può dare”.

 

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