05/05/2023, 14.06
VATICANO
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Papa: nelle Chiese di tutto il mondo vi sia la stessa attenzione per le vittime di abusi

La raccomandazione di Francesco durante l'incontro con la Pontificia Commissione per la tutela dei minori: "Non è giusto che fuori dalle aree più prospere le vittime e le famiglie soffrano in silenzio, magari respinte o stigmatizzate quando cercano di farsi avanti per raccontare quanto subito". L'invito a coltivare una "spiritualità di riparazione" attraverso l'ascolto di chi è stato ferito. 

Città del Vaticano (AsiaNews) – Vanno superate le disuguaglianze tra le diverse aree del mondo nella Chiesa sull’attenzione alle sofferenze dei minori vittime di abusi sessuali. Lo ha detto oggi papa Francesco facendo espressamente riferimento ad Asia, Africa ed America Latina ricevendo in udienza in Vaticano i componenti della rinnovata Pontificia Commissione per la tutela dei minori.

Non è giusto - ha detto il pontefice - che le aree più prospere del pianeta possano contare su programmi di tutela ben formati e ben finanziati, in cui le vittime e le loro famiglie sono rispettate, mentre coloro che vivono in altre parti del mondo soffrono in silenzio, magari respinti o stigmatizzati quando cercano di farsi avanti per raccontare gli abusi subiti. Anche in quest’ambito, la Chiesa deve sforzarsi di diventare un esempio di accoglienza e di buon modo di agire”. In questo senso il papa si è detto incoraggiato dai piani approntati dalla Commissione “in termini di formazione e di servizio alle vittime” anche in Asia, Africa e America Latina.

In precedenza nel suo discorso papa Francesco aveva riconosciuto che “l’abuso sessuale di minori da parte del clero e la sua cattiva gestione da parte dei leader ecclesiastici sono stati una delle sfide più grandi per la Chiesa del nostro tempo. L’incapacità di agire correttamente per fermare questo male e di venire in aiuto alle sue vittime ha deturpato la nostra stessa testimonianza dell’amore di Dio”. Ha anche aggiunto che “negli ultimi dieci anni abbiamo tutti imparato molto, me compreso”.

Insieme alle misure per contrastare il ripetersi di questo fenomeno, Francesco ha indicato alla Commissione anche un altro orizzonte, definito come “una spiritualità di riparazione”. “Il terribile senso di perdita provato da tanti a causa degli abusi – ha detto - può sembrare a volte troppo pesante da sopportare. Ma il Signore, che in ogni tempo fa nascere cose nuove, può ridare vita alle ossa inaridite (cfr Ez 37,6). Perciò anche quando il cammino da percorrere è arduo e faticoso, vi esorto a non bloccarvi, a continuare a tendere la mano, a cercare di infondere fiducia in coloro che incontrate e che condividono con voi questa causa comune. Non scoraggiatevi quando sembra che poco stia cambiando in meglio. Perseverate, andate avanti”.

Ma la riparazione deve guardare ovviamente soprattutto alle vittime. “Di recente – ha raccontato il papa - ho incontrato un gruppo di sopravvissuti ad abusi, che hanno chiesto di incontrare la direzione dell’istituto religioso che gestiva la scuola da loro frequentata circa 50 anni fa. Erano tutte persone anziane e alcune di loro, consapevoli dello scorrere veloce del tempo, hanno espresso il desiderio di vivere in pace gli ultimi anni della vita. E la pace, per loro, significava riprendere la relazione con la Chiesa che li aveva offesi, volevano chiudere non solo con il male subito, ma anche con le domande che da allora portavano dentro di sé. Volevano essere ascoltati, creduti, volevano qualcuno che li aiutasse a capire. Abbiamo parlato insieme e hanno avuto il coraggio di aprirsi. In particolare, la figlia di uno degli abusati ha parlato dell’impatto che l’esperienza del padre ha avuto su tutta la loro famiglia. Riparare i tessuti lacerati della storia è un atto redentivo, è l’atto del Servo sofferente, che non ha evitato il dolore, ma ha preso su di sé ogni colpa”.

“Ora - ha osservato papa Francesco - è il momento di rimediare al danno fatto alle generazioni che ci hanno preceduto e a coloro che continuano a soffrire. Questa stagione pasquale è segno che si prepara per noi un nuovo tempo, una nuova primavera fecondata dal lavoro e dalle lacrime condivisi con chi ha patito. Per questo è importante che non smettiamo mai di andare avanti”. “Dalla vita ordinaria di una diocesi nelle sue parrocchie e nel suo seminario – ha concluso Francesco - alla formazione dei catechisti, degli insegnanti e di altri operatori pastorali, l’importanza della tutela dei minori e delle persone fragili dev’essere una norma per tutti; e in questo senso, nella vita religiosa e apostolica, la novizia di clausura deve attenersi agli stessi standard ministeriali del fratello anziano che ha passato una vita intera a insegnare ai giovani”.

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