23/03/2021, 13.15
VATICANO
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Papa: non contrapporre la radicalità del Vangelo alla debolezza dell’uomo

In un messaggio per i 150 anni della proclamazione di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori a Dottore della Chiesa, Francesco invita la teologia morale a porsi domande come “dov’è il tuo fratello schiavo? Dov’è quello che stai uccidendo ogni giorno nella piccola fabbrica clandestina, nella rete della prostituzione, nei bambini che utilizzi per l’accattonaggio?”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Non contrapporre la radicalità evangelica alla debolezza dell’uomo, trovare “sempre” la strada che non allontani, ma avvicini i cuori a Dio, andare incontro ai più fragili per combattere la logica della legge del più forte che ‘considera l’essere umano come un bene di consumo, andare incontro ai “fragili” della nostra società. Lo insegnò e fece Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che 150 anni or sono fu proclamato Dottore della Chiesa, anniversario ricordato da papa Francesco in un messaggio inviato per l’occasione a padre Michael Brehl, C.Ss.R, superiore della Congregazione del Santissimo Redentore e moderatore generale dell’Accademia Alfonsiana.

Di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, “patrono dei confessori e dei moralisti”, e “modello per tutta la Chiesa in uscita missionaria”, papa Francesco sottolinea, in primo luogo, il suo indicare “ancora con vigore la strada maestra per avvicinare le coscienze al volto accogliente del Padre, perché «la salvezza che Dio ci offre è opera della sua misericordia» (EG 112)”.

“La proposta teologica alfonsiana – scrive Francesco - nasce dall’ascolto e dall’accoglienza della fragilità degli uomini e delle donne più abbandonati spiritualmente”. “L’esperienza missionaria nelle periferie esistenziali del suo tempo, la ricerca dei lontani e l’ascolto delle confessioni, la fondazione e la guida della nascente Congregazione del Santissimo Redentore, e ancora le responsabilità come Vescovo di una Chiesa particolare, lo portano a diventare padre e maestro di misericordia, certo che il «paradiso di Dio è il cuore dell’uomo”.

“Nelle dispute teologiche, preferendo la ragione all’autorità, non si ferma alla formulazione teorica dei principi, ma si lascia interpellare dalla vita stessa. Avvocato degli ultimi, dei fragili e degli scartati dalla società del suo tempo, difende il ‘diritto’ di tutti, specialmente dei più abbandonati e dei poveri. Questo percorso lo ha condotto alla scelta decisiva di porsi al servizio delle coscienze che cercano, pur tra mille difficoltà, il bene da fare, perché fedeli alla chiamata di Dio alla santità”.

“Sull’esempio di Alfonso, invito i teologi moralisti, i missionari ed i confessori ad entrare in rapporto vivo con i membri popolo di Dio, e a guardare all’esistenza partendo dalla loro angolazione, per comprendere le difficoltà reali che incontrano ed aiutare a guarire le ferite, perché solo la vera fraternità «sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono» (EG, n. 92). Fedele al Vangelo, l’insegnamento morale cristiano chiamato ad annunciare, approfondire ed insegnare, sia sempre una risposta «al Dio che ci ama e che ci salva, riconoscendolo negli altri e uscendo da sé stessi per cercare il bene di tutti» (EG, n. 39)”.

La teologia morale, sottolinea il Papa, ha “la priorità” di non riflettere solo sulla formulazione dei principi, ma deve farsi carico della realtà. “È necessario che la conoscenza diventi pratica mediante l’ascolto e l’accoglienza degli ultimi, dei fragili e di chi è considerato scarto dalla società”.

“Come sant’Alfonso siamo chiamati ad andare incontro al popolo come comunità apostolica che segue il Redentore tra gli abbandonati. Questo andare incontro a chi è privo di soccorso spirituale aiuta a superare l’etica individualistica e a promuovere una maturità morale capace di scegliere il vero bene. Formando coscienze responsabili e misericordiose avremo una Chiesa adulta capace di rispondere costruttivamente delle fragilità sociali, in vista del regno dei cieli”. “In questi ultimi tempi, le sfide che la società sta affrontando sono innumerevoli: la pandemia e il lavoro nel mondo del post Covid, le cure da assicurare a tutti, la difesa della vita, gli input che ci vengono dall’intelligenza artificiale, la salvaguardia del creato, la minaccia antidemocratica e l’urgenza della fratellanza. Guai a noi se in tale impegno evangelizzatore, separassimo il ‘il grido dei poveri’ dal ‘grido della terra’”.

“Vi invito – ammonisce Francesco - sull’esempio del Santo Dottore ad affrontare seriamente a livello di teologia morale «il grido di Dio che chiede a tutti noi: «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9). Dov’è il tuo fratello schiavo? Dov’è quello che stai uccidendo ogni giorno nella piccola fabbrica clandestina, nella rete della prostituzione, nei bambini che utilizzi per l’accattonaggio, in quello che deve lavorare di nascosto perché non è stato regolarizzato?» (EG, n. 211). Dinnanzi a passaggi epocali come quello attuale, si evidenzia concreto il rischio di assolutizzare i diritti dei forti, dimenticando i più bisognosi. La formazione delle coscienze al bene appare meta indispensabile per ogni cristiano. Dare spazio alle coscienze – luogo dove risuona la voce di Dio – perché possano portare avanti il loro personale discernimento nella concretezza della vita (cf. AL 37) è un compito formativo a cui bisogna restare fedeli”.

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