01/06/2022, 10.54
VATICANO
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Papa: non si usi il grano come arma di guerra

All'udienza generale Francesco è tornato a parlare delle conseguenze del conflitto in Ucraina: "Si faccia ogni sforzo per garantire il diritto umano a nutrirsi". Nella catechesi il richiamo ai politici: "Come mai la civiltà moderna, così progredita ed efficiente, è così a disagio nei confronti della malattia e della vecchiaia?". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - “Desta grande preoccupazione il blocco dell’esportazione del grano dall’Ucraina da cui dipende la vita di milioni di persone, specialmente dei Paesi più poveri”. Papa Francesco è tornato a parlare delle conseguenze del conflitto in Ucraina questa mattina, durante l’udienza del mercoledì in piazza san Pietro. “Rivolgo un accorato appello perché si faccia ogni sforzo per risolvere tale questione e per garantire il diritto umano universale a nutrirsi - ha affermato -. Per favore, non si usi il grano, alimento di base, come arma di guerra”. Rivolgendosi ai pellegrini di lingua portoghese presenti in piazza, il pontefice ha ricordato anche: “A chiusura del mese di maggio, abbiamo rivolto alla Madonna la nostra insistente domanda per la pace. Rimaniamo uniti a Lei, nell’attesa di una nuova Pentecoste, chiedendo che il dono dello Spirito Santo ci faccia riscoprire sentieri di dialogo e di unità”.

Nella sua catechesi di oggi, Francesco si è concentrato sulla preghiera dell’anziano nel salmo 71, per riflettere sul tema «Non mi abbandonare quando declinano le mie forze» (Sal 71,9). Questa preghiera - ha detto il pontefice - “ci incoraggia a meditare sulla forte tensione che abita la condizione della vecchiaia, quando la memoria delle fatiche superate e delle benedizioni ricevute è messa alla prova della fede e della speranza”. Oltre al riferimento alla vulnerabilità dell’età avanzata, l’anziano salmista menziona che la vecchiaia può diventare un’occasione di abbandono, di inganno, di prevaricazione e di prepotenza sull’anziano. “Una forma di viltà nella quale ci stiamo specializzando in questa nostra società - ha denunciato il papa -. In questa cultura dello scarto gli anziani sono messi da parte”.

Spesso, infatti, si leggono notizie di anziani, che vengono raggirati senza scrupolo, che sono lasciati privi di protezione, abbandonati senza cure o intimiditi. “Anche nelle famiglie accadono tali crudeltà -  ha continuato Francesco -: gli anziani scartati, abbandonati nelle case di riposo, senza che nessuno li vada a trovare o solo poche volte all’anno; l’anziano messo all’angolo dell’esistenza. L’intera società deve affrettarsi a prendersi cura dei suoi vecchi, sempre più numerosi, e spesso anche più abbandonati”. Quando si sente parlare di anziani espropriati della loro autonomia, a volte persino della loro abitazione, si può arrivare a comprendere l’ambivalenza della società di oggi nei confronti dell’età anziana. “Non è un problema di emergenze occasionali, ma un tratto di quella cultura dello scarto che avvelena il mondo in cui viviamo”, ha detto il pontefice. “Come mai la civiltà moderna, così progredita ed efficiente, è così a disagio nei confronti della malattia e della vecchiaia? - si è chiesto Francesco -. E come mai la politica, che si mostra tanto impegnata nel definire i limiti di una sopravvivenza dignitosa, nello stesso tempo è insensibile alla dignità di una affettuosa convivenza con i vecchi e i malati?”.

L’anziano del salmo, invece, riscopre la fiducia nel Signore e si rivolge a Dio, l’unico capace di “scuotere le coscienze deviate dalla insensibilità per la parabola della vita mortale, che va custodita nella sua integrità”. “Gli anziani possono insegnare a chi vive altre età della vita che tutti abbiamo bisogno di abbandonarci al Signore - ha affermato il papa -. Sì, c’è un dono nell’essere vecchi inteso come abbandonarsi alle cure degli altri, a partire da Dio stesso”. C’è allora un “magistero della fragilità”, secondo Francesco, perché tutti possano capire che non bisogna nascondere le fragilità della vecchiaia. Questo magistero apre a un orizzonte decisivo per la riforma della nostra stessa civiltà.

Il pontefice ha invitato poi ognuno a soffermarsi sugli anziani della propria famiglia, per domandarsi quanto si sta loro vicino e quanto fanno parte della propria vita quotidiana. “Custodire gli anziani che sono saggezza” è stato l’appello finale lasciato dal papa al termine del suo discorso. In quella che è stata la prima udienza generale del mese di giugno, il papa salutando i pellegrini polacchi, ha poi ricordato: “Oggi iniziamo il mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù, fonte di amore e di pace. Apritevi a questo amore e portatelo fino ai confini della terra, testimoniando la bontà e la misericordia che scaturiscono dal Cuore di Gesù”.

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