30/03/2016, 12.17
UZBEKISTAN
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Pasqua in Uzbekistan, nuovi battezzati e veglia in quattro lingue

Mons. Jerzy Maculewicz racconta le feste pasquali dei cattolici di Tashkent. Adulti e bambini hanno ricevuto il battesimo. Le televisioni nazionali hanno ripreso la cerimonia. La storia di una donna di oltre 60 anni, convertitasi nel momento in cui scappava dalla guerra civile in Uzbekistan. “Vedeva attorno a lei solo morti e si è rivolta a Dio”.

Tashkent (AsiaNews) – Quando “noi crediamo in Dio e abbiamo fiducia in Lui, anche se ci troviamo in una situazione senza via d’uscita, come quando il popolo di Israele si ritrovò di fronte alle acque del Mar Rosso, Dio ascolta il grido d’aiuto del suo popolo. Dio sente il grido e apre la strada. Se crediamo in Lui, Egli aprirà anche la nostra strada e ci salverà come ha salvato il popolo d’Israele”. È il messaggio che mons. Jerzy Maculewicz, amministratore apostolico della Chiesa cattolica dell’Uzbekistan, ha pronunciato di fronte ai nuovi fedeli battezzati la notte di Pasqua nella cattedrale del Sacro Cuore di Tashkent. La cerimonia si è svolta in 4 lingue, secondo la composizione dei fedeli.

Prima della liturgia, iniziata alle 20 di sera, i fedeli hanno portato uova, salumi e altri cibi per avere la benedizione da parte del parroco.

La Chiesa cattolica dell’Uzbekistan ha iniziato a fiorire negli anni Novanta, dopo la caduta dell’Unione Sovietica e con l’indipendenza del Paese. La comunità cristiana è suddivisa in cinque parrocchie, dislocate nelle maggiori città. La maggioranza della popolazione, oltre il 95%, è composta da fedeli di religione musulmana. I cristiani rappresentano il 2,3% degli abitanti, di cui 0,1% cattolici. A Tashkent la comunità è formata da circa 400 fedeli.

La veglia di Pasqua ha attirato l’attenzione anche di quattro televisioni nazionali, che hanno voluto filmare tutta la cerimonia. “Io ho parlato con i giornalisti e ho mandato un messaggio di gioia e pace a tutta la popolazione dell’Uzbekistan”. Il vescovo commenta: “È importante che i canali televisivi abbiano mandato in onda la nostra liturgia, perché in questo modo il Paese ha saputo che i cattolici celebravano la Pasqua”.

In seguito è cominciata la vera e propria celebrazione, protrattasi per oltre quattro ore. “Qui la cerimonia è molto lunga – spiega – per via delle letture nelle quattro lingue rappresentative della nostra comunità: russo, inglese, coreano e polacco”. Va detto che tuttora non vi è un libro liturgico in lingua uzbeka. Nonostante la durata della Messa, “nessuno si è stancato. Anzi, al termine della liturgia alcuni fedeli si sono trattenuti per scambiarsi gli auguri”.

L’amministratore apostolico riferisce che due gruppi di fedeli hanno ricevuto il battesimo: durante la notte 12 adulti tra i 15 e i 65 anni; la mattina della domenica un altro gruppo bambini. Egli racconta: “È stato un momento bellissimo, mentre abbiamo avvertito che Gesù risorto era con noi, in mezzo a noi. Ai nuovi cattolici ho detto: ‘Per voi oggi comincia una nuova vita, ricevete nuovi cuori puri. Possiate cominciare una vita bella. Di sicuro non sarà senza problemi, ma Dio sarà con voi’”.

In particolare, il vescovo racconta la storia di una signora di oltre 60 anni “che prima del battesimo era molto commossa e piangeva. Poi il giorno seguente è venuta da me a dirmi che era veramente felice, che la cerimonia del suo ingresso nella comunità cristiana era stata la cosa più bella che le fosse mai capitata in tutta la vita”. “Una conversione adulta la sua – continua –, segnata da un episodio di profonda sofferenza”.

Mons. Maculewicz ricorda che la signora non aveva un’appartenenza religiosa, ma ha deciso di diventare cristiana mentre fuggiva dal suo Paese di origine, il Kyrgyzstan, allo scoppio della guerra civile dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. “Mentre i soldati sparavano sul suo gruppo, uccidendo alcuni dei suoi amici, lei si è rivolta al Signore e ha promesso di diventare cattolica se avesse avuto salva la vita. Così è stato e dopo un lungo percorso di formazione, adesso è felice ed è entrata a far parte della comunità cristiana”.

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