07/04/2023, 12.12
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Pasqua in missione tra i Khasi, l'ultima società matrilineare al mondo

di Alessandra De Poli

Sono le Suore della Carità di Nazareth, una congregazione missionaria sorta negli Stati Uniti che oggi opera anche nello Stato nord-orientale indiano del Meghalaya. Nel distretto dei Monti Khasi Occidentali, parte della diocesi di Nongstoin, ci sono solo tre sacerdoti, costretti a tenere celebrazioni "itineranti" da un villaggio all'altro.

Shillong (AsiaNews) - Una piccola comunità di suore che lavora per una delle ultime comunità matrilineari al mondo tra le montagne dell'India nord-orientale. Si tratta delle Suore della Carità di Nazareth, una congregazione missionaria fondata negli Stati Uniti e oggi presente in diversi Paesi del sud del mondo, tra cui lo Stato indiano di Meghalaya, a maggioranza cristiana, ma carente di sacerdoti.

A differenza del resto dell’India, percepita come una società fortemente patriarcale, le tribù dei Khasi, dei Jaintia e dei Garo utilizzano il cognome della madre, lasciano l’eredità alla figlia minore (chiamata “ka khadduh”) e sono i mariti a trasferirsi in casa della moglie, non viceversa. La ka khadduh, dopo aver ottenuto l’approvazione di zii e fratelli, diventa responsabile della proprietà familiare e capofamiglia.

I Khasi, in particolare, il gruppo tribale più noto e numeroso, vengono definiti dagli esperti “una società matrilineare con sfumature patriarcali”, perché gli uomini continuano a ricoprire un ruolo importante in politica e in società. “Un uomo è difensore della donna, ma la donna è custode della sua fiducia”, scriveva agli inizi del secolo scorso David Roy Phanwar in riferimento ai Khasi, di cui lui stesso faceva parte. La leggenda narra che siano i discendenti di sette clan divini, mentre gli studiosi ipotizzano che siano eredi di antiche tribù di etnia mon e khmer provenienti dalle giungle birmane.

Oggi sono in prevalenza cristiani. “Solo a Shillong, capoluogo dello Stato, si incrociano ogni tanto indù o musulmani”, racconta ad AsiaNews suor Lilly Luka delle Suore della Carità di Nazareth. “Qui la comunità cristiana è molto ricettiva e accogliente e non abbiamo a che fare con discriminazioni nei confronti delle minoranze come in altre parti dell’India”. 

Sono quattro le consorelle che vivono nel distretto dei Monti Khasi Occidentali, parte della diocesi di Nongstoin e che lavorano soprattutto con i clan Khasi. Si occupano di insegnamento e da poco anche di sanità, mentre suor Lilly fa visita alle famiglie, partecipa ai matrimoni e alle celebrazioni nei circa 28 villaggi (chiamati anche sottostazioni) che formano la parrocchia. 

Rispetto alla popolazione i sacerdoti sono così pochi che interi villaggi sono costretti a trasferirsi quando celebrano le Messa, al punto che la fede - e anche la Pasqua - diventa un’esperienza itinerante. Per le 22 parrocchie che formano la diocesi ci sono sei comunità religiose e solamente tre preti: “Per le funzioni religiose sono costretti a chiedere ad altri preti di venire ad aiutarli. Ogni domenica si celebra la Messa in un villaggio diverso e tutti i fedeli che abitano nei dintorni, più di 2mila persone, si spostano da un villaggio all’altro”. 

La celebrazione di oggi Venerdì Santo sarà ospitata dalle Suore della Carità di Nazareth. “La comunità è generosa e ben organizzata: i catechisti e le leader delle donne si dividono tra loro le letture e decidono chi terrrà l’omelia. La celebrazione domenicale inizia alle 10 del mattino, finisce per le ore 13 o 14, ed è seguita alla sera dalle preghiere in famiglia. Tutto il villaggio si riunisce a casa di un clan, si legge la Bibbia, qualcuno pronuncia una breve riflessione e poi si prende il tè insieme. C’è una fede molto forte qui”, commenta la missionaria originaria dello Stato meridionale del Kerala, dalla parte opposta del Paese. “Mi ci vogliono tre o quattro giorni di viaggio per tornare a casa”, esclama suor Lilly. 

È stata proprio lei ad aprire questa nuova missione a marzo 2018: “Mi ero resa disponibile a venire qui per un tour esplorativo”, spiega ad AsiaNews. “Ho lavorato come responsabile e poi come vice direttrice dei programmi sociali della diocesi. Dopo un anno sono arrivate le consorelle: una dal Tamil Nadu, una dal Maharashtra e una dal Jharkhand”. Provenendo da diverse parti dell’India, la difficoltà più grande che incontrano con la comunità è la lingua: “Stiamo imparando il Khasi, però le famiglie in casa parlano una lingua colloquiale più difficile da capire. Per pregare insieme però non c’è problema, perché le Letture sono in caratteri romani, semplici da leggere”. Di norma la lingua Khasi viene invece trascritta con l’alfabeto bengalese-assamese, composto da 12 segni per le vocali e 52 per le consonanti.

“La persone condividono con noi le difficoltà quotidiane. Molti Khasi possiedono terreni, e coltivano soprattutto mais, riso e patate, oppure compiono lavori alla giornata. Procurarsi il cibo non è un problema, ma è più complicato riuscire a mettere da parte dei soldi. Le difficoltà insorgono in caso di malattia o se dovessero pagare la retta per i figli”.

Per questa ragione una delle consorelle ha iniziato a gestire un centro sanitario, mentre le scuole parrocchiali sono completamente gratuite. “Pochi giovani riescono a permettersi di andare altrove per studiare per diventare infermieri o insegnanti. La maggior parte restano qui”, continua suor Lilly. Ancora oggi, sono le donne a prendersi cura della comunità Khasi: “Noi consorelle ospitiamo anche tre ragazze provenienti da famiglie povere e da quando siamo qui, in cinque anni, quattro giovani hanno deciso di unirsi alla nostra congregazione”. 

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