21/05/2025, 10.31
IRAQ - VATICANO
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Patriarca caldeo: Leone XIV e le Chiese d’Oriente fra migrazione, dialogo e sinodalità

di Dario Salvi

Ad AsiaNews il card. Sako ripercorre i giorni del Conclave vissuti accanto e il primo incontro “molto importante” dopo l’elezione a pontefice. La “situazione complicata” dei cristiani in Medio Oriente che soffrono per la “mancanza di stabilità” anche se “la sicurezza è migliorata”. Le prime parole del cardinale a papa Prevost: “Contiamo su di lei”.

Roma (AsiaNews) - Le Chiese del Medio oriente “vivono una situazione molto complicata” determinata prima di tutto dalla “mancanza di stabilità” mentre “la sicurezza è migliorata”, ma il quadro resta pur sempre “difficile e disseminato di sfide. Per questo è importante il sostegno” di papa Leone XIV, un fattore che risulta determinate per “scongiurare la scomparsa dei cristiani dalla regione”. È quanto sottolinea ad AsiaNews il card. Louis Raphael Sako, patriarca di Baghdad dei caldei, che abbiamo incontrato a Roma a conclusione del Conclave e, a seguire, della prima udienza giubilare del nuovo pontefice rivolta proprio fedeli delle Chiese orientali. “L’incontro fra il papa e le Chiese orientali - sottolinea il porporato - è stato un momento significativo e speciale, perché noi non siamo sempre qui [a Roma] mentre in quest’occasione eravamo presenti per il Giubileo e per l’insediamento”.

Migrazione, sinodalità e dialogo interreligioso sono i grandi temi che caratterizzano le Chiese del Medio oriente in una fase storica segnata da profonde violenze consumante nel recente passato (dall’Isis alle guerre in Siria e Terra Santa) e cambiamenti altrettanto rapidi e significativi. Il compito di mantenere una presenza cristiana nella regione resta prioritario, laddove nel solo Iraq la comunità locale in 20 anni è crollata da 1,5 milioni di fedeli circa a meno di 300mila, diventando “missionari” nella propria terra. Vi è poi l’esperienza del sinodo generale che unisce il patriarca con i suoi vescovi e che può essere un modello che ben si può adattare al lavoro che dovrà fare il papa con i suoi cardinali. Fra le priorità vi è poi il rapporto con le altre fedi, soprattutto quella musulmana in una regione in cui l’islam è praticato dalla maggioranza degli abitanti, fra nativi e immigrati.

Ripercorrendo le giornata che hanno portato all’elezione del successore di papa Francesco, in particolare la due giorni di Conclave conclusa al quarto scrutinio nel pomeriggio dell’8 maggio, il patriarca caldeo ricorda: “Sono stato accanto a lui per tutto il tempo, gli ho raccontato quanto il Medio oriente viva un tempo difficile e critico ed è grande la speranza e la fiducia che i fedeli ripongono nel pontefice. Gli ho detto ‘contiamo su di lei’, in un tempo - aggiunge - in cui i cristiani sono minacciati”. “Il dialogo interreligioso è altrettanto importate. In questo senso - ricorda il porporato - papa Francesco ha fatto iniziative che hanno un cambiato i rapporti e il mondo musulmano stesso”. Perché il dialogo, avverte, non sia tanto o solo “teologico, ma sia un dialogo della vita, dell’amicizia, che è un aspetto molto importante per l’islam”. Ne sono testimonianza “i viaggi in nazioni a maggioranza musulmana: ad Abu Dhabi per la firma del documento sulla fratellanza, il Bahrein, la Giordania, il Maghreb e l’Iraq stesso dove il card. Sako ha assistito all’incontro a Najaf con l’ayatollah Ali al-Sistani.

Fra i temi toccati da Leone XIV nei suoi primi interventi vi è quello della diaspora, che il patriarca caldeo definisce “molto importante” soprattutto per la Chiesa irachena che deve rispondere alla sfida posta dalla migrazione. “Il papa - prosegue - ha detto che la Chiesa cattolica ha bisogno delle Chiese orientali. Io dico anche che noi, come Chiese orientali, abbiamo ancor più bisogno della Chiesa cattolica. Perché la nostra situazione politica - sottolinea - è molto complicata”. Fra i primi aspetti colti in queste giornate dal primate caldeo il fatto che il pontefice “prepara i discorsi, non parla in maniera diretta e spontanea, e questo lo si è visto fin dal primo intervento” dalla loggia centrale della basilica di san Pietro poco dopo l’elezione. 

Il pontificato è alle fasi iniziali e “ci vuole tempo” perché sia definita un’agenda dei lavori e delineate le priorità, fra le quali secondo il card. Sako vi è il compito di “riorganizzare la curia, che è molto importante. Individuare - prosegue - collaboratori esperti, autentici e fedeli”. Fra le richieste avanzate dal porporato in questi primi incontri quelli di “riunirsi, ogni tanto, fra patriarchi cattolici per approfondire la nostra situazione, discutere delle difficoltà faccia a faccia” cercando di “uscire dalla burocrazia. Servono soluzioni nel breve periodo - avverte - perché il tempo non è uno dei fattori che gioca a nostro favore”. 

Di queste settimane a Roma il porporato porta con sé in Iraq, e ai cristiani del Paese e della diaspora, “il saluto a papa Francesco, i giorni del Conclave, l’elezione del nuovo pontefice che i fedeli caldei hanno potuto seguire sul sito del patriarcato. E ancora, il tempo trascorso accanto al futuro pontefice, la messa che abbiamo celebrato con i siro-malabaresi, i maroniti, i bizantini che ha avuto un’eco molto forte”. A questi passaggi si aggiunge poi “l’incontro con i patriarchi orientali in occasione del Giubileo” durante il quale ha tenuto un “discorso molto importante” alla presenza di “oltre 350 caldei venuti in pellegrinaggio dall’Iraq, dagli Stati Uniti, dal Canada e tutti erano molto felici”. “Un’occasione - conclude il porporato - per mostrare il volto della Chiesa universale e la sua unità, che è stato anche fonte di incoraggiamento e di speranza pur nelle difficoltà”. 

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