11/01/2021, 09.09
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Pechino: il team dell'Oms inizierà l'inchiesta sul Covid il 14 gennaio

L’indagine partirà dopo numerosi rinvii, l’ultimo la scorsa settimana. La squadra di esperti collaborerà con i dottori cinesi. Non è chiaro se la missione potrà visitare Wuhan e incontrare i medici che per primi hanno dato l’allarme, per poi essere censurati dal regime. Una di loro, Ai Fen, ricompare dopo mesi con problemi di salute.

Pechino (AsiaNews) – Gli esperti dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) arriveranno in Cina il 14 gennaio per avviare l’inchiesta internazionale sulle origini del Covid-19. Lo ha annunciato oggi la Commissione sanitaria cinese.

Pechino ha ostacolato per mesi l’avvio della missione; l’ultimo stop è arrivato la settimana scorsa, quando è emerso che il governo cinese non aveva preparato ancora i permessi d’ingresso nel Paese. Il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus aveva espresso delusione per i nuovi ritardi; le autorità cinesi hanno minimizzato parlando di una semplice “incomprensione”.

La decisione per un’inchiesta internazionale sulle origini della pandemia – strettamente legata con Wuhan, suo epicentro – era stata presa all’assemblea dell’Oms (tenuta in virtuale) lo scorso maggio, e la Cina non si era opposta. Da allora Pechino ha sollevato però diverse obiezioni, soprattutto riguardo alla formazione della squadra di esperti.

Sin dallo scoppio della pandemia tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, l’Oms è stata spesso accusata di coprire la Cina, accusata da più parti di aver mentito sul diffondersi del coronavirus. Il presidente Usa Donald Trump ha dato a Tedros del  “ pupazzo” nelle mani di Pechino. Egli avrebbe collaborato con le autorità cinesi nel mentire e ritardare la dichiarazione sulla trasmissibilità da uomo a uomo del virus, sulla dichiarazione di emergenza mondiale, accettando che i propri esperti non andassero a Wuhan all’inizio della pandemia.

Le autorità sanitarie cinesi hanno precisato che il team dell’Oms lavorerà in collaborazione con i medici locali. Non hanno spiegato però se la missione si recherà in vista a Wuhan e potrà intervistare i dottori che per primi hanno dato l’allarme sullo “strano morbo”. Ai Fen, capo del dipartimento per le emergenze dell’ospedale centrale di Wuhan, aveva denunciato la situazione a metà dicembre del 2019, subendo per questo la censura delle autorità. Ella ha condiviso informazioni sensibili con otto colleghi dell’ospedale. Tra loro anche Li Wenliang, il medico fermato dalla polizia per aver lanciato l’allerta. Li è morto a causa dell’infezione il 7 febbraio, seguito da altri tre dottori.

Dopo essere scomparsa per mesi, Ai ha rivelato di non poter più lavorare. Ella non ha ricevuto i necessari trattamenti per curare un occhio dal quale ora non riesce più a vedere. Degli altri suoi colleghi che hanno denunciato la diffusione del virus non si hanno notizie.

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