12/04/2017, 12.05
ISRAELE - PALESTINA
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Per Pasqua, i cristiani di Terra Santa chiedono una ‘Gerusalemme aperta’

Sono iniziate le celebrazioni di Pasqua con la processione della Domenica delle Palme, in cui si è tenuto un minuto di silenzio per le vittime degli attentati in Egitto. Si prevede un’ondata di pellegrini, ma l’esercito israeliano annuncia una settimana di chiusura dei valichi.

Gerusalemme (AsiaNews) – La Città Santa di Gerusalemme si prepara ad una Pasqua “affollata”, in vista dei pellegrini che arriveranno durante la Settimana Santa, le cui date quest’anno coincidono per ortodossi, cattolici e protestanti, insieme alle Pasqua ebraica.

Le celebrazioni sono iniziate la scorsa domenica con la tradizionale processione delle Palme, che ripercorre il cammino di Gesù a Gerusalemme, come riporta il sito della Custodia: “pellegrini da tutto il mondo, gruppi delle parrocchie locali arabe, cattolici di lingua ebraica, fedeli delle chiese degli stranieri” hanno “regalato per qualche ora alla Città Santa un esempio di cosa significa la fratellanza sotto il nome della stessa fede”. Nonostante la festa, i partecipanti sono rimasti colpiti dalla notizia degli attentati in Egitto: mons. Pierbattista Pizzaballa, officiando la Messa solenne al Santuario del Santo Sepolcro alla fine della processione, ha invocato un minuto di silenzio. Ieri alcune autorità religiose cristiane e musulmane si sono riunite in segno di solidarietà fuori l’ambasciata d’Egitto a Ramallah.

Si prevede che la riapertura dell’Edicola del Santo Sepolcro, restaurata e aperta al pubblico lo scorso 22 marzo, attirerà molti pellegrini: secondo il Ministero del turismo israeliano, saranno 180mila tra ebrei e cristiani a visitare in questi giorni la Città Santa.

Intervistato da AsiaNews, il Custode di Terra Santa, p. Francesco Patton afferma: “Siamo felici di poter offrire ai cristiani di tutto il mondo la possibilità di pregare nel luogo della Resurrezione, in un clima di bellezza e fraternità. È un segno ecumenico: le Chiese collaborano insieme in un dialogo fraterno”.

Per p. Patton vivere la Pasqua in Terra Santa significa farne esperienza dove la “storia” e la “geografia” della salvezza sono concrete: le cerimonie dei prossimi giorni, difatti, rievocano ogni passo della Settimana Santa di Gesù, là dove gli eventi si sono svolti.

A caratterizzare le strade di Gerusalemme in quei giorni sono i colori e i suoni della festa. In particolare i canti dei cori, e i gruppi degli scout in prima fila, accompagnati dal suono dei loro tamburi.  

P. Patton spiega che i cristiani palestinesi “aspettano la settimana Santa con calore, perché si sentono eredi di una storia che a Gerusalemme è ininterrotta da più di duemila anni”.

Samir Qumsieh, direttore della televisione cattolica Al-Mahed Nativity Tv Station di Betlemme, racconta ad AsiaNews i momenti più gioiosi: “Le chiese sono affollate tutta la settimana, soprattutto il Giovedì e Venerdì Santo. Il Sabato, i cristiani aspettano che passi il Sacro Fuoco che proviene dal Santuario del Santo Sepolcro, tenendo con sé delle candele per portare il fuoco a casa, e questa festa è accompagnata da tutti gli scout, mentre suonano tamburi, e puoi vedere e sentire la gioia sui loro volti. Tornati a casa, ci si prepara a dipingere le uova e a cucinare i dolci per Domenica, il giorno di Pasqua.”

I giovani sono al centro della scena, come racconta Nashat Filmon, direttore della Palestinian Bible Society: “Il nostro obiettivo è contribuire all’unità delle Chiese e sostenere i fedeli, in particolare i ragazzi e bambini,” perché “crediamo che la gioventù palestinese cristiana abbia un ruolo importante a Gerusalemme, per costruire una società pluralistica, sana e fiduciosa”.

Tuttavia, molti i fedeli non riusciranno ad entrare nella Città Santa, soprattutto in considerazione delle festività della Pasqua ebraica, che sono iniziate lunedì 10 e si concluderanno il 17 aprile.

L’esercito israeliano (Idf) ha annunciato una settimana di chiusura per tutta la settimana: tutti i valichi verso Israele saranno chiusi ai palestinesi di Cisgiordania e Gaza “ad eccezione di casi umanitari, medici e straordinari” approvati dal Coordinatore delle attività governative dell’Idf nei territori. Non è ancora chiaro in quale misura questo blocco influirà sui pellegrinaggi dei fedeli cristiani dei Territori.

Bernard Sabella, membro del Consiglio legislativo palestinese e professore di sociologia all’Università di Betlemme, è convinto che le misure di sicurezza saranno più ferree intorno e all’interno della Città Vecchia: “Data la festività della Pasqua ebraica, Israele limiterà l’ingresso ai palestinesi di Cisgiordania e Gaza all’intera città di Gerusalemme”.

P. Jamal Khader, direttore del seminario del Patriarcato latino, lamenta che il sistema dei permessi e delle barricate li ha resi “sempre più lontani da Gerusalemme” e che “è penoso vedere dei giovani palestinesi che passano tutta la vita senza vedere Gerusalemme”.

“Vogliamo una Gerusalemme aperta – continua p. Khader – Gerusalemme dovrebbe accogliere tutti i visitatori e tutti i pellegrini cristiani, musulmani e ebraici”.

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