16/08/2010, 00.00
LIBANO
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Per Ramadan, sciiti cancellano serie televisiva su Gesù, offensiva per i cristiani

di Fady Noun
Manar e NBN, due stazioni televisive degli sciiti, ritirano un programma iraniano sulla storia di un Gesù apocrifo, dove Giuda muore al suo posto. Sui malintesi ha trionfato la “regola d’oro del dialogo”. Il paragone con la pubblicazione delle caricature su Maometto.
Beirut (AsiaNews) – Non c’è libertà senza rispetto per l’altro. L’occidente questo non lo sa, invocando chissà quale diritto d’espressione assoluto e senza controllo. Il Libano, invece, ne dà un esempio pratico. La Manar e la NBN, due stazioni televisive legate alla comunità sciita, hanno sospeso la diffusione di una serie iraniana in 17 episodi programmata per il mese di Ramadan. Il serial era sulla vita di Gesù, basata sul vangelo di Barnaba, un testo considerato dagli specialisti come un apocrifo del Medioevo. Secondo tale testo, l’apostolo Giuda si sarebbe sostituito a Gesù nel morire sulla croce. La decisione di interrompere le trasmissioni è avvenuta il 12 agosto.
 
Tarek Mitri, ministro dell’informazione, commentando la saggia decisione, ha detto che “una volta di più il Libano si pone all’avanguardia del dialogo fra le religioni, rispettando una delle regole d’oro nel dialogo: quella di tenere un discorso sull’altro, così che quest’ultimo possa riconoscersi [in quanto detto]”. Secondo Mitri, la decisione “farà storia e servirà da modello per altre situazioni analoghe che si presenteranno”.
 
L’11 e il 12 agosto, i cristiani e le autorità ecclesiastiche hanno subito contrariati la diffusione dei primi due episodi della serie. Il Centro cattolico di informazione (Cci), a nome dell’Assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici del Libano (Apecl), dopo averne preso visione, aveva domandato che essa non fosse trasmessa, aspettando che essa venisse ripulita da alcune sequenze offensive per la fede cristiana.
 
Mitri ha commentato che alla fine “ci si è resi conto che c’era troppo da fare [da tagliare]”. La tensione delle autorità e della popolazione è durata però solo 24 ore. Verso le 14 del 13 agosto, nel corso di una febbrile conferenza stampa tenuta nella sede del Cci, il ministro dell’informazione ha annunciato, non senza fierezza, che le due televisioni avevano deciso di loro spontanea volontà di togliere la serie dai programmi.
 
La decisione è stata presa dai direttori delle due televisioni, “nella cura di non offendere la fede cristiana e di non ferire i sentimenti religiosi dei cristiani”.
 
Mons. Bechara Rahi, arcivescovo maronita di Jbeil e presidente della Commissione episcopale delle comunicazioni sociali, insieme a diversi responsabili ecclesiastici, erano affianco a Mitri quando egli ha affermato che la decisione si situa “oltre la politica” o “un rapporto di forza in cui c’è un vincitore e un perdente”. Essa supera anche una soluzione puramente giuridica, che si poteva ottenere facendo proibire la trasmissione dall’ufficio della Sicurezza generale.
 
Quando nella stampa occidentale sono state pubblicate caricature sul profeta Maometto, i musulmani nel mondo hanno reclamato delle scuse pubbliche. I giornalisti hanno domandato a Tarek Mitri se l’offesa in questo caso non meritasse riparazione e scuse. Mitri ha risposto che il ritiro della serie “è più eloquente di mille scuse”.
 
“Si tratta – ha continuato – di una vittoria del Libano, della sua originalità culturale e religiosa”. Mitri ha anche apprezzato il fatto che le stazioni televisive abbiano accettato pure il problema finanziario che potrebbe derivare dalla rottura del contratto di emissione.
 
L’arcivescovo maronita di Jbeil si è accontentato di commentare: “la verità ha trionfato”.
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