Phnom Penh sfrutta tensioni con Bangkok per togliere cittadinanza ai 'traditori'
Depositato in parlamento un disegno di legge che andrà in discussione già l'11 luglio, scontata l'approvazione in un contesto dove è stata già cancellata ogni voce di dissenso. Il premier Hun Manet cita "134 Paesi che nel mondo hanno norme simili". Preoccupazione per le persone detenute per reati di opinone e per i leader dei partiti di opposizione che vivono in esilio.
Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) - Togliere la cittadinanza cambogiana a chi è al servizio di “interessi stranieri”. Lo scontro politico-militare riesploso ormai da qualche settimana con la vicina Thailandia sta diventando per Hun Sen e il suo figlio Hu Manet, insediato da quasi due anni sulla poltrona di premier, un’occasione ghiotta per un ulteriore misura destinata a spazzare via ogni forma residua di dissenso a Phnom Penh. Sull’onda dell’emozione suscitata dalle tensioni con Bangkok, la leadership politica cambogiana ha portato in parlamento un nuovo disegno di legge che prevede – appunto – la revoca della cittadinanza per chi agisce contro l’interesse nazionale. E la misura che ha già preventivamente incassato il consenso di praticamente tutti i parlamentari, in un Paese dove le forze vere di opposizione sono state messe fuori legge, dovrebbe essere approvata a tempo di record già l’11 luglio.
La vicenda sta suscitando preoccupazione per possibili violazioni dei diritti umani e abusi politici. Hun Manet ha replicato sostenendo che l'emendamento prende di mira solo gli individui che agiscono contro gli interessi del Paese. “Chi non ha nulla da nascondere non dovrebbe preoccuparsi - ha dichiarato -. Ma se ti allei con Paesi stranieri per andare contro gli interessi della tua nazione, allora dovresti avere paura. Perché una persona del genere non dovrebbe essere chiamata Khmer. Anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti - ha aggiunto il premier - se agisci contro gli interessi nazionali, ti viene revocata la cittadinanza, ben 134 Paesi nel mondo revocano la cittadinanza acquisita per nascita in caso di tradimento”.
In Cambogia attualmente vi sono oltre 60 attivisti politici attualmente incarcerati e altri in esilio, condannati per reati che vanno dall'istigazione al tradimento. Tra questi vi sono otto attivisti politici ai quali è stata negata la libertà su cauzione il 4 luglio e che sono accusati di istigazione per aver pubblicato su Facebook post legati alle relazioni con il Vietnam. Anche Koet Saray, presidente di un movimento studentesco, si è visto negare la scarcerazione il 3 luglio.
Tra i casi illustri c’è anche quello di Theary Seng, attivista cristiana e curatrice della Bibbia Khmer con doppia cittadinanza cambogiano-statunitense, tuttora in carcere: se la legge venisse approvata probabilmente verrebbe espulsa dal Paese. Anche politici dell’opposizione come Sam Rainsy e Mu Sochua, entrambi con doppia cittadinanza e in esilio dopo condanne per tradimento, potrebbero essere privati della cittadinanza. Kem Sokha, un altro leader dell’opposizione attualmente condannato a 27 anni per tradimento, e gli ambientalisti del movimento Mother Nature, da un anno ormai in carcere per "cospirazione" contro il governo, hanno invece opzioni molto più limitate avendo la sola cittadinanza cambogiana. “Loro e tanti altri se privati della nazionalità, diventeranno apolidi e per sempre senza documenti, senza identità”, ha sottolineato un avvocato khmer interpellato dall’agenzia UcaNews.