26/06/2015, 00.00
CAMBOGIA
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Phnom Penh: protestavano contro un’azienda, 100 poliziotti contro 3 ambientalisti

Gli attivisti avrebbero promosso una manifestazione di protesta priva di autorizzazione. Secondo le autorità avrebbero creato “intralcio al traffico”. Almeno un centinaio i poliziotti impegnati nel fermo. Per gli esperti le attività hanno un impatto negativo sulla natura, sulla biodiversità e sulla pesca.


Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità cambogiane hanno fermato e trattenuto per diverse ore un gruppetto di attivisti, che protestava di fronte al Parlamento chiedendo di fermare i lavori di una società vietnamita, impegnata nel dragaggio della sabbia nella provincia di Koh Kong. Secondo ambientalisti e residenti dell’area, nel sud-ovest della Cambogia, l’opera di escavazione è fonte di gravi danni alla natura e alla fauna della zona oggetto. Secondo la versione ufficiale, i funzionari della pubblica sicurezza hanno bloccato i manifestanti per “intralcio al traffico”

Tuttavia fonti locali riferiscono che ieri, nelle operazioni di arresto di tre attivisti, sono stati impegnati almeno un centinaio di poliziotti di Chamkar Mon, distretto della capitale Phnom Penh. I tre sono membri di un osservatorio locale impegnato nella tutela dell’ambiente, chiamato Mother Nature Cambodia. Il gruppetto aveva organizzato una dimostrazione pacifica all’esterno dell’Assemblea nazionale, chiedendo interventi drastici contro l’azienda International Rainbow.

Interpellato da Radio Free Asia (Rfa) l’attivista Y Soksan, del gruppo Adhoc, afferma che gli agenti avrebbero “violato i diritti” dei manifestanti, che lottavano “per il bene del Paese”. Avrebbero dovuto proteggerli perché impegnati per il benessere della nazione, aggiunge, “altro che arrestarli”. 

Dopo averli trattenuti per diverse ore, schedati e rilasciati in un momento successivo, dopo aver firmato un documento in cui si impegnano - per il futuro - a informare le autorità prima di lanciare proteste o petizioni di fronte al Parlamento. 

Dietro la vicenda vi sono le pesanti accuse mosse da Mother Nature Cambodia a International Rainbow, colpevole di inquinare l’ambiente per anni e di mettere a repentaglio la vita di migliaia di famiglie a Koh Kong. Lo scorso aprile un gruppo di abitanti della zona ha promosso una petizione presso la Commissione parlamentare per l’Ambiente per sollevare la questione dei dragaggi, senza risultato. 

Per gli esperti queste attività hanno un impatto negativo sulla natura, sulla biodiversità e sulla pesca.  Per il fondatore di Mother nature si tratta di “un crimine contro la natura e violazioni gravissime ai diritti umani”. 

Non solo in Cambogia, ma anche il vicino Laos, il Myanmar e in generale in tutto il continente asiatico è teatro di proteste di ambientalisti e privati cittadini, che cercano di tutelare la natura contro lo sfruttamento estensivo di aziende locali o multinazionali senza scrupoli. Uno scontro che vede spesso sconfitti i cittadini, prevaricati nei loro diritti e arrestati se osano ribellarsi alle autorità. Proprio all’ambiente, ad uno sviluppo equilibrato e al bene della “nostra Casa Comune” è dedicata l’ultima enciclica di papa Francesco, la “Laudato sì” pubblicata il 18 giugno scorso. 

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