02/09/2025, 13.42
CINA - RUSSIA - MONGOLIA
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Power of Siberia 2: Mosca annuncia l’accordo sul gasdotto con Pechino (che per ora tace)

L'amministratore delegato di Gazprom parla di “accordo giuridicamente vincolante” con la China National Petroleum Corporation (Cnpc). L'impianto - su cui la Russia spinge da tempo -potrebbe fornire fino a 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno a Pechino per un periodo di 30 anni. E risulterebbe vitale per compensare le perdite degli acquisti dall’Europa. Silenzio dai media cinesi sui dettagli che finora aveva bloccato l'intesa.

Pechino (AsiaNews) - Il vertice fra Cina e Russia, che coinvolge anche altri Paesi asiatici fra i quali la Mongolia, comincia a dare i primi risultati: il colosso russo dell’energia Gazprom avrebbe infatti siglato un “accordo giuridicamente vincolante” con China National Petroleum Corporation (Cnpc) per la realizzazione del gasdotto Power of Siberia 2 verso la Cina a questo si aggiunge un segmento del gasdotto di transito Soyuz Vostok attraverso la Mongolia. A riferirlo è Bloomberg, che rilancia le dichiarazioni di Alexey Miller, presidente del consiglio di amministrazione del gigante energetico, pur mancando analoghe conferme dal versante cinese. Ad oggi Mosca fornisce gas a Pechino tramite un altro gasdotto, Power of Siberia, con una capacità di trasporto prevista di 38 miliardi di metri cubi all’anno.

Dal 2027, la cosiddetta rotta dell’Estremo Oriente dovrebbe aumentare i flussi annuali russi verso la Cina di altri 10 miliardi di metri cubi. Il piano sottoscritto in queste da Xi Jinping e Vladimir Putin in occasione del 25mo vertice dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco) tenuto a Tianjin si inserisce nella prospettiva tracciata dai leader dei rispettivi Paesi di rafforzare le relazioni bilaterali e approfondire i legami commerciali. Una infrastruttura che, almeno sulla carta, potrebbe rimodellare i flussi energetici globali mentre entrambi i due leader cercano di definire un’alternativa all’egemonia economica (a colpi di dazi) e politica del presidente Usa Donald Trump.

L’incontro fra Xi e Putin, che assieme a capi di Stato e governo del fronte “anti-occidentale” parteciperanno domani alle imponenti celebrazioni a Pechino per la fine della Seconda guerra mondiale, è una ulteriore riprova del rinnovato legame fra Cina e Russia. Un rapporto che, secondo lo stesso Xi Jinping, ha saputo resistere “alla prova delle mutevoli circostanze internazionali”, tanto da diventare “un buon esempio di amicizia tra vicini, di coordinamento strategico globale e di cooperazione reciprocamente vantaggiosa”. Da parte sua, il capo del Cremlino ha ringraziato “l’amico” cinese per la “calorosa accoglienza” e ha affermato che la “stretta comunicazione” porta le relazioni tra Mosca e Pechino “a un livello senza precedenti”.

Uno dei segnali del consolidamento di questa partnership è propio il nuovo gasdotto che collegherà i due Paesi: nel settembre di tre anni fa Ulaanbaatar e Mosca avevano annunciato per il 2024 l’inizio dei lavori di costruzione di “Power of Siberia 2”, condotta per trasportare in territorio cinese gas estratto dal giacimento russo di Yamal che riforniva l’Europa, passando per la Mongolia. A regime la struttura avrebbe dovuto avere una portata di 50 miliardi di metri cubi all’anno, da aggiungere ai 38 miliardi che sulla carta può fornire il suo gasdotto gemello in funzione nel 2019. 

Al summit fra Xi e Putin ha partecipato, in un secondo momento, anche il presidente mongolo Ukhnaa Khurelsukh, per colloqui che si sono trasformati in un trilaterale incentrato proprio sui passi da intraprendere per sbloccare il Power of Siberia 2. L’obiettivo è di raddoppiare l’attuale capacità di trasporto, per una infrastruttura dall’importanza strategica. Tuttavia, attorno al progetto restano alcune ombre: per Miller (e Gazprom) il gasdotto potrebbe fornire fino a 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno alla Cina per un periodo di 30 anni. Inoltre, la Russia si è impegnata ad aumentare le consegne annuali attraverso l’attuale gasdotto “Power of Siberia” da 38 a 44 miliardi di metri cubi.

In realtà, se Mosca ha inquadrato l’annuncio come una svolta, Pechino non ha confermato pubblicamente i dettagli del progetto. L’agenzia statale cinese Xinhua ha riferito della firma di oltre 20 accordi di cooperazione bilaterale, ma non ha menzionato il nuovo gasdotto. I negoziati su “Power of Siberia 2” sono roimasti bloccati per anni, con disaccordi su prezzo, finanziamenti e domanda a lungo termine. E non è chiaro se la Cina impegnerà fondi per la costruzione o richiederà alla Russia di coprire i costi. Anche i termini di prezzo, la flessibilità di consegna e una tempistica di costruzione non sono stati divulgati. Interpellato dalla Bloomberg sulla “conferma” dell’accordo fra Mosca e Pechino Guo Jiakun, portavoce del ministero cinese degli Esteri, ha detto che “Cina e Russia svolgono una cooperazione pratica in vari settori tra cui l’energia, secondo i principi del rispetto e del beneficio reciproco”. Tuttavia, sul “progetto specifico” ha aggiunto che che chiederà “riferimenti” alle “autorità competenti”. 

La Russia vede il progetto come un modo per reindirizzare le esportazioni perse in Europa dopo il 2022, quando gli stati dell’Unione europea (Ue) hanno iniziato a ridurre le importazioni a seguito dell’invasione dell’Ucraina. I dettagli commerciali - ancora da concordare - si riveleranno cruciali per Mosca poiché i suoi ricavi energetici diminuiscono e la stessa Gazprom lotta per rimanere a galla. L’annuncio russo è stato “un po’ prematuro” sottolinea Victor Gao, presidente del China Energy Security Institute. “Questo - aggiunge - potrebbe essere più [un segnale] del loro intento, più che un accordo già raggiunto”.

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