13/10/2011, 00.00
PAKISTAN
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Punjab: il marito di Asia Bibi nega episodi di “torture” in carcere

di Jibran Khan
Ashiq Masih ha avuto un colloquio di 90 minuti con la moglie e non presentava segni di maltrattamenti. Ma è “fragile” e segnata dal tempo trascorso in carcere. Spera e prega perché “un giorno possa tornare con noi”. La sofferenza dei figli, per la mancanza della loro madre. Arcivescovo emerito di Lahore: "nessuna informazione di torture". Appello dei cristiani perché vengano rafforzate le misure di sicurezza in prigione.
Lahore (AsiaNews) – “Non ho notizie di torture o maltrattamenti. L’ho incontrata in settimana: è molto debole, ma continua a sperare e pregare, perché un giorno possa tornare fra noi”. È quanto afferma ad AsiaNews Ashiq Masih, marito di Asia Bibi, 45enne cristiana e madre di cinque figli, condannata a morte per blasfemia e in carcere in attesa del processo di appello. Una notizia confermata anche da mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore, che non ha notizie "di torture ad Asia Bibi". Nei giorni scorsi alcuni giornali pakistani avevano denunciato un presunto caso di “tortura” ai danni della donna, perpetrato da una delle guardie carcerarie. Le autorità del carcere di Sheikhupura, nella provincia del Punjab, dove è rinchiusa in una cella di isolamento, negano episodi di violenza ai danni della detenuta. Anche il marito, che l’ha incontrata di persona l’11 ottobre scorso e le ha parlato per più di 90 minuti, conferma che “non mi ha riferito di torture, né presentava segni riconducibili a maltrattamenti”.

In una dichiarazione inviata ad AsiaNews mons. Saldanha, arcivescovo emerito di Lahore, conferma: "non ho notizie di torture ad Asia Bibi". "So che vive in una cella di isolamento nella prigione di Sheikhupura - afferma il prelato - e riceve con regolarità delle visite da parte dei familiari. Di altro non c'è nulla".

Pur negando le torture, Ashiq Masih racconta di una donna “fragile” e segnata nel profondo dal tempo trascorso nel carcere femminile. Nelle ultime settimane, con la condanna a morte di Mumtaz Qadri, l’assassino del governatore del Punjab Salman Taseer che aveva difeso in pubblico Asia Bibi, i timori per la vita della donna sono aumentati. È alto il pericolo che possa essere uccisa da un estremista infiltrato nella prigione o da una detenuta. Intanto la famiglia vive il dramma quotidiano della separazione; sono i figli, uno dei quali con problemi psichici, a soffrire per la mancanza della loro madre. “Non passa un solo giorno – sottolinea il marito ad AsiaNews – in cui i bambini non piangono per la sorte della loro madre”. Egli conferma che “le minacce di morte sono aumentate” e resta la taglia di qualche migliaia di dollari sulla sua testa, annunciata mesi fa da un leader estremista islamico. “I bambini – conclude Ashiq Masih – pregano e digiunano per la salvezza della loro madre”.

Il corrispondente di AsiaNews ha cercato di contattare il giornalista del quotidiano pakistano Express Tribune, autore del pezzo in cui si denunciano le “torture” subite da Asia Bibi, ma non è stato possibile parlare direttamente con lui. Dal racconto emerge che una guardia carceraria avrebbe rinvenuto oggetti “proibiti” all’interno della sua cella e per questo l’avrebbe punita. Alcune fonti riferiscono che la secondina protagonista del maltrattamento sarebbe stata sospesa. Tuttavia, le autorità della prigione smentiscono con forza la notizia, bollandola come un falso.

Resta il fatto che la vicenda presenta alcuni lati poco chiari e ha destato profonda preoccupazione all’interno della comunità cristiana pakistana, già segnata da ripetuti episodi di violenze ed emarginazioni. “Le informazioni concernenti possibili torture ad Asia Bibi spezzano il cuore” commenta p. Francis Xavier, sacerdote della diocesi di Lahore. La donna è detenuta in una cella di isolamento ed è sorvegliata a vista. P. Francis non esclude la possibilità che una delle guardie possa nutrire “rancore” verso Asia Bibi “per la condanna a morte di Qadri”. Egli ricorda un caso avvenuto nel 1998, quando un ufficiale di polizia ha ucciso un prigioniero accusato di blasfemia: “mi auguro – commenta – che non si ripeta un fatto analogo”.

P. Asher Mall, anch’egli di Lahore, chiede chiarezza sulla vicenda e “provvedimenti immediati” contro i responsabili se il caso dovesse risultare vero. Egli lancia un appello al ministero degli Interni, perché “vengano aumentate le misure di sicurezza” per Asia Bibi e rinnova le speranze della comunità cristiana perché “un giorno sarà rilasciata e possa tornare dalla sua famiglia”.
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