19/04/2006, 00.00
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Rajasthan, organizzazioni cristiane contro l'approvazione della legge anti-conversione

di Nirmala Carvalho

John Dayal, noto attivista per i diritti umani, ha scritto una lettera aperta in cui chiede al governatore dello Stato di "usare il suo potere legislativo per bocciare il Decreto ed impedire così che esso divenga legge".

Jaipur (AsiaNews) – Le organizzazioni cristiane dell'India hanno chiesto al governatore del Rajasthan di non firmare il cosiddetto "Decreto statale per la libertà religiosa 2006", la proposta di legge che proibisce le conversioni e limita la libertà religiosa delle minoranze indiane.

In un appello a nome della Commissione episcopale giustizia e pace, del Consiglio cristiano e dell'Unione cattolica, John Dayal – noto attivista per i diritti umani – ha chiesto al governatore di "usare il suo potere legislativo per bocciare il Decreto ed impedire così che esso divenga legge".

Per dare più peso alla richiesta, il testo – inviato anche al primo ministro ed al presidente dell'Unione indiana - contiene alcune opinioni legali molto dettagliate. La più autorevole è quella di Rajeev Dhawan, avvocato della Corte suprema ed autorità riconosciuta in campo costituzionale. Per il legale, il Decreto va contro diversi punti della Costituzione dell'Unione e, se approvato, "potrebbe danneggiare molto l'immagine del Rajasthan e dell'India intera".

Il testo del Decreto è stato approvato dall'Assemblea statale all'inizio di aprile dopo essere stato presentato da Vasundhra Raje Scindia, primo ministro statale iscritto al Bharatiya Janata Party (Bjp, il più grande partito politico indiano, di impronta nazionalista). La discussione in Assemblea è stata comunque sofferta, data la forte opposizione di tutti i partiti non nazionalisti.

Il primo aprile si è svolta nella capitale Jaipur – la "città rosa" – una grande manifestazione che, secondo le parole dei suoi organizzatori, "ha espresso la preoccupazione di tutti i componenti civili della nostra società nei confronti di un tentativo giuridico nefasto, che ha intenzioni pericolose e che può servire solamente a dividere la popolazione su basi religiose, annullando in questo modo la spiccata anima laica della nostra società".

"L'India – scrive Dayal - rischia di infangare il suo buon nome, senza considerare che queste leggi vanno contro ogni singolo atto internazionale da noi sottoscritto. La responsabilità di prevenire una circostanza del genere è solo nelle sue mani, perché il suo ruolo di Governatore le dà la possibilità di impedire l'approvazione di questo Decreto".

"Il Decreto statale per la libertà religiosa 2006 del Rajasthan – dice ad AsiaNews il padre gesuita Cedric Prakash – è un'altra legge draconiana che cerca di distruggere il diritto fondamentale di ogni indiano a praticare, adorare e propagare liberamente la propria religione". "Questo – aggiunge – è un tentativo di stampo nazionalista che cerca di attaccare lo spirito laico della Costituzione. A mio avviso, il Governatore non deve dare il suo assenso a questa legge".

Il Rajasthan Dharma Swatantrik Vidhayak [nome indiano del Decreto ndr] permette alle autorità "l'uso di ogni mezzo per impedire le conversioni" e prevede una pena che va dai due ai cinque anni di reclusione per i colpevoli. Leggi simili sono già in vigore nell'Orissa, nel Madhya Pradesh, nel Gujarat e nel Tamil Nadu: in quest'ultimo Stato il decreto è stato annullato da un'ordinanza statale, che viene però ignorata in maniera deliberata dalle autorità locali.

Nel Rajasthan i cristiani rappresentano lo 0,11 % della popolazione, i musulmani l'8 % e gli  indù l'89 %.

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