26/11/2022, 15.12
VATICANO-CINA
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Santa Sede: Pechino ha violato l’Accordo con la nomina di mons. Peng

di Giorgio Bernardelli

Comunicato ufficiale vaticano sull’ “installazione” raccontata da AsiaNews: “Evento non in conformità con quanto stipulato e preceduto da pesanti pressioni delle autorità locali”. Roma non riconosce la diocesi di Jiangxi. Il nodo della giurisdizione sul clero della diocesi di Yujiang.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La “cerimonia di installazione” di mons. Giovanni Peng Weizhao come vescovo ausiliare della “diocesi di Jiangxi” non è avvenuta in conformità a quanto previsto dall’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi tra il Vaticano e la Repubblica Popolare Cinese, rinnovato appena un mese fa. A intervenire ufficialmente sulla vicenda resa nota da AsiaNews due giorni fa è stata la Sala stampa della Santa Sede con un duro comunicato diffuso oggi, che chiarisce che il presule - ordinato clandestinamente con il mandato di papa Francesco nel 2014 come vescovo di Yujiang - “ufficializzando” la propria posizione in una diocesi diversa da quella per la quale era stato nominato, ha compiuto una scelta che non è stata concordata con Roma ed è “frutto di lunghe e pesanti pressioni”.

“La Santa Sede - si legge nella nota - ha preso atto con sorpresa e rammarico della notizia della ‘cerimonia di installazione’, avvenuta il 24 novembre a Nanchang, di mons. Giovanni Peng Weizhao, vescovo di Yujiang (provincia di Jiangxi), come 'vescovo ausiliare di Jiangxi', diocesi non riconosciuta dalla Santa Sede. Tale evento, infatti, non è avvenuto in conformità allo spirito di dialogo esistente tra la parte vaticana e la parte cinese e a quanto stipulato nell’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi, il 22 settembre 2018. Per di più – aggiunge ancora il comunicato vaticano - il riconoscimento civile di mons. Peng è stato preceduto, secondo le notizie giunte, da lunghe e pesanti pressioni delle autorità locali”.

“La Santa Sede – conclude la nota - auspica che non si ripetano simili episodi, resta in attesa di opportune comunicazioni in merito da parte delle autorità e riafferma la sua piena disponibilità a continuare il dialogo rispettoso, concernente tutte le questioni di comune interesse”.

Come raccontavamo due giorni fa nel nostro articolo, il 22 settembre scorso - cioè pochi giorni dopo la visita a Tianjin della delegazione vaticana in forza della quale è stato stipulato il rinnovo dell’Accordo provvisorio - mons. Peng aveva annunciato al clero di Yujiang le sue dimissioni dalla guida della diocesi, premessa per la sua “ufficializzazione”. Che un passo del genere sia avvenuto in questo modo conferma ancora una volta quanto poco peso attribuisca Pechino all’Accordo sulla nomina dei vescovi.

Inoltre il fatto che nella notizia sull’”installazione” di mons. Peng su chinacatholic.cn - il sito degli organismi cattolici legati al Partito comunista cinese - si riportasse espressamente il testo di un giuramento imbarazzante per un vescovo proveniente dalle comunità cattoliche “sotterranee” - con riferimenti all'autonomia della Chiesa cinese e all'obiettivo di adattare il cattolicesimo alla società socialista - lasciava chiaramente intendere che si trattava di una forzatura. Va ricordato inoltre che - nonostante il rinnovo dell’Accordo - è dall’8 settembre 2021 che non avviene alcuna nomina di un vescovo in Cina, nonostante il gran numero di diocesi vacanti. E che l’Accordo non è stato nemmeno nominato nei testi ufficiali dell’Assemblea dei cattolici cinesi tenuta a Wuhan nella scorsa estate sotto il rigido controllo del Partito.

Va infine sottolineato che il comunicato vaticano di oggi dice espressamente che la diocesi di Jiangxi - che nei disegni di Pechino dovrebbe riunire sotto il governo del vescovo (ufficiale) di Nanchang mons. Li Suguang tutte e cinque le circoscrizioni ecclesiastiche della provincia - non è riconosciuta dalla Santa Sede. Questo significa che da un punto di vista canonico la diocesi di Yujiang almeno per il momento resta. Dunque il suo clero che continua a opporsi alle pressioni per registrarsi negli organismi ufficiali e in queste settimane aveva espresso il proprio disappunto per la scelta di mons. Peng, non è tenuto a sottomettersi alla giurisdizione della diocesi “ufficiale” che ha sede a Nanchang. 

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