02/12/2014, 00.00
MALAYSIA - THAILANDIA
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Separatismo musulmano: Thailandia e Malaysia fissano le condizioni per la pace

Ieri a Kuala Lumpur faccia a faccia fra il premier thai Prayut Chan-O-Cha e l’omologo Najib Razak. Come precondizione per i colloqui essi chiedono la fine degli attacchi da parte di tutti i gruppi ribelli. Finora la frammentazione della lotta separatista ha ostacolato le trattative. In dieci anni di conflitto morte oltre 6mila persone, in maggioranza civili.

Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) - Fine degli attacchi ad opera di tutti i gruppi ribelli coinvolti nella lotta separatista e ritorno al tavolo delle trattative. Sono queste le condizioni fissate ieri dal Primo Ministro malaysiano e dall'omologo thai (nella foto) per la ripresa dei colloqui di pace - ora in fase di stallo - nel sud della Thailandia, da anni teatro di una guerriglia separatista da parte di movimenti musulmani. Il faccia a faccia fra Najib Razak e Prayut Chan-O-Cha è avvenuto a Kuala Lumpur, nel corso di una visita lampo di un giorno del premier thai in Malaysia, la prima nel Paese vicino da che l'ex capo delle Forze armate ha conquistato il potere a Bangkok in seguito a un colpo di Stato. 

Al termine dei colloqui analisti ed esperti di politica locale hanno sottolineato che, con queste condizioni, sarà difficile che possano riprendere "in tempi brevi" i colloqui di pace; tuttavia, i due leader hanno confermato con forza che la situazione nel sud della Thailandia, nella zona di confine con la Malaysia, è uno dei punti "all'ordine del giorno" fra i due governi e sarà prioritario trovare una soluzione all'annosa controversia. 

Nella conferenza stampa tenuta a fine dell'incontro il Primo Ministro della Malaysia Najib ha affermato che se i ribelli interrompono gli attacchi, Bangkok è disposta a "ridurre" la presenza dell'esercito nelle zone teatro del conflitto. 

Nell'ultimo anno è ripreso con maggior forza e vigore il - decennale - conflitto separatista promosso da gruppi filo-islamici, che ha registrato quasi ogni giorno attentati, attacchi bomba, sparatorie e occasionali episodi di decapitazione. Per questo l'esercito thai ha promosso una campagna all'insegna della "sicurezza", che ha contribuito ad esacerbare lo scontro fra le varie fazioni. 

La guerra nel sud della Thailandia ha causato sinora almeno 6.100 vittime, la maggior parte delle quali civili. Il premier Najib ha ammesso che per ottenere dei risultati "servirà del tempo"; del resto già lo scorso anno la Malaysia ha ospitato una serie di colloqui di pace fra uno dei gruppi ribelli in lotta e il governo allora in carica, guidato dalla ex premier Yingluck Shinawatra.Trattative che sono poi naufragate con la caduta dell'esecutivo e l'ascesa al potere dei militari, capeggiati da Prayut.

Per il premier malaysiano è fondamentale che tutti i movimenti ribelli si uniscano e parlino a una sola voce, unendo e formalizzando le loro richieste, perché possa davvero partire una seria trattativa con Bangkok. Secondo gli esperti, infatti, finora sono state proprie le divisioni fra i movimenti e la frammentazione della lotta separatista a minare gli sforzi di pace. 

La maggioranza musulmana nella regione meridionale della Thailandia, nazione a grande maggioranza buddista, non si è mai sottomessa al dominio di Bangkok: essa parla un dialetto malaysiano e segue costumi e tradizioni che si rifanno alla cultura musulmana. Per protesta contro la visita del premier Prayut in Malaysia, sempre ieri decine di persone hanno manifestato all'esterno dell'ambasciata della Thailandia a Kuala Lumpur, urlando a gran voce che l'ex generale ha conquistato il potere in modo "illegale". 

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