04/04/2023, 13.51
CINA
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Shen Bin nuovo vescovo di Shanghai: nomina ‘unilaterale’, violato accordo col Vaticano

L’investitura arriva con lettera del Consiglio dei vescovi cinesi, organismo non riconosciuto dalla Santa Sede e legato al Partito comunista. Lo sgomento dei fedeli. Il nuovo pastore promette di continuare con la “sinicizzazione” del cattolicesimo in Cina. Analisti: La Santa Sede voleva il ritorno di mons. Giuseppe Xing Wenzhi.

Roma (AsiaNews) – Mons. Shen Bin è il nuovo vescovo di Shanghai. Come anticipato ieri da AsiaNews, la cerimonia d’insediamento è avvenuta oggi. La lettera di nomina è del Consiglio dei vescovi cinesi, di cui mons. Shen è il capo. L’organismo non è riconosciuto dalla Santa Sede ed è strettamente sottomesso al Partito comunista cinese (Pcc). Dall’origine dell’investitura emerge che l'Associazione patriottica (ufficiale) cinese non abbia concordato la scelta con il Vaticano.

Fonti vaticane hanno riferito ad AsiaNews che la nomina è “unilaterale”, non avendo l’approvazione papale. Una conferma indiretta arriva anche dai fedeli cattolici in Cina, che hanno espresso tristezza per l’investitura, arrivata a loro dire senza il mandato del papa: un motivo di grande turbamento per la comunità cattolica di Shanghai.

In base all’accordo sino-vaticano del 2018, rinnovato poi nell’ottobre 2020 e 2022, la scelta dei nuovi vescovi cinesi dovrebbe essere condivisa da Santa Sede e autorità di Pechino. A novembre il Vaticano aveva denunciato la violazione dell’intesa da parte delle autorità cinesi con la nomina di mons. Giovanni Peng Weizhao come vescovo ausiliare della diocesi di Jiangxi. Ora si apre anche la questione della diocesi di Haimen (Jiangsu), di cui mons. Shen era il pastore – una ordinazione arrivata con riconoscimento papale nel 2010.

Come circolato sul sito cinese di messaggistica WeChat, mons. Shen ha dichiarato oggi che continuerà a portare avanti la tradizione di “patriottismo e amore” per la Chiesa a Shanghai. In un forte richiamo ai dettami del Partito, egli ha sottolineato che aderirà al principio di indipendenza e auto-amministrazione, e si atterrà agli sforzi di “sinicizzazione” del cattolicesimo in Cina.

Fedeli cinesi hanno affermato che mons. Shen non è amato a Shanghai. Alcuni lo accusano di aver chiesto un grossa donazione in denaro quando ha ordinato dei sacerdoti nella diocesi. Il fatto risale al giugno 2021: gli ordinandi erano cinque, ma il governo ne aveva bocciato uno (un diacono).

Nei fatti la sede vescovile di Shanghai era vacante da 10 anni. Il vescovo ausiliare riconosciuto da Vaticano e governo, mons. Ma Daqin, è agli arresti domiciliari nel seminario di Sheshan per aver osato dimettersi dall’Associazione patriottica subito dopo l’ordinazione episcopale. Sebbene in seguito egli sia ritornato nell’organismo dipendente dal Pcc, il governo non lo ha voluto riconoscere come vescovo della diocesi.

L’Accordo tra Cina e Vaticano non solo non ha fermato la persecuzione nei confronti degli esponenti cattolici, soprattutto di quelli non ufficiali (sotterranei), ma non sembra dare neanche garanzie sul fronte della scelta dei vescovi. Secondo alcuni analisti, il Vaticano avrebbe voluto mons. Giuseppe Xing Wenzhi alla guida della diocesi di Shanghai. Prima della nomina di mons. Ma, egli era vescovo ausiliare, ma nel 2012 ha dato le dimissioni per ragioni ancora da chiarire.

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