23/07/2025, 16.02
PAKISTAN
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Sindh, agricoltori contro tassa del 45%: 'Boicottiamo il grano, pronti all’arresto'

La loro organizzazione ha denunciato come “incostituzionale” la nuova imposta sui redditi agricoli voluta dal Fondo monetario internazionale. In un settore già piegato dal crollo della produzione di cotone, dall’aumento dei costi e dal calo dei prezzi di mercato gli agricoltori chiedono esenzioni fiscali pari a quelle di altri settori e colture alternative.

Hyderabad (AsiaNews) – La Camera di agricoltura del Sindh (SCA) ha annunciato una protesta ad oltranza contro l’imposizione di una tassa del 45% sui redditi agricoli, definita “incostituzionale, illegale e immorale”. Durante una riunione tenutasi martedì 22 luglio alla presenza del presidente Syed Nadeem Qamar, l’organizzazione ha dichiarato che i contadini del Sindh boicotteranno la coltivazione del grano per la stagione 2025-2026 e sono pronti a farsi arrestare pur di non pagare la tassa.

I contadini criticano il provvedimento, imposto su pressione del Fondo Monetario Internazionale (FMI), definendolo insostenibile per gli agricoltori, che lamentano di non ricevere prezzi equi per i loro prodotti. “Siamo pronti ad andare in prigione, ma non pagheremo questa tassa”, hanno dichiarato diversi partecipanti all’incontro, invitando gli agricoltori di tutto il Sindh a unirsi alla disobbedienza civile.

Durante l’incontro, i rappresentanti dell’organizzazione hanno invitato tutti i coltivatori a registrarsi presso gli uffici amministrativi locali (chiamati mukhtiarkar) per ottenere la Benazir Hari Card, necessaria per ricevere sussidi e aiuti pubblici.

I rappresentanti della SCA hanno anche chiesto che gli agricoltori ricevano le stesse esenzioni fiscali garantite agli industriali, e hanno poi espresso la volontà di inserire un maggior numero di colture alternative (senape, nigella, girasole e altri semi oleosi), giudicate più sostenibili in termini economici.

La protesta arriva in un momento critico per l’agricoltura pakistana, secondo il quotidiano locale Dawn, già colpita dal crollo del 40% nella produzione di cotone. Secondo la SCA, il raccolto di quest’anno non supererà i quattro milioni di balle, con un prezzo di mercato di soli 6.500 rupie per maund (pari circa 40 kg), ben al di sotto delle 11mila promesse dal ministero dell’Agricoltura del Sindh. Una situazione che, secondo gli agricoltori, riflette una crisi strutturale aggravata dall’aumento incontrollato dei costi: solo nelle ultime due settimane il diesel è aumentato di 22 rupie al litro e il fertilizzante di 600 rupie a sacco.

“Stiamo assistendo alla distruzione deliberata del settore agricolo”, ha denunciato la Camera dell’Agricoltura, chiedendo al governo di annullare immediatamente gli aumenti su carburanti, fertilizzanti, sementi e pesticidi, e di tassare del 25% il cotone importato dall’estero per incentivare la produzione interna. La SCA ha inoltre chiesto che la sussistenza di 10mila rupie per acro, già prevista per i coltivatori di girasole e canola, venga estesa anche alle colture di senape e colza.

Già a gennaio di quest’anno la SCA aveva segnalato un calo della produzione in diversi del riso, del cotone, del sesamo e della canna da zucchero e un calo dei prezzi per cui aveva incolpato il governo, responsabile di una deregolamentazione brusca e unilaterale.

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