13/08/2011, 00.00
COREA DEL SUD – SUDAN
Invia ad un amico

Studenti sud-sudanesi in Corea, sulle orme di p. Lee

Grazie al missionario cattolico, scomparso nel 2010, Mayen e Deng possono studiare in Corea del Sud. Il loro obiettivo è diventare medico e ingegnere civile, per tornare nella loro terra e contribuire allo sviluppo. La passione e l’impegno del sacerdote e medico coreano per la popolazione sud-sudanese raccontate in un documentario.
Seoul (AsiaNews) – Due giovani sud-sudanesi hanno celebrato l’indipendenza del loro Paese (9 luglio) in Corea del Sud, nazione in cui vivono e studiano da due anni grazie all’impegno di un missionario cattolico incontrato nei loro villaggi di origine. Si tratta di p. John Lee Tae-suk, sacerdote e medico per nove anni in Sudan, che ha dedicato la vita a poveri, malati e bisognosi, morto nel gennaio 2010 all’età di 47 anni per un tumore. Grazie all’incontro con il missionario sud-coreano, Mayen e Deng si sono trasferiti nel Paese asiatico, dove cominceranno a breve gli studi universitari con l’obiettivo – ultimato il percorso – di rientrare nella terra di origine.

La storia di John Mayen, 24 anni, e di Santino Deng, 26, è raccontata dall’agenzia sud-coreana Yonhap News, che ha voluto celebrare l’indipendenza del Sud Sudan ricordando la figura di un grande missionario, che ha vissuto in un Paese segnato a lungo dalla guerra. I due giovani sud-sudanesi, infatti, si trovano in Corea del Sud grazie a un programma avviato da p. Lee. Mayen e Deng sono arrivati nel 2009 e nel 2010, dopo aver compiuto i primi studi alla scuola di Don Bosco, costruita dal sacerdote sud-coreano nel villaggio di Tonj.

Il 9 luglio scorso i due giovani hanno celebrato “in modo diverso” assieme agli amici sud-coreani l’indipendenza del Sud Sudan, dopo anni di guerra civile. Ma il pensiero corre al sacerdote coreano, che ha saputo offrire loro una possibilità di studiare all’estero. L’impegno di p. Lee per i poveri e i malati della zona è raccontato in un documentario uscito lo scorso anno a pochi mesi dalla morte, che in alcune settimane ha ottenuto un successo di pubblico inaspettato (cfr. AsiaNews 16/11/2010 In due mesi 120mila sud-coreani conquistati dal docu-film su p. Lee Tae-suk). Tra le persone riprese nel documentario, intitolato “Don’t cry for me, Sudan”, vi è anche lo stesso Deng che prometteva “il massimo impegno negli studi”.

Ed è proprio attraverso l’istruzione e la carriera universitaria in Corea del Sud che Mayen e Deng cercheranno un riscatto sociale .- il primo come medico, sulle orme di p. Lee, e il secondo come ingegnere civile – per poi tornare nei villaggi di origini e aiutare a loro volta la popolazione. Perché, come sottolineano, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile “senza l’educazione”. Mayen conclude ricordando la tragedia del suo popolo; tuttavia, aggiunge, “se restiamo uniti, se mettiamo fine alle violenze e ai conflitti e lavoriamo tutti assieme” è possibile migliorare la realtà.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Sudan, la storia di un missionario coreano finisce nei libri di scuola
16/11/2018 10:30
La testimonianza di p. Lee Tae-seok sui libri di scuola del Sud Sudan
23/02/2017 16:00
In due mesi 120mila sud-coreani conquistati dal docu-film su p. Lee Tae-suk
16/11/2010
L'eredità del papa per le due Coree
14/04/2005
Vescovo di Seoul: Nord e Sud consacrati all'Immacolata
09/12/2004


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”