Tashkent ricorda le vittime delle sue persecuzioni
Il presidente Mirziyoyev ha presieduto la cerimonie di una Giornata dedicata a quanti morirono a causa delle repressioni degli zar e del regime stailiniano. Negli ultimi anni oltre 1.200 perseguitati hanno ottenuto la riabilitazione dopo un’attenta revisione dei loro processi. Commemorati anche i 150 anni dalla nascita di Makhmudkhodža Bekhbudi, il leader del Jadidismo, una forma di modernismo islamico in lingua turanica di fine Ottocento.
Tashkent (AsiaNews) - Il presidente dell’Uzbekistan, Šavkat Mirziyoyev, ha presieduto la cerimonia della Giornata di memoria delle vittime delle repressioni sul viale Šakhidar Khotirasi a Tashkent, leggendo alcune sure del Corano, condividendo il plov memoriale e ricordando che “bisogna educare le generazioni più giovani alla coscienza del grande valore dell’indipendenza, ricordando quali grandi personalità sono stati i nostri avi”. La preghiera e la memoria di coloro che hanno dato la vita per la patria precede infatti le celebrazioni per l’indipendenza del Paese, mettendo le loro figure come “scuola ed esempio” di ciò che si vuole oggi realizzare.
Come comunica l’ufficio stampa della presidenza, negli anni delle repressioni imperiali e staliniane sono stati oltre 100mila i cittadini innocenti che sono stati sottoposti a persecuzioni, molti dei quali fucilati per accuse infondate e appositamente costruite, moltissimi sono stati mandati al confino, lasciando le famiglie senza fonti di sostentamento. “Queste lezioni ci stimolano ulteriormente ad apprezzare la libertà di cui oggi godiamo, e a rafforzare la effettiva capacità di vivere come un Paese indipendente”, ha insistito Mirziyoyev.
Il presidente uzbeko ha sottolineato gli sforzi degli ultimi anni, in cui molto è stato fatto per rendere imperitura la memoria delle vittime: oltre 1.200 perseguitati hanno ottenuto la riabilitazione dopo un’attenta revisione delle loro cause nei tempi sovietici, è stato ricostruito e ampliato più volte il Museo delle Vittime delle Repressioni nella capitale, e sono stati aperti musei analoghi nelle regioni. Quest’anno in particolare si ricorda il 150° anniversario della nascita di Makhmudkhodža Bekhbudi, il leader del movimento dello Jadidismo, una forma di modernismo islamico di lingua turanica nel territorio del Turkestan dell’impero russo alla fine del XIX secolo, i cui affiliati detti Jadidi venivano anche chiamati con il nome turco Taraqqiparvarlary (“progressisti”) o semplicemente Yošlary (“giovani”), e cercavano di armonizzare le tradizioni islamiche con gli sviluppi della scienza e del pensiero occidentale. A Bukhara è stato aperto un museo statale specifico per lo studio dell’eredità dei jadidi.
Negli ultimi anni alle vittime delle repressioni veniva dedicata la prima settimana di ottobre, ma da quest’anno si è deciso di inserire una “settimana di memoria e formazione delle coscienze” prima della festa dell’indipendenza. Il presidente ritiene infatti che sia necessario “riempire questo tempo di contenuti profondi, che siano accessibili a tutti”, confidando anche nell’imminente apertura delle scuole dove tenere lezioni speciali a tutti i livelli, con trasmissioni televisive e concorsi per la gioventù su questi temi, esaltando specialmente il contributo dei jadidi nello sviluppo della cultura e della formazione sociale dell’Uzbekistan.
Egli ha ricordato anche gli studenti del Turkestan che avevano studiato in Germania negli anni Venti dello scorso secolo, che se non fossero diventati vittime delle repressioni avrebbero potuto “trasformare tutta la nostra società”, ed è molto importante che i più giovani possano conoscere ed “essere orgogliosi di questi esempi”. I jadidi erano infatti “degli innovatori in molti ambiti della vita del popolo”, scrivendo i primi romanzi in lingua uzbeka, con rappresentazioni teatrali e cinematografiche, e pubblicando importanti manuali su tante materie di studio, tanto che “queste fondamenta spirituali sono diventate decisive per la nostra unità nazionale e la stabilità della nostra vita comune”.
Questi esempi sono per Mirziyoyev quanto mai necessari quando nel mondo si diffondono nuovamente le minacce all’indipendenza delle nazioni, e si richiede una maggiore compattezza, attenzione e apertura a importanti riforme in tante dimensioni della società, per poter “guardare al futuro con più speranza e convinzione nelle nostre possibilità”. Per fortuna, conclude il presidente, “in Uzbekistan regna la pace e la concordia, e questa è la nostra vera ricchezza”.
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