05/04/2024, 11.44
GIAPPONE
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Tokyo apre a 820mila nuovi lavoratori stranieri contro il calo demografico

di Angeline Tan

Il 29 marzo il Gabinetto ha stabilito un aumento record delle quote nel Paese fino al 2028. Un'iniziativa accompagnata dall'aumento inarrestabile di residenti provenienti dall'estero, saliti a oltre 3 milioni. In Giappone anche persone rifugiate da Afghanistan, Myanmar e Sri Lanka. Le sfide della multiculturalità in un contesto fortemente tradizionale.

Tokyo (AsiaNews) - Un nuovo tentativo per provare a contrastare la crisi demografica che in Giappone si protrae da decenni. È quello messo in atto dall’esecutivo nipponico il 29 marzo: durante una riunione del Gabinetto è stato deciso di allargare lo status di “specifico lavoratore qualificato” a ulteriori quattro aree del mondo, permettendo così a 820.000 lavoratori stranieri di partecipare al programma di collocamento fino all'anno fiscale 2028. In conseguenza del declino delle nascite, si registra infatti una carenza di manodopera che sta mettendo alla prova diversi settori.

Il 2023 è stato l’anno che ha registrato il minimo storico dei nuovi nati, 758.631, con una decrescita del 5,1 per cento. Questa tendenza è accompagnata dall’incremento record del numero di lavoratori stranieri: lo scorso anno l’aumento è stato del 12,4% rispetto al 2022, raggiungendo i 2,04 milioni di impiegati, secondo i dati del Ministero del Lavoro diffusi il corrente anno. Un numero che è destinato ad aumentate in quanto il Giappone ha estremo bisogno di lavoratori da impiegare nelle catene di montaggio, nei cantieri edili, nell’assistenza per anziani e in agricoltura (raccolta della verdura).

Junji Ikeda, presidente di Saikaikyo, agenzia con sede a Hiroshima che si occupa di reperire e supervisionare i lavoratori stranieri, ha affermato che “il Giappone sta entrando in un'era di immigrazione straniera di massa”. Affermando che alcune misure addottate finora come le azioni di “adattamento incrementale”, non sono sufficienti. Quest’ultima mossa del governo segue ulteriori tentativi che vanno nella direzione di contrastare il calo demografico, come la concessione nel 2032 dello status di rifugiato a 303 persone; con un incremento di circa il 50 per cento rispetto all’anno precedente, ovvero di 101 persone.

La maggioranza di questo gruppo è composto da 237 persone rifugiate che provengono dall’Afghanistan, legate alla Japan International Cooperation Agency, l'agenzia governativa che si occupa di coordinare gli aiuti pubblici nel campo dello sviluppo. Ma sono state accolte anche 27 persone provenienti dal Myanmar, Paese che sta vivendo una precaria stabilità a causa del regime militare. A queste si aggiungono 6 persone di origine etiope. Le richieste di status di rifugiato sono salite nel frattempo a 13.823, il secondo numero più alto mai registrato, dopo l'anno di picco del 2017, quando le richieste di asilo erano state 19.629. Lo Sri Lanka è stato il gruppo dominante tra i richiedenti, con 3.778 persone, ma un numero significativo è arrivato anche dalla Turchia e dal Pakistan.    

Lo status di rifugiato da concedere ai cittadini birmani di etnia Rohingya è un tema molto discusso. A gennaio, ad esempio, l'Alta Corte di Nagoya ha ordinato al governo giapponese di riconoscerlo a un richiedente asilo. Prima di questo fatto un tribunale di grado inferiore aveva stabilito che il 44enne Khin Maung Soe era un Rohingya, ma che la sua etnia era una base inadeguata per considerarlo un rifugiato. L’Alta Corte si è espressa riconoscendo che l’esercito del Myanmar “ha commesso una pulizia etnica contro i Rohingya”, a partire dal colpo di stato del 2021, e che quindi “esiste un fatto oggettivo per provare timore di persecuzione”, riconoscendo di fatto il diritto allo status di rifugiato. 

A causa di questi fenomeni di immigrazione sostenuti anche dalle recenti politiche governative, il numero di residenti stranieri in Giappone è salito a 3.410.992 (il Paese conta una popolazione di circa 125 milioni), con un aumento del 10,9% rispetto al 2023. Si tratta di una cifra record registrata per il secondo anno consecutivo, secondo quanto riportato dall'Agenzia per i servizi di immigrazione. Questo quadro suggerisce la composizione di una società più multiculturale; ma ciò si scontra con gli ostacoli sociali, tra cui iniziative di integrazione poco sviluppate. L'aumento della popolazione straniera in Giappone può infatti dare origine a frizioni sociali piuttosto che all'armonia e alla serena convivenza, ad esempio a causa delle differenze religiose e linguistiche. Ciò accade perché nel Paese insulare è presente un forte sistema di tradizioni, valori e norme sociali condivise; questo ha caratterizzato nei secoli la stessa identità della nazione. Per questo nuove sfide attendono il futuro del Giappone. Ad esempio, una ridefinizione del sistema educativo, dei servizi pubblici e dei programmi comunitari, ideati per una popolazione omogenea.

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