15/06/2022, 12.16
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Tokyo inasprisce le pene contro il bullismo on line

di Gudio Alberto Casanova

Con un emendamento al Codice penale previsti fino a un anno di carcere e multe che possono raggiungere i 300mila yen. La spinta alle nuove misure è giunta dal dibattito sollevato dal caso di Hana Kimura, una giovane wrestler professionista suicidatasi nel 2020 dopo i pesanti attacchi ricevuti sui social network per alcune frasi pronunciate durante un programma tv.

Tokyo (AsiaNews) - Dopo due anni di campagna per la revisione del Codice penale giapponese, lunedì il parlamento ha approvato un emendamento sul reato di diffamazione. La bozza della modifica era stata presentata a inizio gennaio, durante la sessione parlamentare corrente, e mirava a inasprire le sanzioni per combattere il bullismo su internet. La nuova versione del Codice prevede un allungamento della pena detentiva fino a un anno e multe che possono raggiungere i 300mila yen (oltre 2100 euro) per chi diffama. Anche i termini di prescrizione sono stati estesi, passando da uno a tre anni, in modo tale da concedere abbastanza tempo alla polizia per condurre indagini sull’identità dei diffamatori online, spesso nascosti dietro a pseudonimi sui social media.

La spinta a emendare e inasprire i provvedimenti contro il bullismo cibernetico si deve molto al dibattito suscitato dal caso di Hana Kimura, che si è tolta la vita nel maggio 2020. Appena ventiduenne, la giovane wrestler professionista aveva subito un violento e prolungato attacco sui social per alcune frasi pronunciate durante la propria partecipazione a un programma televisivo giapponese. Nei giorni precedenti al proprio suicidio, Kimura aveva detto su Twitter di ricevere circa un centinaio di insulti e messaggi d’odio ogni giorno. Il caso ha attratto l’attenzione dei media e del pubblico, sensibilizzando i cittadini giapponesi al problema dei commenti al vetriolo indirizzati a Kimura sui social. Oltretutto, per la sua morte sono state incriminate di diffamazione in pubblico solo due persone alle quali sono state comminate delle multe da 9mila yen: appena 64 euro. Troppo poco per molti dei giapponesi che hanno seguito la vicenda.

Kyoko, la madre di Hana Kimura e anche lei una wrestler professionista, è stata una delle promotrici della campagna per la revisione delle pene contro la diffamazione. Prima della revisione, le pene per questo tipo di reato erano le più leggere di tutto il Codice penale: fino a 30 giorni di carcere o fino a 10mila yen di multa (71 euro). In un’audizione parlamentare, Kyoko ha ammesso di essere stata lei stessa bersaglio di messaggi d’odio simili a quelli ricevuti dalla figlia.

L’emendamento è passato in entrambe le Camere del parlamento giapponese dopo un accordo tra il partito conservatore di governo, l’LDP, e l’opposizione. Il Partito costituzionale-democratico (CDP) in particolare temeva che il provvedimento avrebbe potuto essere usato per proteggere politici e funzionari da critiche legittime al loro operato, nonché infrangere il diritto alla libertà di espressione garantita dalla costituzione. Lo scorso mese quindi CDP e LDP hanno raggiunto un accordo sulla modifica del Codice: l’inasprimento delle sanzioni per diffamazione verranno infatti sottoposte tra tre anni alla revisione di un gruppo di esperti per valutarne l’effetto e per determinarne l’impatto in termini di libertà di parola.

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